Intervista a Marisa Manzini sul magazine Eurispes: "Calabria ad alta infiltrazione criminale ma non deve essere trattata come una colonia"

Marisa-Manzini_5fd07_8b54c_ddec4.jpgLamezia Terme - "I margini per il cambiamento ci sono, e sono rappresentati dai giovani che sul territorio stanno lavorando per offrire possibilità di cambiamento; sono rappresentati da quei dirigenti scolastici che cercano di offrire ai loro studenti esempi diversi di vita e che aprono le porte degli Istituti a figure professionali che sul territorio rappresentano esempi da seguire. La Calabria, per potere essere riconosciuta in Italia (e nel mondo) per le potenzialità che le sono proprie, deve fare un salto culturale". Ad affermarlo è Marisa Manzini, procuratore aggiunto della Procura di Cosenza, in un'intervista a "L'eurispes", il magazine dell'istituto di ricerca in cui si sofferma sul ruolo delle mafie nel controllo del territorio e in particolare nelle infiltrazioni all'interno della sanità.

"Quando parliamo della ’Ndrangheta - spiega - oggi, dobbiamo essere ben consapevoli che si tratta di una realtà complessa. Non possiamo certo sottovalutare il salto di qualità compiuto, che l’ha portata ad interfacciarsi con soggetti formalmente puliti, intrecciando relazioni ad alti livelli, dimostrando, così, di avere assunto un ruolo di potere nelle scelte politiche ed economiche strategiche". "Di certo, però - questo il messaggio finale lanciato dal magistrato - non possiamo pensare che tutto sia perso, che la Calabria sia destinata a rimanere una terra da commiserare e abbandonare al suo destino o, magari, da commissariare costantemente dal Centro, come fosse una semplice colonia priva di libertà".

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