Dai fallimenti alla promozione in serie B, la rinascita del Cosenza in sette anni

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di Battista Notarianni. 

Dal 2008 al 2018, dalla Toscana alla Toscana, passando per tre fallimenti. In sintesi estrema la favola del ritorno del Cosenza in serie B è legata molto alla Toscana. Allora, nel 2008, con una serie B a 24 squadre, il Cosenza fu messo ingiustamente da parte, a tavolino, per far spazio alla Fiorentina, che stava cercando di rientrare tra le grandi dopo il fallimento. Oggi è contro un’altra squadra toscana, il Siena, che il Cosenza ha conquistato sul campo la promozione in serie B. Un contrappasso non raro nel mondo del calcio che regala spesso queste “vendette fredde”. Poi la magia del numero 8. Sempre con questo numero in finale di anno il Cosenza ha conquistato diverse promozioni: nella stagione 1987-88 la B con Di Marzio allenatore, nel 1997-98 di nuovo la B (allenatore Sonzogni), nel 2008 la C2. 

In questi dieci anni (2008-2018) il Cosenza, squadra e società, ha attraversato diverse peripezie: la parola fallimento sempre all’ordine del giorno, la presenza nella serie D certificata solo grazie a titoli presi da altri club (vedi Castrovillari), addirittura due squadre – Cosenza e Nuovo Cosenza – a dividersi punti e tifosi nello stesso campionato. Roba da non credersi, ma lo specchio fedele del caos in cui navigava il club, ricordando a onor di cronaca la sola eccezione della splendida cavalcata iniziata nel 2007 che portò il Cosenza dalla serie D alla C2 e alla C1. Ma in questo decennio 2008-2018 ecco un momento in cui la tendenza è stata invertita e, anche se nessuno allora ci credeva o ci sperava, è iniziata la rinascita. Accade nel 2011, quando, dopo l’ennesimo fallimento la società fu acquisita da Eugenio Guarascio.

Un club di calcio è una cosa diversa da una qualsiasi altra società, tanto vero che si fa fatica a chiamarlo azienda. È vero, ha logiche aziendali, investimenti, finanziamenti, ma il “prodotto” ha una “componente” quasi o del tutto assente da quella di una azienda: la passione. Il club di calcio deve dare risultati, vittorie e punti, e tutti gli esponenti del club – dal presidente ai calciatori – devono agire all’unisono, trasformare in una corale bene armonizzata la propria professionalità. Non è facile, ciascuno deve fare il suo e al massimo livello. Il direttore di orchestra, per continuare la metafora, dirige e comanda.  

Il presidente deve guardare oltre, ha l’orizzonte più lontano di un giocatore o di un allenatore, che hanno uno spazio di fuga (la cessione, altre squadre). Certo, anche il presidente può andare via, ma se alla passione sportiva si unisce la capacità imprenditoriale, è difficile mollare, anzi la voglia è quella di spostare i traguardi sempre più in là, si chiamano promozioni nelle serie superiori. Questo ha fatto Guarascio. Prima la conferma in serie D - e il primo anno non era per niente facile – poi la C1, adesso la serie B. Un viaggio difficile quello tagliato da Guarascio. 

Agli inizi di quest’avventura, che tale non sembra più solo ora che è diventata favola, bisognava capire l’ambiente calcistico, poi scovare le persone capaci che conoscessero il lato prettamente tecnico, far capire ai tifosi che il progetto guardava lontano e che ci voleva tempo, rintuzzare attacchi interni (il “fuoco amico” sempre presente in tutte le dinamiche in cui lo sport può servire per uso personale). 

E nello stesso tempo proporsi e proporre in seno alla federazione un nuovo modo di agire, un oculato dispiego finanziario, investimenti legati ad obiettivi concreti e non a capricci del momento di presunti divi o ex divi. In questo settennato di Guarascio il Cosenza non ha mai subìto penalizzazioni – una pratica repressiva molto in auge nei campionati minori e che testimonia la faciloneria con cui molti intendono gestire un club di calcio – a dimostrazione di serietà e correttezza amministrativa. Guarascio ha cambiato molto, anzi sempre: direttori sportivi, allenatori, giocatori.

In sostanza ogni anno ha proposto nuovi nomi. È sempre ripartito da capo, anche in questa stagione che ha portato alla promozione in serie B. Ora l’asticella del traguardo si è fatta più alta, coraggio. E il campionato di B avrà Crotone e Cosenza a rappresentare la Calabria. Non è poco.

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