Lamezia, ‘Cresco Calabria’: “I lavoratori dello spettacolo dal vivo chiedono maggiori sicurezze”

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Lamezia Terme – “In qualità di operatori teatrali, auspichiamo che la messa a regime del Sistema Teatrale Calabrese e l’applicazione della legge n.19 per la programmazione e lo sviluppo regionale dell'attività teatrale, sia uno degli obiettivi del futuro Governo regionale”. Così in una nota il coordinamento “Cresco Calabria”, che si è riunito al Tip Teatro per mettere in chiaro alcuni punti alla luce delle prossime elezioni regionali del 26 gennaio. “È necessario progettare – scrivono - le fondamenta per creare e sostenere la scena artistica calabrese. Per mostrare che anche in Calabria si produce buon teatro, buone pratiche, si innova. E per difendere lavoratori ed occupazione. E pensarci parte di una costellazione dove non solo gli operatori teatrali, ma ogni categoria di lavoratori e lavoratrici presente sul territorio regionale abbia a disposizione tutte le risorse necessarie per manifestare nel pieno diritto potenzialità e bellezza”. 

“Cresco Calabria” fornisce dati “in chiave di denuncia, circa lo stato dell’arte negli ultimi anni, e lancia un appello ai prossimi governatori regionali affinché sia finalmente riconosciuta dignità a tutti i lavoratori e lavoratrici dello spettacolo dal vivo”, chiedendosi “quali strategie verranno adottate per consolidare il Sistema Teatrale Calabrese in un'ottica di impresa?”. Premette “Cresco Calabria”: “Dal 18 maggio 2017 è operativa sul territorio calabrese la legge n.19 per la programmazione e lo sviluppo regionale dell’attività̀ teatrale: si tratta di una legge frutto del dialogo tra 35 Compagnie professionali del territorio e la Regione, un processo inconsueto di co-creazione per la storia del teatro Calabrese, che ha provato a riorganizzare e rilanciare, in accordo con l'Amministrazione Regionale, le attività dello Spettacolo dal Vivo. Viene approvato un Regolamento attuativo ed istituito un Registro Regionale del Teatro. La legge è pronta ed il Sistema Teatrale potrà camminare con le sue gambe. Cosa accade nei primi due anni di vita della nuova legge sul teatro? Il 28 dicembre 2018 viene pubblicato il Bando triennale 2018-2020 di sostegno alla Produzione, con una dotazione di 945.000 euro per l'anno 2018”. 

“Viene accolta – sottolineano - la domanda di 9 Compagnie professionali, su 11 richiedenti, per un contributo totale di 851.899,00 euro. Nel dicembre 2019 viene pubblicata la graduatoria dei finanziamenti relativi alla seconda annualità del triennio 2018-2020, riconosciuti per il sostegno alla produzione alle 9 Compagnie beneficiarie. Alla fine della seconda annualità, 2019, la Regione Calabria comunica che in base alle disponibilità finanziaria nei capitoli di spesa, i finanziamenti saranno pari a 549.333,51 euro subendo un taglio del 41,9% rispetto al 2018, e un taglio del 41,1% rispetto ai 932.397,51 euro richiesti dai 9 soggetti finanziati per il 2019. Il Bando Produzione è l’unico bando, a valere sull’articolata legge sul teatro, ad esser stato emanato, mentre sono congelate le altre voci previste: distribuzione; formazione; centri di produzione teatrale; festival; residenze teatrali; progetti speciali”.

“La Regione Calabria ha sbagliato i conti?” si chiede quindi “Cresco Calabria”. Che continua: “Il finanziamento complessivo attuato dalla Regione Calabria, nel biennio 2018/2019 è stato di 1.598.131,51 euro molto distante dai 5.500.000,00 euro della Regione Basilicata; 23.912.000,00 euro stanziati dalla Regione Campania; 18.900.000,00 euro della Regione Puglia; e 26.816.116,00 euro della Regione Sicilia. È evidente un divario tra l'entità dei finanziamenti accordati dalle diverse Regioni sopracitate allo Spettacolo dal vivo, in particolare al settore Teatro. Si compone un quadro in cui la Regione Calabria si colloca in fondo alla graduatoria. Tutte le Regioni, sono invece accomunate da una pratica consolidata di emanazione dei Bandi, quasi sempre a ridosso della scadenza del periodo di realizzazione previsto dai Bandi medesimi. Avviene spesso che i finanziamenti risultino decurtati, rispetto alla domanda iniziale presentata dalle compagnie. I mezzi economici, sempre più esigui, hanno alimentato un mercato in cui i lavoratori devono pagare per lavorare: teatri, sale prove, formazione, spese vive, prestazioni professionali mal retribuite. La tutela previdenziale è ridotta all'osso, la pensione è un miraggio. Inoltre, una burocrazia sempre più ossessiva e limitante, ha avviato un processo di metamorfosi in cui gli operatori, da artisti, sono diventati burocrati, nella necessaria e complessa attività di gestione dei Bandi”. 

“La costante irregolarità nell'emissione dei Bandi (unica risorsa finanziaria a sostegno della progettualità dei Singoli e delle Compagnie) – concludono - impedisce agli operatori di avviare strategie progettuali sistematiche, così che le attività risultano irregolari nel ritmo di ideazione e realizzazione. I ritardi nell’emissione dei bandi e i pochi fondi investiti, si ripercuotono anche sul piano nazionale generando ripercussioni sull'ottenimento dei riconoscimenti ministeriali. Nel triennio 2018-2020 il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) ha assegnato alle imprese teatrali calabresi solo lo 0,2 % circa del totale a disposizione e non per assenza di compagnie meritevoli. Infine, il ritardo nei pagamenti e/o la decurtazione dei medesimi rispetto alle assegnazioni originarie, costringe le Compagnie a lavorare sempre sul debito”.

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