Lamezia, Cavaliere suona la sveglia alla città: “Non restituiamola a chi ne ha fatto uso mafioso”

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di Alessandra Renda

Lamezia Terme - “Riprendiamoci la città è un obiettivo condivisibile, ma non diamola di nuovo in mano a quanti ne hanno fatto un uso mafioso”. Non ci sta Claudio Cavaliere, sociologo ed esperto di comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Lo slogan che ha accompagnato, lo scorso 16 novembre, il folto corteo fino a via Perugini, rischia a suo parere di sviare sul reale motivo che ha fatto finire una città nel baratro. “Se la critica sacrosanta all’inefficace azione commissariale è uno strumento utilizzato per rimuovere le responsabilità che hanno condotto a questa situazione – ribadisce l’ex assessore e vicesindaco della giunta Lo Moro - allora che il commissariamento duri non diciotto ma anche trentasei mesi”. Ecco il suo parere sull’attuale gestione dei commissari ad un anno dal loro insediamento, essendo stato sin da subito critico sul loro operato all’interno della macchina burocratica comunale.

Cosa non ha funzionato della manifestazione?

“Credo di essere stato il primo a criticare l’azione dei commissari a Lamezia, perché non occorreva essere lungimiranti per capire cosa stava accadendo. Ma in tutti i fatti storici e sociali c’è un prima e un dopo. E se il dopo è la diretta conseguenza del prima, concentrarsi sui risultati e non sulle cause è schizofrenico oltre che disonesto. Il periodo commissariale dovrebbe servire anche per aiutare la consapevolezza, per dare l’opportunità ad una comunità di raccontarsi la storia di quanto è accaduto, senza eludere i problemi. Mi sembra che la critica verso i commissari sia stata invece un espediente per far dimenticare il tema principale, lo scioglimento, su cui questa città non ha discusso abbastanza, perché c’è ancora chi grida al complotto, chi pensa di avere dei conti da saldare, chi crede che è stata un’ingiustizia".

"Del resto però abbiamo sotto gli occhi anche la recente operazione “Quinta bolgia” che ha richiamato inoltre un consigliere che era all’interno dell’ultimo consiglio comunale. Tutti siamo stati utenti dell’ospedale di Lamezia e forse no ci si è soffermati abbastanza sul fatto che esiste una burocrazia regionale che, destra o sinistra, è sempre la stessa. Questi soggetti evidentemente sono proni ai desideri di chi è al Governo. Tornando alla manifestazione bisogna invece distinguere due cose. Per come è terminata non credo sia stata una cosa bella. Qualcuno ha voluto strumentalizzare la spontanea e anche ingenua manifestazione degli studenti, portando un documento che non era stato realmente condiviso da tutti. E’ stata positiva invece sotto un altro aspetto: è chiaro infatti che quando i cittadini scendono in piazza bisogna sempre ascoltarli, se poi sono giovani ancora di più. E’ per questo che condivido lo slogan di riprendersi la città. Ma per farne che cosa? Per darla in mano a chi?”.

Cosa ne pensa del fatto che il commissario Alecci quel giorno non fosse presente?

“Sui commissari è ormai come sparare sulla croce rossa. Loro dimenticano che c’è uno specifico articolo del testo unico che prevede espressamente che i commissari si rapportino con le forze politiche e sociali. Invece si sono chiusi in questo fortino, hanno alzato il ponte levatoio e quello che sta accadendo è inconcepibile. Dall’altro lato c’è poi il fatto che non esiste un’interlocuzione politica seria”.

Si aspetta una proroga del commissariamento?

“Penso che prima dell’operazione “Quinta Bolgia” avrebbe fatto davvero una brutta figura il Ministero dell’Interno a prorogare il commissariamento. Adesso invece la possibilità c’è. E’ chiaro che la cosa principale è non dimenticare quello che è accaduto e il perché i commissari sono qui. Ma i commissari vengono per risolvere i problemi e con i poteri che hanno avrebbero potuto snellire di molto la burocrazia, ma evidentemente non ne sono capaci. C’è inoltre da aggiungere che non si può arrivare alle prossime elezioni in queste condizioni”.

Crede che la città non sia pronta per un ritorno al voto anticipato?

“Credo ci sia molto cinismo in giro. Tutti hanno interesse ad andare al voto per motivi differenti. Al centro-sinistra (o quello che rimane del centro-sinistra) interessa perché c’è un dato ineluttabile, ossia che per la seconda volta è stato il centrodestra a portare questa città allo scioglimento. Interessi li ha anche il centrodestra, perché c’è l’evidenza che una qualunque amministrazione elettiva è pur sempre meglio di una terna commissariale. Però la cosa è preoccupante perché non avverto cambiamenti e non c’è nei cittadini una consapevolezza di quanto accaduto e degli interessi che ci sono in gioco. Considerando anche il fatto che siamo inoltre alla vigilia di una tornata regionale". 

E se si votasse in un'unica tornata ?

“Secondo me la cosa non aiuterebbe. Si mischierebbe tutto in un calderone. Il rischio è che questo periodo scorra senza aver fatto i conti con il nostro passato e che i temi che riguardano la città passino in secondo piano rispetto a quello che sarà un’inevitabile confronto politico sulla Regione. Come lametini non possiamo aspettare che vengano da fuori a toglierci le castagne dal fuoco. E’ per questo che il tema dei commissari diventa a questo punto secondario. Ribadisco che “Riprendiamoci la città” resta un bellissimo slogan ma è a chi la rimettiamo in mano il punto su cui dobbiamo interrogarci”. 

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