Fondazione Campanella, due testimonianze per scongiurare chiusura

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Lamezia Terme - Due testimonianze su fronti opposti ma con un unico intento: far capire l'importanza della Fondazione Campanella per la ricerca e per i malati di cancro. Questo raccontano le due letetre che vi proponiamo qui di seguito. la prima è a firma di una specializzanda in oncologia mentre l'altra di una paziente demoralizzata per la chiusura del centro con sede a Germaneto. Due lettere scritte da persone diverse: da chi dovrebbe curare e da chi è malato. Insieme, però, per far capire ai calabresi tutti l'importanza che ha assunto la Fondazione sia per gli studenti-futuri medici che per i malati.

La Specializzanda: "Dalla Calabria si va solo via"

"Credo che nessuno di noi possa sapere che cosa vuol dire avere un cancro…a meno che non lo abbia avuto. Neanche io lo so, è vero, ma so dirvi cosa si prova a vedere una paziente con il cancro, a doverle dare la notizia che quella brutta parola scritta su un referto..è davvero un brutta parola. Ma so anche cosa si prova a dirle “Signora, deve essere forte, insieme ce la faremo, lei vivrà”, so cosa vuol dire vedere una paziente che trova nei suoi familiari la forza di vivere, e cerca nei tuoi occhi la rassicurazione che può farcela davvero a sopravvivere.  Finisci col condividere paure e aspettative, gioie e dolori, seppur mantenendo quel giusto distacco professionale che ti fa essere lucido e razionale nello scegliere quello che è meglio per la paziente, scegliendo con lei e per lei quello che sceglieresti per tua sorella o tua madre.

E poi, dopo anni di studio in medicina, esami, il concorso per entrare in una scuola di specializzazione tra le migliori d’Italia, anni di ricerca in campo oncologico, un giorno sei costretta a dire a quella paziente: “Mi dispiace, ci chiudono”! Si, ci chiudono come si chiude un qualsiasi negozio, uno qualsiasi!  E se non hai il cancro e non ti stanno sbattendo le porte in faccia, non puoi sapere cosa si prova nel momento in cui capisci che non solo hai un brutto male che ti sta distruggendo ma che, proprio ora che ti sembrava di aver trovato chi poteva aiutarti dovrai rivolgerti ad un altro ospedale e a nuovi medici, dovrai partire, lasciare la tua casa e la tua famiglia proprio ora che ne avevi più bisogno. E indipendentemente dal fatto che si abbia il cancro o no, per chiunque abbia un minimo di ragion propria, è semplice intuire che, chiudere un Centro Oncologico d’eccellenza, l’unico presente nella nostra Regione, è da folli.

Dal punto di vista emotivo, ragionando da medici o pazienti, o familiari e amici dei pazienti, credo sia facile intuire che il disagio è enorme per un paziente oncologico che non può essere più operato dai medici a cui si era affidato , il disagio di dover partire, trovarsi lontano da casa senza avere attorno le persone care, il disagio nella discontinuità assistenziale per i pazienti che non possono più fare i controlli di follow-up e la terapia medica nella struttura in cui sono stati sempre gestiti..è un po’ come dover ricominciare il calvario della malattia, da capo, da soli. Dal punto di vista economico/aziendale (cosi lo definirei in questa tendenza dilagante di aziendalizzazione degli ospedali, cosi come delle scuole), rinunciare ad un polo di eccellenza, di certo si, pieno di debiti ma non per colpa dei pazienti o dei sanitari che ci lavorano da mesi senza stipendio, per farsi carico del dispendio economico correlato alla migrazione dei pazienti e dei loro DRG extra-regionali, credo sia comunque poco intelligente. Da medico in formazione specialistica, che dire? Che se 10 anni fa ho deciso, coraggiosamente, di restare nella mia terra, di studiare e lavorare qui, ora non so dove mi porterà il futuro considerato che proprio la mia terra non può più offrirmi  la formazione sufficiente ad essere professionalmente competitivo. D’altra parte, inevitabilmente anche la facoltà di medicina e molte scuole di specializzazione ne risentiranno non potendo più offrire a studenti e specializzandi una adeguata formazione. Insomma, questa terra mi, ci da un motivo in più per andar via, lontano. Vorrei non fosse cosi ma..ahimè, dalla Calabria si va solo via! A.D.C".

La Paziente: Per una volta che avevamo un'eccellenza in Calabria, la chiudiamo

“'Signora,  mi dispiace ma l’intervento non possiamo farlo la prossima settimana e, purtroppo, non sappiamo se e quando potremo operarla”… questa la comunicazione che stamane con un filo di voce la dottoressa ha dovuto, a malincuore, dare a mia madre.  Ha 52 anni, la mia mamma, la nonna dei miei figli, una donna che ama la vita! Circa 20 giorni fa leggeva sull’esame istologico  “carcinoma endometriale scarsamente differenziato”, una parola bruttissima che quasi ti toglie il respiro, di fronte alla quale due sono le possibilità: ti abbandoni e lasci vincere il cancro oppure ti aggrappi alla vita, e lotti finche non sconfiggi la malattia. Ma lottare non è facile, non lo puoi fare da solo se non hai accanto professionisti che sono prima di ogni cosa persone.. che di certo ti opereranno ma che iniziano a curarti già nel momento in cui, con una mano sulla spalla ti dicono “ non ti preoccupare, guarirai, starai bene”.  La storia di una perfetta sconosciuta  per voi, lo so, solo un numero forse per tutti quei signorotti in vestito che stanno decidendo le sorti di una “struttura a partecipazione mista”, così la chiamano!! Una  “struttura a partecipazione mista” in cui, io e la mia famiglia, avevamo trovato un ultimo barlume di speranza, e ritrovato, dopo tanto peregrinare, un minimo di fiducia nella sanità Calabrese.

Professionalità, disponibilità, attenzione alle esigenze del paziente, umanità, tutto questo abbiamo ritrovato nel centro Oncologico di Germaneto,in particolare nella persona del Prof. Zullo e in tutti i suoi collaboratori.  E allora, sulla scia dei paradossi Calabresi, ma si!! Chiudiamolo questo centro oncologico d’eccellenza se per la prima volta in Calabria, l’eccellenza ce l’avevamo veramente. Forse non ha senso e non avrà alcun effetto quello che sto scrivendo perché i vostri politici (non dico i nostri perché di certo non rappresentano ora me, i miei cari, e tutti i pazienti oncologici che si trovano  le porte sbarrate di fronte alla richiesta di aiuto, di cure), i vostri politici dicevo sono troppo impegnati a dividersi gli ultimi denari rimasti e spartirsi i voti per le future campagne elettorali, per ascoltare la nostra disperazione. Proprio a questi politici, voglio dire GRAZIE, mille volte grazie… per il disagio, grazie perché saremo costretti a partire, a lasciare la nostra casa e i nostri medici, quelli a cui c’eravamo affidati. Mille volte grazie ancora per averci abbandonato con la paura, ora grande più di prima, di non riuscire a sopravvivere, di non essere capaci da soli a tenerci stretta la vita'".

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