Attentato in Germania, la testimonianza di un lametino che vive a Monaco - VIDEO

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Lamezia Terme – Un colpo al cuore della Germania quello inferto lo scorso venerdì 22 luglio, quando a Monaco di Baviera un tedesco-iraniano di 19 anni ha sparato sulla folla in un centro commerciale della periferia della città. Il bilancio è di 10 morti, (tra cui il giovane attentatore  suicidatosi a circa un chilometro dal luogo della strage) e 27 feriti, 10 gravi, tutti giovanissimi.

Da Monaco, città nella quale vi sono molti calabresi, abbiamo raccolto la testimonianza di Daniele Cerra, lametino che vive nella città bavarese dal 2007, dove lavora come ricercatore presso il Centro Aerospaziale Tedesco (DLR). Ci ha raccontato gli attimi successivi l’attentato e il clima di tensione e di terrore che si respirava in una città sotto assedio.

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Video di Bruno Monteiro

“La città di Monaco si è ritrovata d’improvviso in una situazione assolutamente fuori dalla normalità e fuori da ogni controllo. D’improvviso, le strade si riempiono di volanti della polizia e di ambulanze, non capisco per quale motivo, all’inizio penso ad un incidente stradale. Una volta arrivato a casa ricevo i primi messaggi di familiari che mi chiedono se stia bene e accendo la televisione, venendo a sapere dei colpi esplosi presso l’Olympiaeinkaufszentrum, famoso centro commerciale a due passi dall’Olympiapark, dove la città aveva vissuto per l’ultima volta un dramma paragonabile con gli attacchi terroristici durante le olimpiadi del 1972.

Mentre avviso la famiglia che sto bene, cerco di tranquillizzarmi anche sui miei tanti amici in città, mandando decine di messaggi con il cellulare. Molto utile a questo scopo è risultata l’applicazione messa a disposizione sulla rete sociale Facebook per segnalarsi come ‘fuori pericolo in presenza di emergenze (riporto uno screenshot). 

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A quel punto, notizie confuse e discordanti si alternano freneticamente. Nel momento di panico maggiore, viene dato l’allarme per altri due attacchi in punti nevralgici del centro città (Karlsplatz e Odeonsplatz), e si avvisa che potrebbero esserci in giro due potenziali terroristi sfuggiti alla cattura. Queste notizie si riveleranno poi false: ora sappiamo che un giovane con problemi psichiatrici ha agito da solo uccidendo nove persone e poi suicidandosi, ma per lunghe ore il terrore tiene in scacco l’intera città. Tutti hanno davanti agli occhi le immagini di Parigi, di Bruxelles, di Istanbul, e lo spettro del terrorismo islamico incombe sulla città.

Per molte ore alcuni amici mi comunicano di avere avuto dei problemi. Alcuni rincasano solo dopo mezzanotte, alcune strade principali sono bloccate e tutti i mezzi pubblici hanno smesso di operare, quindi possono spostarsi solo a piedi. Un collega del lavoro che stava per decollare dall’aeroporto di Monaco rimane fermo per varie ore in quanto non lasciano partire nessun aereo, temendo che a bordo possa esserci un terrorista. Un amico portoghese rimane chiuso in un negozio fino alle nove di sera, momento in cui la polizia informa che si può tornare a casa, come si vede dal video. La polizia intima a tutti i cittadini di rimanere chiusi in casa. Intanto, le sirene della polizia e le eliche degli elicotteri continuano senza tregua a contribuire alla sensazione di una città in uno stato quasi d’assedio.

Verso l’una di notte, qualcuno si ferma per strada e fa riecheggiare dalla macchina a tutto volume l’intera “Imagine” di John Lennon: anche questo è un momento particolare in una città dove difficilmente si va fuori dagli schemi, come sarebbe invece normale a Berlino. A Monaco la domenica tutti i negozi sono chiusi per legge, così che questa giornata è in genere dedicata alle gite fuori porta: i monacensi amano stare a contatto con la natura che avvolge per completo la città attraverso laghi, boschi e montagne, e che permette anche brevi fughe dalla realtà cittadina arrivando fino al cuore della città attraverso l’Englischer Garten, il parco urbano più grande d’Europa. Il sabato é dunque in genere il giorno dello shopping, delle passeggiate al centro per i turisti, della spesa al supermercato, e il centro di Monaco in una mattina di sole come quella del sabato, dovrebbe essere stato più che mai vivo. Le strade della città erano invece semideserte, e all’atmosfera surreale contribuivano gli elicotteri in volo, ancora operativi dopo aver sorvolato per tutta la notte la parte centrale della città. Alcuni negozi informavano che il guadagno della giornata sarebbe stato devoluto al pronto soccorso e ai servizi medici d’emergenza per supportare le persone rimaste ferite durante la sparatoria.

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Il fatto che la polizia abbia ritrovato a casa di David S, autore degli omicidi, dei testi di Breivik e un libro sulle stragi nelle scuole in Germania, aggiunge un elemento di disturbo nella lettura e negli accorgimenti per la futura prevenzione di questi eventi: il terrorismo di matrice islamica si conferma soltanto uno dei potenziali pericoli per la sicurezza della nostra società. Le lunghe ore di ieri, durante le quali non si riusciva ancora a capire se la follia omicida fosse stata quella di un singolo squilibrato o un atto di terrorismo su vasta scala che si apprestava a colpire in altre zone della città, hanno dimostrato di come il terrore, a prescindere dalla sua forma, riesca ad alimentare se stesso facendo crollare la psiche collettiva di una città come Monaco, una delle più sicure e pacifiche d’Europa e nel mondo”.

 

Daniele Cerra

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