“Ecobelmonte”, il primo modello di albergo diffuso in Calabria conquista i turisti stranieri

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Belmonte Calabro (Cosenza) – Un borgo in rovina rinato grazie alla tenacia di giovani del luogo che negli anni è riuscito ad attirare l’attenzione della stampa internazionale, dall’Inghilterra al Giappone, finendo anche di recente con la sua storia su Repubblica. La particolare realtà è quella di “Ecobelmonte” a Belmonte Calabro. Un paesello a circa 260 metri sul livello del mare finino in rovina ma recuperato nel tempo secondo i principi della bioachitettura. Grazie all’associazione “A Praca” (che nel dialetto locale indica la roccia dove sorge il paese), hanno ripreso vita quattordici casette del centro storico che erano abbandonate, alcune da oltre un secolo, per realizzare l’unico albergo diffuso riconosciuto realmente in Calabria. Mare, montagna, prodotti a km 0 che hanno conquistato turisti di ogni nazionalità che stanno ripopolando un borgo invece destinato a diventare uno dei tanti paesi fantasmi presenti ormai in Italia. Detti calabresi dipinti sui muri, scalinate ritinteggiate con innumerevoli colori, ogni casetta differente dall’altra per rispettare le regole che dovrebbe avere un vero albergo diffuso, e poi “A’ putighella’ dove poter scegliere tra i tanti prodotti locali. Hanno coinvolto gli artigiani del posto – racconta l’articolo di Repubblica a firma di Anna Maria De Luca - per utilizzare materiali tipici locali, mantenendo le originali caratteristiche degli interni delle case calabresi e nello stesso tempo seguendo le indicazioni della bioedilizia più attuale. 

Senza passione – ha raccontato Giuseppe Suriano, tra i fondatori, nell’articolo - non si può fare accoglienza”. Lo stesso però non nasconde le tante difficoltà nelle quali si imbattono ogni giorno. “Dopo aver toccato con mano quanto sia complesso e difficile riuscire a presentare progetti ed idee se non opportunamente inglobati nel sistema di imprese di volta in volta supportato dai vari organismi di rappresentanza, non volendo cedere alle lusinghe o peggio ancora al canto di sirene che ci suggerivano di seguire un percorso poco ortodosso fatto di anticamere di politici e compromessi poco onorevoli – aggiunge ancora su Repubblica - abbiamo dunque deciso di chiedere un mutuo trentennale alla banca e di provare a salvare da soli il nostro paese, scrivendo un business plan ed un social plan per fotografare il valore sociale del progetto “EcoBelmonte”. Ed è proprio questo lo spirito di un vero albergo diffuso, quello di non recepire il turismo come un mero fatto alberghiero, quanto offrire una vera e propria esperienza di vita, fatta di odori, sapori, ricordi, entrando in relazione con i residenti, che diventano, per qualche tempo, veri e propri vicini di casa, “Il più grande sogno degli uomini e delle donne di EcoBelmonte – concludono - è che questa idea possa essere il seme da “spargere su altri terreni” da parte dei tanti volenterosi giovani che sono alla ricerca di una propria strada, di una propria affermazione lavorativa per costruire un futuro su misura”.

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