Lamezia, Enel rescinde contratto con il Comune: si passa in regime di salvaguadia con maggiori costi per l’Ente

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Lamezia Terme - "Dall’inizio di maggio la fornitura del servizio di energia elettrica negli oltre quattrocentocinquanta punti luce del Comune di Lamezia Terme è attiva in regime di salvaguardia.

Ci si potrebbe chiedere dov’è la notizia se non fosse che questo comporta da un lato un esborso di gran lunga maggiore del costo della fornitura e dall’altro certifica le difficoltà finanziare, di gestione, organizzative del Comune che non sono venute meno con la gestione commissariale.

In sostanza è accaduto che di fronte al mancato pagamento della fornitura di energia elettrica ad Enel, la società ha rescisso il contratto e poiché un Comune non può essere privato del servizio, lo stesso è entrato in automatico nel servizio di salvaguardia, ricevendo le bollette della luce da parte di un fornitore terzo non scelto dal Comune e che per la Calabria è Hera.

Per la normativa vigente l’attivazione del servizio non prevede la sottoscrizione di un contratto e poiché usufruiscono di tale regime soprattutto enti,imprese con difficoltà finanziarie, il maggior fattore di rischio corso dagli esercenti la salvaguardia è remunerato con un sovrapprezzo, definito da un parametro che varia regione per regione e che di fatto costituisce una sorta di penale per essere rimasti senza contratto.Al solito questo sovraprezzo (al netto di  oneri di rete accise e IVA)è il più alto in assoluto in Calabria, 85€ per megawattore contro i 16€ della Lombardia.

In soldoni, e non è un eufemismo, significa che per le casse del comune essere serviti di energia elettrica in regime di salvaguardia rappresenta l'ultima spiaggia per la fornitura e si tratta, purtroppo, di una spiaggia che, dal 1° di maggio, costa molto caro alla nostra cittàse si considerano gli elevati consumi di energia di tutti i servizi e immobili comunali, un esborso almeno doppio rispetto ai parametri Consip.

Ci sono poi gli aspetti gestionali, organizzativi, di efficienza che si intravedono sullo sfondo e che non riescono a trovare un punto di approdo fermo.

Per arrivare al regime di salvaguardia ci saranno stati certamente tentativi della società di arrivare a transazioni, compromessi, rateizzazioni sull’insoluto che evidentemente sono stati ignorati.

Se finire nel mercato di salvaguardia può essere facile, la fuoriuscita dallo stesso potrebbe essere più complicata del previsto. Il Comunepotrebbe trovarsi nella spiacevole situazione di vedersi rifiutare l'ordinativo da parte del nuovo fornitore, o meglio il nuovo fornitore potrebbe non dar seguito all'ordinativo di fornitura nutrendo dubbi, visto i trascorsi, sulla capacità di Lamezia di rispettare le scadenze delle bollette, preoccupato per la qualità del credito che andrà a maturare.        

Il fornitore è infatti legittimato a non dar seguito all'ordinativo se questo non è accompagnato da sufficienti garanzie che esonerino il fornitore entrante da eventuali rivalse da parte del fornitore uscente.

L’esito finale potrebbe essere che il Comune rimanga nell'inferno della salvaguardia, continuando a pagare cifre esorbitanti per l'energia elettrica perché è di difficile comprensione pensare che è possibile pagare bollette doppie quando non si è riusciti a pagare prezzi di gran lunga inferiori.

Bisogna comunque ricordare che avere un costo dell'energia superiore ai parametri stabiliti dalla Consip costituisce, ai sensi della legge n. 135/12, illecito disciplinare, ed è causa di responsabilità amministrativa per danno erariale facilmente quantificabile nello spread tra il costo precedente e quello attuale.

Fin qui i fatti. Adesso alcune considerazioni. In genere un Comune che non riesce afar fronte alle spese correnti, e quelle di elettricità lo sono, ha un solo destino. Dicano i commissari se è questa una conclusione possibile o se è l’ennesimo atto di sciatteria amministrativa cui non si riesce a trovare rimedio.

C’è poi il tema delle responsabilità. Sarebbe spiacevole che la ciclica, scontata, riproposta dell’emergenza che vive la città non faccia emergere le responsabilità rispetto a tale situazione. Ci sono gli organismi di controllo nel Comune, i revisori dei conti, gli organismi di valutazione, hanno qualcosa da dire?

Il regime commissariale non è una sospensione della democrazia tout court, ma solo di quella rappresentativa. E la democrazia prevede che ci sia sempre una minoranza, una opposizione, ma anche dei semplici cittadini, delle associazioni di rappresentanza, i sindacati, e perché no, i giornalisti, che dovrebbero avere un legittimo interesse a evidenziare ciò che non appare corretto, legittimo, ovvero che non risponde agli interessi generali nell’amministrazione della cosa pubblica affinché tutto, nell’ansia dell’emergenza, non passi in secondo piano".

Claudio Cavaliere

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