Intimidazioni ad amministratori, 143 omicidi dal 1974

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Roma -  Sono stati 132 gli omicidi di politici locali dal 1974 ad oggi, più altri 11 che, a vario titolo, possono entrare in questo lungo elenco. Tra loro tre donne. Si tratta di amministratori comunali, provinciali e regionali, uccisi prevalentemente dalle mafie, dal terrorismo, ma anche da semplici cittadini che vedevano in loro un ostacolo da abbattere, e "ci sono ancora molti casi cui non si è riusciti a dare una risposta processuale". A rilevarlo è l'inchiesta della Commissione parlamentare sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, presieduta dalla senatrice Doris Lo Moro.

La relazione finale verrà presentata domani. Appartenevano a tutti gli schieramenti politici ma vivevano prevalentemente nel sud Italia: Sicilia, Campania e Calabria nel 73% dei casi e in quattro province in particolare: Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Caserta. Il decennio peggiore, gli anni '80, il decennio della grande mattanza in Calabria, Campania e Sicilia: 61 morti. L'anno peggiore, il 1990: 12 morti, 1 al mese, 8 solo in Calabria. Tra loro Giuseppe Impastato, candidato consigliere comunale a Cinisi (Palermo), ucciso il 9 maggio del 1978; il fratello del Capo dello Stato, Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, ucciso il 6 gennaio del '80; Pino Amato assessore campano, ucciso nel maggio dello stesso anno in un attentato rivendicato dalle Brigate Rosse.

E più di recente, Francesco Fortugno, consigliere regionale calabrese ucciso il 16 ottobre 2005; il sindaco di Pollica Angelo Vassallo (4 settembre 2010); Laura Prati sindaco di Cardano al Campo (Varese, 22 luglio 2013), uccisa per vendetta da un vigile sospeso da servizio e il consigliere comunale di Torino Alberto Musy, morto il 22 ottobre 2013 dopo un lungo periodo di coma. "Centinaia di amministratori locali uccisi, feriti, intimiditi, minacciati, costretti a vivere sotto tutela oppure ad arrendersi di fronte a pressioni insostenibili", sottolinea la Commissione, che definisce "un paradosso che uno dei fenomeni quantitativamente più importanti sia stato sostanzialmente rifiutato con una risposta tardiva rispetto agli accadimenti. Dopo i caduti delle forze dell'ordine nessun'altra categoria ha fatto registrare più morti in Italia".

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