Doris Lo Moro: “Grave quanto successo su mia mancata nomina al Consiglio di Stato”

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di Alessandra Renda.

Lamezia Terme - Sarebbe dovuta diventare giudice al Consiglio di Stato ma la nomina è poi sfumata. Arrivato il parere negativo per incompatibilità con la carica di parlamentare che ricopre, la senatrice del Pd Doris Lo Moro non ha avuto peli sulla lingua: “Quanto accaduto è di una gravità inaudita” Con lei, che ha diversi ruoli in Senato, abbiamo approfondito meglio questo aspetto, ma abbiamo anche parlato della città che ha amministrato per ben due mandati, dell’attuale situazione del suo partito anche a livello regionale, del referendum sulla riforma costituzionale, che sarà decisivo sotto molti punti di vista, della sanità e dell’ombra della criminalità che attanaglia la città ma anche la regione Calabria tutta. Proprio da qui siamo voluti partire ricordando la sua attività parlamentare.

Lei è stata membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori locali. E in Calabria le intimidazioni sono ormai all’ordine del giorno. Si riuscirà mai ad amministrare restando liberi dal condizionamento della criminalità organizzata?

“Proprio da questa commissione, che è durata un anno, è scaturita una relazione approvata in Parlamento che ha già avuto i suoi effetti. In seguito ho presentato in merito anche due progetti di legge, uno di questi è stato approvato dal Senato e deve essere approvato dalla Camera.  E’ vero, se si parla di criminalità e intimidazioni, la Calabria è tra le più colpite, così come anche dagli scioglimenti per mafia. Dalla nostra relazione sono emersi però aspetti complessi. Ci sono amministratori onesti da difendere, ed è solo questo il nostro obiettivo, ma c’è anche da distinguere chi tra loro invece non lo è. Spesso intimidazioni e scioglimenti hanno la stessa chiave di lettura. Occore tutelare gli amministratori dalle intimidazioni serie e gravi, mentre altre vanno invece svelate per quello che sono. Questo richiede un intervento della magistratura più efficace, ecco perché siamo partiti dal penale”.

A Lamezia negli ultimi anni sono state condotte tre importanti operazioni contro la criminalità, si è aggiunto poi il contributo dato da diversi pentiti e da imprenditori che hanno denunciato. Una città che è stata negli anni però segnata anche da omicidi, in ultimo quello del noto avvocato penalista Francesco Pagliuso. C’è ancora speranza o si sta assistendo ad un fenomeno di regressione?

“Penso ci sia stata un’azione della magistratura efficace, importante ed imponente, perché quando si opera bene, si scardina anche l’omertà. Ma credo anche che questo non abbia affatto messo in ginocchio le cosche, c’è un ricambio generazionale continuo, nonostante i pentiti, nonostante gli arresti. Inoltre, penso che le denunce degli imprenditori siano state troppo poche. Spesso si arriva ad ammettere di essere pentiti quando la magistratura lo scopre con intercettazioni o altri metodi. Non c’è un’imprenditoria che collabora veramente, non so quanta gente paga in silenzio, a Lamezia credo molta. La città, quando si parla di questi fenomeni è molto addormentata. In altri momenti ci siamo ribellati ma oggi vedo una Lamezia in cui i soldi la fanno da padrone. Chi ha soldi e successo è oggetto di ammirazione a prescindere anche dalle qualità umane e morali che potrebbe avere. E’ una città che vive molto per il denaro”.

Lei è stata sindaco di Lamezia fino al 2001, come pensa  siano oggi le cose sotto l’amministrazione Mascaro?

“Un ex sindaco ha sempre più difficoltà di altri ad esprimersi in merito, perché sa bene che per dare dei giudizi deve leggere a fondo gli atti e rispondere solo di ciò che conosce bene. Da una mia impressione diretta non mi sembra però che le cose vadano particolarmente bene. Ho visto ad esempio una città molto sporca e anche luoghi degradati. Non mi pare ci sia stato quello scatto che ci si aspetta quando cambia un’amministrazione. In questo senso la vedo in continuità con l’amministrazione precedente che da questo punto di vista non ha particolarmente brillato”.

In passato è stata molto critica sotto questo aspetto anche con l’amministrazione Speranza

“Della passata amministrazione ho detto qualcosa in più perché mi apparteneva ed era sostenuta dal mio partito. La responsabilità della giunta Speranza è ricaduta anche su di noi. Chi ha governato ha realizzato di certo molte cose positive. Ancora però quando devo parlare della mia città e delle cose che succedono sono costretta a parlare del Patto territoriale, della LameziaEuropa, della Multiservizi oggi molto in diffcoltà. Sono contenta ad esempio che siano state risistemate le 30 fontane che sono state tanto ogetto di discussione gratuita, ho visto anche che c'è stato un soprallugo a Rotoli, ma anche lì si tratta di cose che ho contribuito a realizzare. Aspettiamo tutti delle novità autentiche. Non vedo ancora cambiamenti, come non vedo questa amministrazione in grado di svegliare la città sotto il profilo della legalità e di quella scossa di cui ha bisogno. Anche del caso Pagliuso, citato prima, la parola verità si saprà dalla Magistratura. 

Il sindaco Mascaro ha dalla sua parte una nutrita maggioranza, soprattutto dopo la composizione del gruppo Calabria al Centro, che fa capo a Galati e che  è legato all’Ala di Verdini. A Roma sono con il centro-sinistra, a Lamezia cosa ne pensa invece di queste dinamiche?

“Non ho particolare stima di questo gruppo, tant’è che, molto spesso, anche all’interno del Pd, ho fatto parte di chi ha chiarito che non appoggerebbe mai un governo sostenuto da Verdini. Il loro unico collante mi sembra quello di appoggiare il governo per farne parte, sono governativi in senso deteriore. Del resto si collocano qui con il centro-destra e lì con il centro sinistra e cioè con chi governa”.

Il referendum sulla riforma costituzionale potrebbe cambiare le cose?

“Con il referendum cambierà senz’altro qualcosa. Personalmente in Senato sono stata capogruppo della prima commissione, e ho anche guidato una trattativa con il Governo che ha portato delle novità sulla riforma. E’ mio l’emendamento sul referendum propositivo, ho gestito io la trattativa che ha portato alle modifiche sull’elettività che prevede siano i cittadini a scegliere i senatori. La mia sceltà sarà quella del Sì, ma capisco anche le ragioni del no. Rischiamo però che si voti non sul merito della riforma ma su Renzi, cosa molto pericolosa per il Governo. Ciò che è certo è che l’esito del referendum condizionerà il futuro. Ho sentito che Galati ha costituito comitati per il Sì, ma il mio voto per il sì e il suo, non hanno niente in comune”.

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Veniamo invece al Pd lametino. Cosa è successo con le primarie?

“Il candidato ufficiale del Pd era Vincenzo Richichi, ma da lì ci sono ancora strascichi e polemiche gratuite delle quali si discute poi a cose finite. Nonostante la stima umana e politica per lui, avendo ricoperto ruoli anche nella mia giunta, non è in realtà vero fosse il mio candidato. Il suo nome non è stato avanzato da me ma da altri del gruppo dirigente, da lì non potevo che essere d’accordo. Ha poi vinto Tommaso Sonni, che in molti avevano sostenuto per non votare quello che ritenevano invece essere il mio candidato. L’ho sostenuto anche io così come il partito perché è una persona perbene, ma sapevo che avremmo perso”.

Ora cosa resta del Pd a Lamezia?

