Lamezia, al liceo classico Fiorentino "La via del pepe" di Massimo Carlotto: "Impariamo la storia dell'accoglienza"

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Lamezia Terme - Presentato in via performativa al liceo classico Fiorentino "La via del pepe", libro dello scrittore noir Massimo Carlotto, in colloborazione con il Sistema Bibliotecario Lametino e con la Fondazione Lilli, di Cosenza, la quale da anni si occupa di promuovere iniziative culturali volte alla raccolta fondi per la ricerca sui tumori. Nell'interpretazione di alcuni brani, di quella che, nel sottotitolo del libro, si presenta in modo più o meno provocatorio come 'Finta fiaba africana per europei benpensanti' è stato accompagnato dai musicisti Mauro Palmas e Maurizio Comardi. Massimo Carlotto, attraverso questa fiaba ironica e commovente, arricchita dalle illustrazioni di Alessandro Sanna, racconta il dramma di migliaia di esseri umani spinti da fame e guerre alla deriva nel Mediterraneo. E quello di un'isola che deve sopportare il peso dell'indifferenza del mondo. Un libro affascinante quanto alla forma stilistica, che è riflessione e denuncia insieme rispetto un mondo miope a molti occidentali, e che ben si adatta alla pedagogia degli adolescenti, costretti a vivere una contingenza troppo spesso strumentalizzata.

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"Vuoi dire che Dio non esiste? Che sono vittima di una menzogna? - leggendo il dialogo con Amal, una delle protagoniste della storia - il mare è mosso, ma le barche piene di profughi non rinunciano al viaggio". E sono profughi che attraversano il deserto, e arrivano morti in Libia. "Una scrittura strepitosa - aggiunge Alba Battista, della Fondazione Lilli in chiusura - dietro cui c'é tanta ricerca". Un lavoro che nasce dalla ricerca dei luoghi comuni, dunque, dell'uomo bianco sulla cultura africana. "Ancora oggi l'Africa viene percepita come un problema. Nella ricerca - afferma l'autore attore - mi è capitato di riprendere libri dell' 800, poi ho finito per fare una indagine sulla questione dei migranti, e ho scelto la fiaba per raccontare la tragedia". Carlotto racconta pure di alcune visite nei cimiteri del mondo, in cui a comparire sulle lapidi non erano nomi bensì numeri. Profonda tristezza è segnata dalla mancanza di contatti, fra coloro che sono in viaggio, e coloro che sono rimasti. "In Puglia ho assistito a molti racconti di corpi oggetto di dure violenze - conclude Carlotto - Oggi la storia del Mediterraneo è fatta di una violenza atroce e non possiamo fermarci davanti a chi dice 'non li vogliamo'. Impariamo la storia dell'accoglienza".

V.D.

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