Lamezia, il segretario Pd Sirianni: "Un fronte democratico per riconquistare la città"

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Lamezia Terme – “Stiamo lavorando per costruire un progetto da proporre alla città”. Antonio Sirianni segretario del Pd lametino parla del nuovo percorso del partito. Un Pd “rigenerato” dopo la sua elezione (una figura che a Lamezia mancava da ben otto anni) e la nomina della segreteria, che si sta organizzando soprattutto in vista delle prossime elezioni comunali, dopo una lunga fase di commissariamento, che ha suscitato polemiche molto aspre su più fronti.

Dopo otto anni il Pd lametino ha finalmente il segretario. Cosa ha ostacolato per così tanto tempo l'elezione di questa importante figura?
“Fin dalla sua nascita, il Pd a Lamezia si è caratterizzato da divisioni interne che si sono acutizzate durante l’amministrazione di centrosinistra e spesso sono prevalse ambizioni personali più che l’interesse del partito o dell’amministrazione in generale. Dopo la fine dell’amministrazione di centrosinistra e il venir meno, per motivi diversi, di alcune figure apicali, c’è stato un disorientamento del gruppo dirigente e qualcuno pensava di uscire da queste fase di stallo con prove di “muscolatura’’ piuttosto che costruire un progetto da proporre alla città che nel frattempo era stata sciolta per la terza volta per infiltrazioni mafiose”.

Su cosa bisogna lavorare da subito per colmare questo vuoto politico?
“Dobbiamo lavorare per creare un partito credibile e appassionato, che non abbia paura di parlare a tutti i cittadini. Lavoro che abbiamo già iniziato nella fase congressuale, lanciando il tesseramento in piazza e sottoponendo un questionario ai cittadini sulla città e successivamente il 30 giugno con il workshop “Idee per Lamezia” che ha visto la partecipazione di cittadini, esperti, professionisti e associazioni, coinvolti con l’obiettivo di fornire un punto di vista sulla città e per evidenziare criticità e possibili soluzioni. In queste settimane ci stiamo attivando ad avere incontri interlocutori con altre associazioni e sindacati presenti sul territorio. Lavoro non facile vista la nostra assenza sul territorio da anni, ma un lavoro indispensabile se vogliamo candidarci alla guida della città”.

Cosa intende fare per ricucire lo strappo con chi non condivide il nuovo percorso del partito?
“Come ho già detto, per questi compagni che non hanno condiviso questo nuovo percorso rimane la porta sempre aperta, qualche incontro c’è già stato e a oggi le posizioni rimangono distanti, ma sono fiducioso che tutto si possa ricomporre”.

Quanto conta l'unità di tutte le anime del centrosinistra in vista del prossimo appuntamento con le comunali, considerando soprattutto il peso della Lega? 

“Il Pd da solo non è autosufficiente, ma non lo sono neanche le altre forze del centrosinistra, di conseguenza dobbiamo essere aperti ad altre forze che vadano oltre le sigle di partito e che siano capaci di creare un fronte democratico contro la destra, che in città non è rappresentata solo dalla Lega, ma anche da altre forze”.

Un suo giudizio sulla esperienza in corso del commissariamento e sulla precedente Giunta Mascaro.
“I risultati prodotti dal commissariamento non sono certamente positivi, ci si aspettava qualcosa di diverso, più coraggio nell’azione amministrativa e forse proprio in questo la legge sullo scioglimento degli Enti locali dovrebbe migliorare, non può esserci una deresponsabilizzazione di chi amministra. Per quanto riguarda l’esperienza della Giunta Mascaro, ricordo solo rivendicazioni contro chi ha amministrato prima di lui e soprattutto non aver avuto il coraggio di staccare la spina per tentare di evitare il terzo scioglimento”.

Cosa pensa della bocciatura della ricandidatura di Oliverio da parte del senatore Magorno e del segretario provinciale Cuda?
“Non ho letto le dichiarazioni di Magorno (tra l’altro mi sembra che si sia autosospeso dal Pd). Per quanto riguarda Cuda, non mi sembra che parli di bocciatura, ma ha la preoccupazione che hanno in diversi, che questa situazione possa portare ad un logoramento e a ulteriori divisioni che non aiutano né il presidente uscente né tantomeno il Pd”.

Giuseppe Maviglia

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