Giovani democratici Lamezia ricordano la strage di Capaci: "Ognuno è chiamato a debellare la mentalità mafiosa"

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Lamezia Terme - "L’Italia, oggi 23 maggio 2017, ricorda la strage di Capaci, nella quale persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani". E' quanto affermano i Giovani democratici lametini nel 25esimo anniversario della strage di Capaci. "Lo Stato - proseguono - ricorda il sacrificio di un grande magistrato antimafia che, insieme a Paolo Borsellino, anche lui vittima della cupidigia mafiosa, mise le basi per l’inizio del vero scardinamento del sistema Mafia considerabile un organismo parallelo allo Stato che negli anni riuscì a mettere radici praticamente ovunque, creando alleanze potenti rimaste nascoste per molto tempo. Questa entità agisce ancora, sempre nell’ombra e mutando la sua forma, ma grazie all’eredità lasciata dai grandi magistrati antimafia come Falcone e Borsellino, la si affronta in un modo diverso, con più coraggio e determinazione, con i sentimenti che hanno mosso coloro che hanno avuto il coraggio di dire “No” e andare avanti in un percorso pieno di insidie.

Le massime autorità del nostro Paese ricordano perfettamente la strage, così come la maggior parte degli italiani che in un calmo sabato di maggio del 1992 hanno appreso la triste notizia dagli organi di informazione, rimanendone sconvolti, e che hanno dell’episodio un ricordo forte e marcato nella propria mente. I giovani, noi giovani, quelli che nel 1992 non erano ancora nati o erano troppo piccoli per ricordare la terrificante notizia dell’attentato che sconvolse il paese, “ricordano” questo episodio e il suo significato in un modo diverso rispetto agli adulti: data la sua gravità e l’impronta profonda che ha lasciato nella storia recente italiana, fa parte della memoria collettiva dei nostri connazionali in un modo tale da renderci tutti partecipi del ricordo di quel vite atto che, nonostante sia ormai passato un quarto di secolo, lascia ancora domande senza risposta. Ad alimentare quel ricordo tra i giovani sicuramente hanno contribuito serie televisive, documentari, servizi e importanti iniziative di stampo culturale, il tutto accompagnato dalla volontà da parte dei giovani stessi di apprendere di più e di studiare l’episodio con un approccio diverso rispetto a quello di un adulto; chi non ha potuto vedere Falcone e Borsellino all’opera da vivi, li ha studiati e ha approfondito le loro principali battaglie, costellate da successi e da enormi difficoltà.

La forza del cambiamento e della volontà di lottare contro la mafia passa anche e soprattutto dai giovani, che avranno il mondo del futuro nelle proprie mani. Una corretta educazione nelle scuole è vitale per formare cittadini in grado di identificare la minaccia mafiosa e segnalarla agli organi dello Stato, impedendone lo sviluppo. L’educazione va fatta e portata avanti anche nella società, in modo da creare un ambiente favorevole all’antimafia e allo Stato anche nei posti in cui quel cancro parallelo di stampo mafioso pare sia riuscito a rimpiazzare lo Stato vero e proprio. L’antimafia non è un’entità astratta e non è nemmeno un compito relegato a figure del calibro di Nicola Gratteri, l’antimafia è un’azione collettiva che beneficia, appunto, del contributo dell’intera collettività. E tutti noi, partendo ognuno dalle piccole cose, è chiamato a debellare la mentalità mafiosa ad iniziare dalla nostra città dove, grazie alla Magistratura e alle persone per bene impegnate nel sociale e nelle istituzioni, negli anni il fenomeno mafioso è stato combattuto anche se ancora tanto c’è da fare. Un segnale positivo arriva dal ricordo della strage di Capaci che, come è stato detto, è vivo anche in chi all’epoca non ha vissuto il fatto in prima persona, segno che - concludono - la coscienza dell’antimafia e del ricordo dei grandi eroi di quest’Italia sono immortali". 

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