Calabria: Funerali Fabiana, ultimo saluto alla sedicenne brutalmente uccisa

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Corigliano Calabro - Il feretro di Fabiana Luzzi è giunto, questo pomeriggio, al palazzetto dello sport di Corigliano Calabro a bordo di un carro funebre scortato da due auto dei carabinieri. Quando la bara bianca, coperta da rose bianche, è stata presa per essere portata nel palazzetto, gli amici, radunati nel piazzale antistante la struttura, hanno liberato in cielo decine di palloncini bianchi ed altri a forma di lettere legati tra loro a formare il nome della ragazza. Una volta all'interno, il feretro è stato poggiato sul parquet azzurro del palazzetto ed un ministro dei testimoni di Geova ha tenuto l'orazione funebre.

"Fabiana amava la vita, la sua famiglia e i tanti amici tra i testimoni di Geova ed in altri contesti". Così il ministro dei Testimoni di Geova Salvatore Chiappetta ha ricordato Fabiana Luzzi nella sua orazione funebre ai funerali della sedicenne uccisa venerdì scorso a Corigliano Calabro. "Non ci sono parole per spiegare. A 16 anni - ha aggiunto - Fabiana è venuta mancare e tante sono le persone, oltre ai familiari, che sentono la sua mancanza". Nel palazzetto sono accorse oltre cinquemila persone, anche da fuori Calabria, per dare l'ultimo saluto alla sedicenne. La bara è stata posta al centro del campo da gioco del palazzetto. Intorno, alcune sedie per i genitori e le autorità, mentre gli spalti sono gremiti oltre la capienza. I genitori e le tre sorelle di Fabiana in prima fila, stretti tra loro in un dignitoso dolore. Alla fine, un lungo applauso, iniziato dalle migliaia di persone presenti all'interno e proseguito dalle tante altre rimaste fuori, ha accompagnato l'uscita del feretro di Fabiana dal palazzetto dello sport mentre decine di colombe bianche sono state liberate verso il cielo. Si é concluso così il funerale della sedicenne uccisa a Corigliano Calabro dal fidanzato diciassettenne. La salma è stata poi caricata sul carro funebre che, coperto di corone di fiori e scortato dalle auto dei carabinieri, ha così raggiunto il cimitero cittadino.


Ministro Idem: "Con mia presenza chiedo perdono a tutte donne uccise"

"Con la mia presenza al funerale di Fabiana voglio innanzitutto essere vicina alla famiglia per testimoniare il dolore di tutti gli italiani e le italiane per questa perdita così tragica e assurda". Così il ministro per le pari opportunità Josefa Idem, al suo arrivo ai funerali di Fabiana Luzzi. "Sento di dover chiedere perdono a lei e a tutte le donne, uccise per mano di chi abusa della parola 'amore'. Lo Stato deve rendere più effettivo il suo impegno, essere ancora più vicino alle vittime" ha aggiunto il Ministro. "Vorrei che i genitori, i parenti e gli amici di Fabiana non si sentissero soli nella loro disperazione - afferma Josefa Idem - ma soprattutto che percepissero che tutto il Paese è loro vicino, sconcertato da questo ennesimo episodio di violenza, tanto più grave perché perpetrato su una ragazza di soli sedici anni da un ragazzo poco più grande di lei". "Di fronte alla scomparsa di Fabiana ribadisco l'impegno di tutto il Governo e del Ministero da me guidato a fare della lotta alla violenza di genere un punto qualificante di questa legislatura" aggiunge il ministro, che ricorda come proprio mentre lei si trova a Corigliano la Camera dei Deputati starà votando la ratifica della "Convenzione di Istanbul" contro la violenza sulle donne. "Questa ratifica, che ritengo doverosa per combattere efficacemente la violenza di genere - dice - non lenisce il senso di angoscia che mi attanaglia pensando alla vita spezzata di questa ragazza, ma anche di tutte le donne vittime di femminicidio". E ora, conclude, bisogna "proprio partendo dalla ratifica della Convenzione, passare alle azioni politiche concrete". "Per una tragica coincidenza - dice il ministro - il passaggio alla Camera del documento della Convenzione di Istanbul avviene proprio nel giorno dei funerali di Fabiana Luzzi, la sedicenne di Corigliano Calabro uccisa dal fidanzato. Vorrei che la famiglia di Fabiana e tutte le donne vittime di soprusi sentano il voto della Camera come una reazione efficace del Governo e delle Istituzioni ad ogni fenomeno di violenza di genere". "Grazie all'impegno delle deputate e dei deputati - ha concluso Idem - il passaggio alla Camera della Convenzione è stato un percorso celere e senza ostacoli. Sono sicura di poter contare sulla sensibilità del presidente del Senato, Pietro Grasso, e su quella dei colleghi senatori, per veder approvata la Convenzione in tempi altrettanto rapidi anche da parte di Palazzo Madama".

