Incontro pubblico su terzo scioglimento Lamezia, Piccioni: "Riflettere su quanto accaduto perché non si ripeta più"

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Lamezia Terme - Un incontro-dibattito aperto al pubblico sui temi fondamentali per il presente e per il futuro di Lamezia quello organizzato da Rosario Piccioni presso la sala del Tip Teatro, a circa due mesi dallo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Un arco di tempo già troppo ampio, durante il quale stranamente - e secondo Piccioni non senza una forma di irresponsabile omissione – nessuno si è realmente preoccupato di interrogarsi seriamente su quanto avvenuto analizzandone i perché. Un silenzio contagioso quello che avrebbe avvolto la società civile, l’associazionismo, la scena politica, che porterebbe a stendere una mano accomodante di bianco su un’oscurità che va invece scandagliata. Piccioni, a dimostrazione di questa sorta di oblio, cita l’esempio dell’inspiegabile candidatura a parlamentari di alcuni soggetti politici coinvolti a pieno titolo nello scioglimento. L’intento non è quello di esprimere o smontare pareri politici: “l’incontro – dichiara l’organizzatore – non porta il simbolo o il colore di nessun partito, movimento, associazione. Si vuole solo riflettere su quanto accaduto perché non si ripeta più.”

E per farla si attraversa il periodo delle operazioni Eumenidi e Crisalide, il cui esito secondo l’ex consigliere di minoranza avrebbe dovuto indurre per tempo l’ex sindaco alle dimissioni che, evitando il commissariamento, in marzo avrebbero portato a nuove elezioni democratiche. La tesi del “complotto politico contro Lamezia” per Piccioni non solo evidentemente non regge, ma è tesa ad avallare una visione completamente distorta dei fatti: “anche qualora il ricorso dovesse essere vinto - dice infatti – questa giunta con la sua esperienza amministrativa ha perso, e lo scioglimento è la logica conseguenza.” Quindi il lungo elenco dei disordini amministrativi – l’acqua, la spazzatura, la gestione dei teatri e degli impianti sportivi – che “non dipendono dai commissari” ma che comunque da soli non basterebbero a giustificare uno scioglimento. “La compagine consiliare – dichiara Piccioni – in alcuni casi aveva legami diretti con ambienti criminali, e in altri con soggetti con condanne. Risulta dalla relazione che massimo 10 consiglieri su 27 fossero perfettamente puliti, e 5 appartenevano al centro sinistra.

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A parte le difese, che sono un diritto, non c’è stata l’umiltà di ammettere che il quadro era drammatico e che alcune cose erano risapute. La maggioranza è stata in qualche modo complice di ciò che è accaduto. Invece aveva il dovere politico e morale di reagire.” Inevitabile il riferimento alla vicenda politica e giudiziaria dell’ex presidente del consiglio De Sarro, del vice presidente Paladino, del vice sindaco Carnovale. E ad inchieste giudiziarie sui legami di numerosi ex consiglieri con consorterie mafiose. Ancora, le vicende torbide legate dal 2016 all’azienda vincitrice dell’appalto per le mense, o alla cooperativa che si è aggiudicata il bene confiscato di località Baroniello. Infine un appello al Presidente del Tribunale Brattoli e al Procuratore della Repubblica Curcio, perché “nel momento in cui Prefetto e Ministro avranno emesso le loro relazioni, non perdano tempo, se ci sono i presupposti, nell’attivare le procedure per la dichiarazione di incandidabilità o per le misure di prevenzione, come previsto dalla legge”. Si vuole evitare insomma che il peggio, come tutte le cose che si dimenticano, si ripeta.

Giulia De Sensi

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