Lamezia, Camera Penale: Cardamone su “Sopralluogo giudiziario” e gli aspetti medico-legali

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 Lamezia Terme – Nell’ambito della 6° lezione di Camera Penale del Tribunale di Lamezia Terme e indirizzata ai difensori d’ufficio si è discusso di “Sopralluogo giudiziario”. Ad addentrarsi negli aspetti medico-legali è stato il dottor Massimiliano Cardamone – dirigente medico presso l’unità operativa di medicina legale dell’azienda provinciale di Crotone. Un argomento, quello del sopralluogo giudiziario, di cui si è parlato molto negli ultimi anni per i fatti di cronaca e per essere stato forse anche troppo enfatizzato a livello mediatico.

“Ripetere un sopralluogo giudiziario – spiega Cardamone – significa toccare il fallimento”. Ma cos’è il sopralluogo giudiziario? Una cristallizzazione dell’ambiente per il quale si  presuppone l’esistenza di un reato e nel quale si ricerca un metodo scientifico attraverso cui raccogliere tutti i dati forniti dalla scena del crimine.  Un’analisi della scena dove compaiono diverse fasi: congelare il luogo da modifiche successive, ispezionare, verbalizzare. Per un medico legale, il sopralluogo rappresenta il principale atto di prova, è un atto di ricerca e di inquisizione, ed è anche un atto ripetibile. Il compito del medico legale è quello di intervenire il prima possibile.

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Il primo passaggio fondamentale è l’isolamento del luogo. Tale passaggio è effettuato dalla polizia giudiziaria ma il più delle volte ad intervenire per prime sono le unità di soccorso – 118 SUEM. In entrambi i casi l’importanza di tale atto è uguale, c’è da dire però che nel secondo caso la mission è di salvataggio ed è inerente alla prevenzione della salute e non alla prevenzione del luogo. E qui l’attenzione ricade nel momento dell’evento soprattutto per quanto concerne l’alterazione delle prove. Cosa bisogna evitare nella scena del crimine? Calpestare le orme, ad esempio tracce di sangue, evitare di mescolare campioni di sangue, evitare di prendere il sangue con le mani durante le prove. Una serie di cose estremamente rilevanti ma che indubbiamente non si può pretendere siano sempre esaustive.  Ancora, evitare manovre superflue, ad esempio nel casi di decapitazione, incenerimento del 90%, decomposizione o putrefazione, recisione del tronco. È inoltre molto importante non perdere di vista il ruolo. Ciò significa che spesso avviene di ravvisare la morte del soggetto da parte del 118 e scoprire poi da parte del medico legale che tale soggetto respira ancora.

“Possiamo distinguere tre zone di sopralluogo – dice il dottor Cardamone – la zona interna, nella quale il pubblico non deve poter passare, la zona di attesa e la zona di deposito, nella quale fornire le prove tecniche”. Secondo la teoria dell’interscambio – Locard 1931 – il luogo e le cose si combinano tra loro. Avviene dunque che le tracce del reo si mescolano con le tracce della vittima e, ancora in ultima istanza, può accadere che lo scambio si unisca con la persona che interviene. Nel caso di ambienti interni si lavora per settori, e qui l’ultima cosa da vedere è il soggetto morto. Nel caso, invece, di ambienti esterni diverse son le strategie, e si parla di linee parallele. (Quando si è in poche persone si utilizza il metodo della ricerca per strisce). Per armonizzare in tema di autopsia, i compiti del medico legale sono meglio descritti nella raccomandazione nr. 3 del 2 febbraio 1999 adottata dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa.

V.D.

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