“Occorre fare una distinzione. Ho piena fiducia dei consiglieri Tropea e Zaffina che siedono in consiglio comunale. La Tropea anche nella passata amministrazione è stata spesso molto critica e ha dimostrato di avere le idee molto chiare, quindi credo che l’opposizione la stia facendo bene. Per il resto, il Pd è invece in difficoltà. Quando si perde succede questo, e le sconfitte non aiutano a risanare le ferite. C’è stato il commissariamento, e poi in particolare nella sezione Primerano è riemerso il gruppo dirigente che continua a fare riferimento a Giovanna Viola, una dei tre coordinatori eletti ma che non è mai stata eletta segretaria. Il segretario provinciale Enzo Bruno ha rapporti solo con alcuni di Lamezia, come il senatore Petronio e altri,  ai quali evidentemente fa comodo avere la sezione chiusa”.

Invece la Giunta Oliverio come la vede?

“La vedo molto debole e mi sembra che questa amministrazione non sia mai partita realmente. Continuo ad avere speranza perché stimo molto il presidente Oliverio sia sul piano personale che politico, ma credo stia subendo molti condizionamenti. Del resto le vicende giudiziarie non aiutano. In ultimo ad esempio quella di “Calabria verde”, anche questa frutto dell’azione di Oliverio. Alcune cose positive ci sono e si stanno portando avanti, di sicuro si è invertita la rotta. La giunta di centro-destra ha accumulato macerie,  Oliverio e Scopelliti non si somigliano, sono tutt’altra cosa, ma quello che posso dire è che questa è una giunta poco politica, solo trainata da Oliverio. Presto la Calabria ci presenterà il conto perché ha bisogno di risposte, e soprattutto i giovani, di risposte, ancora non ne hanno ricevute. Occorre una svolta non solo nei comportamenti ma anche nell’azione amministrativa che per ora, stenta a farsi vedere”.

Sulla sanità invece? Quale sarà il futuro dell’ospedale Giovanni Paolo II ?

“L’ospedale è in crisi da tempo e il vero problema è che è inserito in un sistema che sta funzionando poco. Continuo a pensare che i fondi dell’ex articolo 20, ancora disponibili, vadano investiti per dare un ruolo strategico a Lamezia di natura regionale, altrimenti, per la vicinanza di Germaneto, è difficile ipotizzarne un futuro. Lamezia, la sua centralità, di cui tanto si parla, ce l’ha nei fatti e questo ospedale meriterebbe una riqualificazione in questa direzione”.

Non sarà giudice al Consiglio di stato. Il parere è arrivato proprio pochi giorni fa, pare per incompatibilità con la sua carica istituzionale. Se l’aspettava questa decisione?

Quello che è successo è di una gravità inaudita, non lo nascondo. Renzi in persona mi ha parlato della nomina a giudice del Consiglio di Stato, nomina che avevo accettato con qualche resistenza. Si fa tanto per arrivare al Senato e poi lasciarlo in anticipo di due anni non è semplice, però ho detto sì per una questione di prospettive. Tra qualche tempo, quando finirà questa legislatura, dovrò comunque tornare al mio lavoro e l’idea di tornarvi anziché come giudice di cassazione quale sono, come giudice del consiglio di stato sarebbe stata una cosa positiva. Si trattava poi di due qualifiche equivalenti, anche dal punto di vista economico. Quanto successo è però inaudito perché si è dato parere favorevole su nomine di persone che non ne hanno i requisiti. Il consiglio di Stato ha riconosciuto la presenza dei miei di requisiti, che erano anche superiori a quelli che servivano, ma mi è stato poi comunicato che non era il caso di nominare un parlamentare in carica. Si tratta di una sciocchezza, perché un parlamentare in carica può diventare ad esempio anche Presidente della Repubblica o giudice della Corte Costituzione. Tutto ciò è irragionevole e anche discriminatorio. Ad una collega del mio stesso livello è stato ad esempio dato invece parere favorevole, quasi come se la politica possa avermi tolto i requisiti che in realtà ho. Il primo torto l’ha fatto l’ufficio di presidenza del Consiglio di Stato, ma non credo siano andate cosi le cose, penso ci sia stata una trattativa con il Governo. La cosa non mi disturba molto sul piano professionale quanto sul piano umano”.

Continuerà a fare politica?

“Rimango ovviamente Senatore. Quello che succederà alla fine di questa legislatura lo valuterò poi”.

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