Lamezia, Crapis: "Al Comune commissari come Ponzio Pilato, se ne lavano le mani"

Crapis-Giandomenico-Sel.jpgLamezia Terme - "I commissari come Ponzio Pilato. Anzi forse peggio, perché Pilato chiese ai giudei di decidere chi crocifiggere, se Barabba o Gesù. Questi commissari si sono dimostrati, a dir poco, del tutto inadeguati a sanare le ferite di Lamezia dopo lo scioglimento per mafia dell’ultima consiliatura a guida Mascaro". Questa la riflessione di Giandomenico Crapis, consigliere comunale di Lamezia dal 2010 al 2015 che sull'attuale situazione cittadina prosegue:  "Di fronte ai nodi da sciogliere hanno fatto sinora come il governatore romano della Giudea. Chiudono, vietano, negano, rifiutano; invece di trovare soluzioni, arrovellarsi per risolvere i problemi, anche a costo di rinunciare a qualche giorno di vacanza; messi davanti ad una difficoltà da superare, ad una responsabilità da assumersi, scelgono la via più comoda, quella di lavarsene le mani. Eppure lo Stato li ha mandati a Lamezia per gestire la cosa pubblica con tutte, ci dispiace per loro, le gatte da pelare che ciò comporta. Altrimenti potevano restarsene altrove, chi in pensione, chi a svolgere altre mansioni. In questo modo la loro presenza, diciamocelo, è perfettamente inutile. Anzi è pure dannosa. Essi forse non si accorgono di seminare tra i cittadini un veleno micidiale: di fronte alla loro inadeguatezza si finisce con il dare la colpa allo Stato (che la terna rappresenta), allontanando da esso ancor di più la fiducia di una comunità che ha visto, per giunta, il proprio organo elettivo sciolto per mafia. Non mi sembra un bel risultato per dei servitori dello Stato.

Basti pensare - prosegua ancora Crapis - a quello che sta succedendo con l’associazionismo sportivo, o a quello che succede con il resto del mondo associazionistico: privati di palazzetti, campi di calcio, palestre, spazi, teatri, sale è costretto a cercare ricovero fuori città. Domanda: ma se non si alimenta questo tipo di socialità virtuosa, quella sportiva e quella culturale di cui per fortuna siamo ricchi, in una città dove invece è ben presente l’associazionismo criminale con i clan, le famiglie, le cosche, non si commette un errore devastante? E non ci si venga a dire che tutto è fuorilegge, perché nella maggior parte dei casi gli adempimenti normativi per le strutture chiuse non sono impossibili. Anzi, con uno sforzo in più, facilmente ovviabili, sempre che l’obiettivo sia quello di risolvere i problemi di Lamezia e non di tirare a campare. La rassegna dei fumetti spostata al Due Mari, il Color Fest costretto ad emigrare, il cinema d’estate azzerato, i tre Teatri comunali chiusi, la fruizione dei beni archeologici (Abbazia, Castello, Terina) inesistente, la ristrutturazione del Bastione di Malta (acquisito a bene comunale) ferma, beni pubblici già pronti non aperti come il centro polifunzionale di via del Progresso, quello del Turismo sociale a Ginepri; parchi pubblici malgestiti o abbandonati a se stessi, compreso il Lungomare Falcone-Borsellino; il verde e il decoro urbano ad un livello di degrado inquietante.

E poi gravi inadempienze, scadenze mancate e ritardi: come per Bilancio di previsione, Peg, rendiconto 2017, fabbisogno del personale, e non solo. Di fronte ad una situazione sempre più allarmante nel settore amministrativo, manca il segretario generale (figura centrale), dirigenti importanti sono in malattia, altri in pensione, ma non uno scatto, un’invenzione, una decisione forte da parte di chi rappresenta lo Stato. Non si capisce, a questo proposito, perché i commissari, che hanno poteri speciali proprio in virtù del loro ruolo, abbiano rinunciato ad inserire qualsiasi novità nella macchina comunale, non abbiano mai chiesto, come nelle loro possibilità, il supporto di altri dirigenti della pubblica amministrazione, di quelle figure utili che da altre sedi potevano essere dislocate in città, anche part-time, su richiesta ai prefetti non solo calabresi. Infine è deprimente constatare come la legalità utilizzata come paravento nel campo del ‘pubblico’, per chiudere, negare, azzerare, venga dimenticata quando si tratta di fare rispettare la legge o sanzionare gli abusi nel campo del ‘privato’: basta guardarsi un po’ intorno per accorgersene, a cominciare dai rifiuti, ma non solo, con una città - conclude - che mai come in questo periodo si è ritrovata in alcune sue zone così sporca, fino ai piccoli grandi abusi sul territorio del tutto ignorati. Se deve continuare così allora forse è meglio che questi commissari vadano a casa". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA