Lamezia, Commissione antindrangheta alla Progetto Sud con associazioni e antiracket, don Panizza: “Applicare leggi già esistenti”

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Lamezia Terme – “Siamo oggi a casa della Progetto Sud, al fianco a don Giacomo Panizza e al fianco di tutti gli operatori che si occupano di quella che, secondo me, è la vera antimafia dei fatti. Sappiamo bene cosa rappresenta. C’è un nuovo corso che si vuole dare e anche il fatto che la Commissione esca dai palazzi e vada nei luoghi simbolo, nel momento in cui c’è un attacco, è un cambiamento”. Spiega così, Arturo Bova, la decisione della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, di spostarsi e venire a Lamezia per intraprendere la prima di una serie di indagini conoscitive per approfondire le problematiche connesse al fenomeno criminale, e per lanciare anche un segnale di sostegno da parte delle Istituzioni.

Prima tappa a Lamezia, quindi, alla Comunità Progetto Sud che anche recentemente è stata vittima di alcuni danneggiamenti che hanno colpito la cooperativa delle “Agricole”. Un modo per rapportarsi alle realtà territoriali e regionali, e quindi confrontarsi oltre che con don Giacomo Panizza della Progetto Sud, anche con interlocutori come Libera, con il referente regionale don Ennio Stamile e la presidente dell’associazione Antiracket regionale, Maria Teresa Morano, per i “possibili interventi normativi a supporto delle realtà che hanno subito attacchi intimidatori, - hanno spiegato dalla Commissione - oltre che fare il punto sulla recrudescenza dei fenomeni malavitosi in danno di aziende, imprese sane, ma anche delle istituzioni”.

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“Si vuole dimostrare – ha spiegato il presidente Arturo Bova - che è finito il tempo in cui la politica si mantiene troppo a distanza o poco vicina alle realtà, e per questo stiamo cercando di fare ciò che è in nostro potere, e che alle parole seguono i fatti. Non c’è bisogno di eroi, perché bisogna fare il proprio piccolo quotidianamente. Progetto Sud è una impresa, un’azienda sana, quella che servirebbe davvero a questa Calabria. Vogliamo dare l’idea che si fa sul serio e da oggi inizia questo ulteriore percorso”.

Un percorso che, come ci ha spiegato don Giacomo Panizza, parte non dall’aggiungere quanto “da inverare le leggi già esistenti, dall’applicarle, e tradurle in una pratica attuale, intelligente di Calabria”. Quali interventi, allora? Don Giacomo ha parlato di case confiscate, “da vedere come democrazia partecipata da istituzioni e società solidale organizzata”, oppure pensando a percorsi nelle scuole, “non dobbiamo parlare solo di cose legate all’antimafia ma bisogna insegnare la legalità, parlare di cose legali, giuste”. “Discutere, quindi –ha concluso – di libertà, nella parola, nel lavoro, nell’accrescere il consenso sociale, nel parlare di temi rilevanti e fare sperimentazione di buone pratiche”.

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Proprio ieri, nella Prima Commissione regionale Affari istituzionali è stata approvata la proposta di legge “Interventi regionali per la prevenzione ed il contrasto della criminalità organizzata e per la promozione di una cultura della legalità e dell'economia responsabile": “nella quale è prevista anche una copertura notevole per determinati interventi, anticipando quelli che sono i provvedimenti nazionali. Una copertura – ha spiegato Bova – notevole, anche in riferimento all’accorato appello dell’associazione antiracket. Si parla 6 milioni di euro a fronte dei 500mila euro iniziali, che consente di intervenire in maniera concreta per le vittime di mafia, i testimoni di giustizia, gli imprenditori vessati, e in via sussidiari con una copertura di 2 milioni di euro a favore delle imprese, delle aziende, e delle cooperative che gestiscono i beni confiscati. Anticipando quelli che sono i provvedimenti nazionali”.

Claudia Strangis

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