Istat: Cresce no profit, più snella Pubblica amministrazione

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Lamezia Terme - In Calabria cresce il non profit, anche se con dinamiche meno sostenute di quelle nazionali, più snella la Pubblica Amministrazione, si ristruttura il sistema delle imprese. E' quanto emerge dal nono Censimento generale dell'industria e dei servizi, delle istituzioni non profit realizzato dall'Istat in collaborazione con Unioncamere nazionale. Ha riguardato un campione significativo di imprese, quasi 8 mila istituzioni non profit e più di 500 pubbliche.

"Dal censimento - è scritto in una nota - emerge una realtà regionale contraddistinta da un positivo dinamismo del tessuto imprenditoriale e dell'occupazione. Si conferma una consistente presenza del terziario. In crescita le attività agricole manifatturiere e le società a responsabilità limitata. I mercati di riferimento sono, tuttavia, prevalentemente quello locale e interno. Come nel resto del Paese, si riduce la dimensione della Pubblica amministrazione a seguito degli interventi di razionalizzazione. Le istituzioni pubbliche manifestano crescente attenzione alla sostenibilità ambientale e all'uso di tecnologie e di reti informatiche, con dinamiche allineate alla media nazionale". "Il non profit calabrese - prosegue la nota - cresce a due cifre nell'ultimo decennio ma il settore si colloca ancora al di sotto della media nazionale per radicamento delle istituzioni sul territorio e disponibilitàdi budget. Cultura, ricreazione e sport gli ambiti di intervento prevalente.

Al 31 dicembre 2011, le imprese attive rilevate in Calabria sono 109.987 (2,5% del totale nazionale). E' quanto emerge dal nono Censimento generale dell'industria e dei servizi e Censimento delle istituzioni non profit, arricchita da confronti territoriali realizzato dall'Istat in collaborazione con Unioncamere nazionale. In dieci anni la loro consistenza è cresciuta (+11,3%) più che in Italia (+8,4%). A livello infra-regionale, l'incremento risulta sostanzialmente omogeneo: il più elevato in provincia di Crotone (+12,4%), quello meno robusto in provincia di Cosenza (+10,7%). Le imprese impiegano circa 275 mila addetti (di cui 115 mila indipendenti e 160 mila dipendenti), più di 6 mila lavoratori esterni e 338 lavoratori temporanei (ex interinali). Le realtà produttive localizzate in provincia di Cosenza occupano più di un terzo degli addetti e dei lavoratori esterni. Il mercato di riferimento delle imprese più strutturate (con almeno 3 addetti) è generalmente circoscritto all'ambito regionale (74,4%); solo il 18,5% opera anche su un mercato nazionale e il 7,1% trova sbocchi a livello internazionale. Sono circa 117 mila le unitàlocali attive in regione, in cui prestano la loro attivitàpiùdi 300 mila addetti (+17,1% rispetto al 2001, 2,6 addetti per unitàlocale). I dipendenti sono 186 mila: il 63% ha la qualifica di operaio, il 31,4% di impiegato e il 2,0% di dirigente/quadro. Il settore di attività economica prevalente è quello del commercio, alberghi e ristorazione, in cui opera il 42,8% delle unità locali calabresi. Per quanto riguarda il settore non profit, nel 2011 in Calabria sono state censite 7.963 istituzioni (+22,9% rispetto a dieci anni prima) e 8.857 unità locali. In queste realtà prestano la loro opera circa 106 mila persone, di cui poco piùdi 9 mila addetti retribuiti, circa 5 mila lavoratori esterni e oltre 90mila volontari. Si tratta, prevalentemente, di realtà di natura associativa, composte da associazioni "non riconosciute" (63,1%) e "riconosciute" (26,1%). E' più ridotto il peso di cooperative sociali (5,1%) e fondazioni (1,6%). Cultura, sport e ricreazione è il settore di attività prevalente in cui si concentrano circa 4.800 istituzioni (60,2% del totale). Altri ambiti di rilievo sono quelli dell'assistenza sociale e protezione civile (9,2%), delle relazioni sindacali e rappresentanza d'interessi (8,2%), dell' istruzione e ricerca (6,5%) e delle sanità(3,8%). A fronte di una crescita complessiva del settore, il principale tratto caratterizzante del non profit calabrese consiste in una evidente debolezza relativa, peraltro tipica del meridione nel suo complesso. Questa debolezza è testimoniata dallo scarso radicamento sul territorio (circa 40 istituzioni per 10 mila residenti, a fronte delle 50 in Italia); dal basso incremento intercensuario degli addetti retribuiti (+4,8% in Calabria; +39,4% in Italia); dalle limitate disponibilità economiche di cui godono queste organizzazioni (in media, 65 mila euro per istituzione a fronte degli oltre 212 mila in Italia). Al 31 dicembre 2011 si contavano sul territorio calabrese 544 istituzioni pubbliche, l'8,1% in meno rispetto alla precedente rilevazione del 2001. Tale riduzione è legata anche a una serie di interventi normativi e di processi di razionalizzazione che, ad esempio, nel caso della sanità hanno portato all'accorpamento delle undici Aziende Sanitarie Locali in cinque Aziende Sanitarie Provinciali. Nel 2011, i dipendenti attivi nelle 4.275 unità locali della regione sono oltre 95 mila (38.388 in meno rispetto al 2001, -28,7%), al netto dei militari e degli appartenenti alle forze di polizia. In particolare, la consistenza degli addetti dell'amministrazione statale (comprese le scuole) diminuisce del 17,6%. Alla crescita degli addetti nelle amministrazioni provinciali (+45,4%) si contrappone una diminuzione nell'ente Regione (-52,1%) su cui ha inciso il trasferimento di funzioni e compiti amministrativi dalla Regione alle Province (L.R. n. 34/2002). Flessioni significative si osservano nelle aziende e negli enti del servizio sanitario nazionale (-24,8%), nei comuni (-25,5%) e nelle altre istituzioni (-70,6%).

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