Lamezia, associazioni sul piede di guerra per chiusura teatri: “Non facciamo morire la città”

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Lamezia Terme – Si sono riuniti presso la sede dell’AMA Calabria gruppi di associazioni culturali, teatrali, musicali, di cinema e danza, per gridare tutti all’unisono ‘non facciamo morire questa città’. Un appello direttamente rivolto ai commissari straordinari che, dallo scorso novembre, siedono alle poltrone del potere decisionale del comune di Lamezia Terme, comune per la terza volta nella sua storia sciolto per infiltrazioni mafiose. Perché oltre alle lamentele è necessario fare buona memoria. A sedere alla conferenza indetta sono Francesco Pollice di Ama Calabria, Ivan Falvo D’Urso di Cinema e Cinema, Pompea Gugliotta di Tutto Danza, Nico Morelli dei Vacantusi e Gianlorenzo Franzì del Lamezia Film Fest, ma anche l’avvocato Serrao, e infine Ruggero Pegna, di fronte un pubblico abbastanza partecipato.  C’è chi utilizza un linguaggio più filosofico, chi invece si indigna maggiormente, utilizzando invece un linguaggio più aspro e crudo. Insomma tutti sono uniti, oggi, per continuare a chiedere chiarimenti e sollecitazioni riguardo la chiusura, che sta conducendo al collasso culturale della città, dei tre teatri: Umberto, Franco Costabile e Grandinetti. L’urgenza risiede nel trovare immediatamente delle soluzioni di sblocco. Un gesto, questo di aprirsi ulteriormente in conferenza stampa, mediante cui si auspica anche un risveglio di coscienza dei cittadini rispetto a quanto si pone sul piano della cattiva politica e sul conseguente piano burocratico.

“Avremo voluto comunicare le nostre stagioni teatrali – afferma Pollice – ma  qualcuno ce lo sta impedendo. L’intera comunità venga a conoscenza dell’attuale stato dell’arte. Abbiamo presentato i nostri programmi nel mese di Luglio, da allora è stato un continuo inviare di messaggi, mail e telefonate, e solo dopo tre mesi abbiamo potuto interloquire con le commissioni alle quali abbiamo chiesto informazioni sui teatri chiusi. Il teatro Grandinetti era agibile fino a Febbraio, da Marzo non si è capito più nulla”. Per l’Ama Calabria, come per altre realtà, sono stati mesi di precarietà, 77 in tutta la Calabria tranne che a Lamezia le attività svolte.  “Non c’è una visione per il futuro di questa città – continua Pollice – ci siamo accontentati. Non si sono presi provvedimenti verso le cause oggettive di queste anomalie, ma la Commissione fa pagare il prezzo ai cittadini e agli operatori. Se le condizioni di sicurezza sono quelle che hanno consentito la realizzazione dei saggi di danza nei mesi scorsi perché non si deve allora consentire lo svolgimento delle stagioni teatrali?".

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A parlare delle questioni disastrose in cui versano i teatri comunali lametini sono attori vincitori di bando regionale, i quali entro il 5 ottobre dovranno completare procedure burocratiche riguardanti contratti e rendicontazioni, bandi culturali inerenti iniziative e focus da realizzare nella città di Lamezia Terme. “I Vacantusi stanno ricevendo ospitalità sul tappeto rosso da parecchi teatri di tutta la Regione, ma il progetto è scritto per Lamezia” – afferma Morelli. Il Teatro P non saprà ancora dove svolgere la stagione di Teatro Ragazzi, il Cinema e Cinema dopo 30 anni di proiezioni all’aperto si farà al chiuso al Chiostro Caffè Letterario, stessa cosa accadrà per i film inseriti nel Lamezia Film Fest.  “Dobbiamo occupare le strutture che ci appartengono – incalza l’avv. Serrao innalzando il livello di indignazione – che venissero a toglierci fuori, occupiamo le rotatorie, i teatri, e i palazzetti dello sport. La città è nostra”. 

Sono 4 milioni e 700 mila euro i fondi utilizzati per l’acquisto di una parte del Teatro Grandinetti, più 500 mila euro per i lavori di adeguamento. Fondi utilizzati male, secondo gli intervenuti, e che sarebbero potuti divenire utili in situazioni di concrete risoluzioni di problemi. “Con la stessa cifra – dice Ivan Falvo D’Urso – si poteva creare un luogo più grande e agibile, acquistare l’ex Rossini avrebbero risolto molti problemi”.  Parte da una premessa fondamentale diretta al voto dei cittadini e quindi alla riflessione Ruggero Pegna. “Il problema storico è politico – dice – quando la politica c’è è latente e imbarazzante, stiamo assistendo alla più becera delle modalità burocratiche”. Poi avvia un certo distacco ma conclude “Mi sembra un caso Cucchi portato in città, una città che stanno sfinendo proprio loro che vi dovrebbero porre rimedio”.

Valeria D'Agostino

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