Rigettata incandidabilità Mascaro, Bausone: “Si riabilita formalmente ex sindaco ma si certifica fallimento sua proposta di governo”

bausone.pngLamezia Terme – Pubblichiamo la nota di Alessia Bausone del Pd sulla rigettata richiesta di incandidabilità all’ex sindaco di Lamezia Paolo Mascaro, in particolare sulle ultime dichiarazioni in merito rilasciate dai membri di Forza Italia sulla notizia.

“Non vorrei frenare l'entusiasmo azzurro di queste ore con cui tutti gli esponenti del Partito di Berlusconi-Tajani brindano a mezzo stampa per la sentenza del Tribunale di Lamezia che consente all'ex Sindaco Paolo Mascaro di non essere incandidabile ai sensi del Testo Unico sugli Enti Locali, ma ritengo di dover fare alcune considerazioni.

Orbene, la sentenza 1000 del 2018, la cui attenta lettura è stata oggetto delle considerazioni sferzanti dei forzisti, è stata emessa dal Tribunale ordinario in forma collegiale di Lamezia a seguito del ricorso del Ministero dell'Interno e, sia ben chiaro, non sfiora il tema, oggetto di separato giudizio pendente davanti al giudice amministrativo, della legittimità e della correttezza del decreto di scioglimento, ma si limita a “riabilitare” Mascaro per quanto attiene i requisiti formali, legali, sulla possibilità di ricandidarsi alle elezioni.

Per prevenire ogni ghiotto tentativo di mistificazione mascherata da goliardico ottimismo, ricordo che nonostante nella sentenza riconosca il “non secondario impegno”  di contrasto alla criminalità del Sindaco, anche tramite la Giunta Comunale, questo impegno necessariamente soggiace, comunque, anche ad un giudizio che è politico e non può che essere in questo caso negativo, non essendo bastata l'azione di Mascaro ad arginare il sistema diffuso di illegalità che, leggendo le carte e con il garantismo di sempre, pareva governare la città da dentro i palazzi delle istituzioni.

Difatti – afferma la Bausone - sempre nella sentenza, tanto cara anche al Sindaco Sergio Abramo, si legge che: “appare emergere dagli atti la prova di un condizionamento dell'azione amministrativa dell'Amministrazione Comunale da parte della criminalità organizzata”, perchè “ampia e interferente in via diretta e mediata sull'azione amministrativa è la competenza del Consiglio Comunale, anche in materia di programmazione dell'azione amministrativa, di deliberazione in materia di spesa e di controllo politico dell'attività del Sindaco e della Giunta, tanto da ritenere che, in concreto, l'infiltrazione mafiosa nel Consiglio (anche se con candidati originariamente d'opposizione), abbia comportato un concreto vulnus all'imparzialità dell'azione amministrativa”.

Quindi, nonostante il profuso impegno, la sindacatura e la giunta della città di Lamezia, leggendo bene gli atti, pare “subissero” in qualche modo le presunte interferenze che la Commissione d'accesso prima, il ministro Minniti poi e ora il Tribunale di Lamezia, certificano esser state presenti.

Lo stesso decreto di scioglimento che, ripeto, non è stato oggetto della sentenza dell'idillio forzista, mette nero su bianco che “Il Comune di Lamezia Terme presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione e il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica”.

Questa sentenza si presta, certo, per i suoi contenuti ad una lettura politica: se da un lato si riabilita Mascaro per quanto riguarda il dato formale, nella sostanza si certifica il fallimento della sua proposta di governo cittadino. Rigettata incandidabilità Mascaro, Bausone: “Si riabilita formalmente ex sindaco ma si certifica fallimento sua proposta di governo”

Paolo Mascaro, Sergio Abramo e Forza Italia non facciano, quindi, i marziani rispetto al contesto in cui versava Lamezia prima dello scioglimento perché, come detto lo scorso anno da un altro ex Sindaco, assai più rimpianto, Gianni Speranza: “è chiaro che al di là di ogni questione singola, viene fuori un clima che nell’insieme dei fatti è allarmante. Non solo la politica - conclude - ma anche la società deve fare i conti con l’ambiente in cui viviamo”. 

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