Bruno Bossio (Pd): "Femminicidio, in atto guerra silenziosa"

La deputata del Pd Enza Bruno Bossio è intervenuta all'apertura della seduta pomeridiana odierna della Camera dei Deputati per dichiarazione di voto sulla ratifica della Convenzione di Istanbul. Lo riferisce la stessa deputata in un comunicato. "Non è proprio casuale - ha detto Bruno Bossio - questa drammatica coincidenza tra il voto di oggi per la ratifica della Convenzione europea contro la violenza sulle donne e la terribile morte di Fabiana, giovane della mia terra, perché è da tempo che si svolge una guerra silenziosa che solo in Italia ha mietuto oltre 100 vittime in meno di un anno. Una guerra invisibile le cui vittime hanno una sola colpa: quella di essere donne". "E a proposito della discussione che si è aperta sulla stampa con riferimento alla Calabria, dopo la terribile morte di Fabiana - ha aggiunto la deputata del Pd - vi è da dire che non esistono distinzioni razziali, religiose o sociali quando si parla di femminicidio. Forse, addirittura, se andiamo a vedere il dossier della 'Casa delle donne' di Bologna, la maggioranza di questi delitti in Italia avviene nelle regioni del nord ed è italiano il 73 % degli assassini. La ratifica della Convenzione di Istanbul sarà un tassello strategico per incardinare la violenza contro le donne come lesiva dei diritti umani. Un momento significativo, un altro passo avanti dopo quello che, meno di vent'anni addietro, il Parlamento con l'approvazione di un'apposita legge, ha definito lo stupro un crimine contro la persona superando l'odiosa norma del Codice Rocco secondo la quale questa violenza ledeva soltanto la moralità pubblica. Sono soprattutto le donne a cambiare la storia e non è fuori luogo oggi ricordare un'altra giovane calabrese, Denise, che ha avuto il coraggio di rendere giustizia alla madre Lea Garofalo, sciolta nell'acido per essersi opposta alla doppia oppressione del marito e della mafia. Perché il femminicidio diventi il ricordo di un'epoca lontana, però, dobbiamo cambiarla tutti noi questa storia". "Intanto - ha concluso Enza Bruno Bossio - servono misure esecutive che attuino la Convenzione per garantire adeguati finanziamenti pubblici ai 'Centri donna', assistenza legale e case di accoglienza. Ma soprattutto è necessaria una grande mobilitazione culturale per introdurre la cultura di genere nella formazione scolastica affinché i nostri figli imparino a conoscere e a rispettare la donna e il suo corpo".

Associazione DaSud: Femminicidio è trasversale. No differenze culturali

L'Associazione daSud, in merito all'omicidio di Fabiana Luzzi, afferma in una nota che "le dinamiche che hanno portato al suo omicidio appartengono al repertorio di un classico caso di femminicidio: il possesso, il disconoscimento del desiderio femminile da parte maschile, la chiusura e la solitudine di Fabiana". "L'opinione pubblica e i media - aggiunge - se, da un lato, hanno denunciato e descritto l'omicidio di Fabiana, come un caso di femminicidio e non come un raptus di natura passionale, dall'altro, hanno rivelato una certa miopia nel volere trovare un'ulteriore chiave di lettura nella cultura di provenienza del ragazzo. Alcuni neurologi e psichiatri intervistati in trasmissioni televisive e radiofoniche hanno interpretato il gesto del fidanzato come un atto di violenza intriso di "tribalismo calabrese", così alcuni articoli di giornalisti e opinionisti si sono concentrati sulla componente "mafiosa" della cultura calabrese. Come è successo nei confronti di migranti, anche nel caso di Fabiana, la violenza di genere rischia di essere utilizzata per costruire discorsi pubblici che insistono sulla minaccia incombente della diversità e dell'inferiorità culturale. Questa narrazione 'convenzionale' del femminicidio rischia di costruire a livello simbolico e discorsivo la pericolosità sociale di categorie o mondi etnici e culturali, con l'effetto di distogliere lo sguardo dalla radice trasversale e politica della violenza di genere". "Come associazione daSud, impegnata nella costruzione di un nuovo immaginario antimafia e antisessista - si afferma ancora nella nota - prendiamo distanza politica da simili interpretazioni che eludono il cuore del problema: nel nostro paese, le donne muoiono perché donne, indipendentemente dalla razza, dall'etnia e dalla cultura dell'uomo violento. Inoltre riteniamo che, nel racconto del femminicidio, fare riferimento alla specificità culturale di un territorio tradisca un'interpretazione erronea delle culture, concepite come monoliti e non come 'processi' che hanno nel cambiamento, nella revisione e reinterpretazione di pratiche la loro ragion d'essere". "Il Femminicidio - conclude daSud - è un fenomeno complesso, non dice solo della violenza estrema che pone fine alla vita di una donna, ma di una violenza sistemica e trasversale che pervade tutti gli "ambiti vitali", dalla famiglia, alla scuola, all'organizzazione sociale".

 

 

 

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