di Maria Arcieri.
Lamezia Terme - Sono 150 le famiglie in condizioni di disagio e la Caritas si è sempre occupata di provvedere ai loro bisogni. La parrocchia è quella di San Raffaele. Dal mese di settembre l’Agea, agenzia per le erogazioni in agricoltura, non potrà più inviare i pacchi con gli alimenti. “Da quattro anni è precipitata molto la situazione delle famiglie in difficoltà” racconta Alda Cabella medico in pensione, nata a Piacenza e referente della Caritas di S.Raffaele e del centro di ascolto diocesano da venti anni. Sul territorio c’è una seria difficoltà perché verrà bloccata la distribuzione degli alimenti a 150 famiglie. Su un quaderno la dottoressa sfoglia le pagine con i nominativi delle persone e spiega che hanno perso il lavoro. La parrocchia comprende le zone di Scinà e via del Progresso, sono quasi settemila persone.
“All’inizio - racconta - c’era un po’ di diffidenza verso di noi, poi hanno capito che qui era come un confessionale e che quello che si raccontava non usciva mai. C’è una percentuale di persone che ha sempre vivacchiato con il lavoro in nero e altre che erano benestanti. La raccolta di offerte proviene dalla donazione per la santa messa e anche dagli spettacoli per la festa di San Raffaele. Ma non basta. Molti di loro sono passati da una situazione di benessere a una di bisogno, alcuni si vergognano a ritirare i pacchi e dobbiamo lasciarli alle suore. Alcuni hanno il frigorifero vuoto e non lo ammettono per pudore. Ma i volontari riescono a scoprirlo e a riempirlo. “Io spesso e volentieri torno a casa con lo stomaco a pezzi”, dice Cabella con gli occhi pieni di lacrime. “Sono cresciuta con la mentalità di aiuto verso il prossimo e la mia famiglia ha lavorato sempre nel sociale”.
Le volontarie della Caritas si rivolgono con le email alle aziende per poter fare la raccolta davanti ai supermercati. Ma finora solo in pochi hanno dato la disponibilità a utilizzare gli spazi. Il parroco don Giuseppe Montano provvede quando gli è possibile a pagare loro le bollette. “Chi non ha fame, non crede a chi ha fame” dice una volontaria Caritas mentre mostra i luoghi dove ci sono scatole con solo alimenti e indumenti e dove alcune persone fin dal mattino cercano di trovare quello che gli serve. “E’ una selezione attenta quella che vede le persone che ricevono dai privati e dall’Agea i pacchi con il necessario.
Quattro anni fa erano 50, massimo 60, ora sono triplicate. Le persone sono selezionate con il modello Isee, e devono anche fare un colloquio sulla loro situazione economica. Le volontarie hanno anche la collaborazione delle suore dell’Ordine, “Maestre di Santa Dorotea, suor Antonietta, la responsabile suor Lucinia, e suor Giovanna. Agea è l Ente del Ministero delle Politiche Agricole che invia gli alimenti che distribuiscono le aziende. “E in questo ultimo anno ha fornito molto meno perché la documentazione è ferma a quella di due anni. Prima - dice la referente - L’Agea richiedeva alla diocesi e questa alle parrocchie, i documenti per essere a conoscenza degli indigenti. Ora c’è un fermo da parte dello Stato e dell’Europa per inviare i fondi. Noi come Caritas abbiamo messo in evidenza questo aumento di famiglie in stato di disagio. E c’è anche la raccolta dei privati e davanti i supermercati, però non è sufficiente quello che ci danno. Se a settembre i prodotti Agea non arriveranno i nostri mezzi sono limitati e non ce la facciamo a reggere. Non abbiamo mai dato le priorità se era marocchino o rom ma abbiamo sempre guardato le condizioni di vita".
“Chi ha le cose superflue nel carrello, passa dritto e non ci guarda neanche perché cancella quello che li circonda”. Racconta una volontaria quando fa la raccolta davanti i supermercati.” Chi esce con poca spesa è sempre quello che dona gli alimenti”.
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