Lamezia, incontro su sanità al Comune: ribadita volontà di includere ospedale cittadino in nuova azienda sanitaria di Catanzaro

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Lamezia Terme - Si discute ancora del futuro del presidio ospedaliero Giovanni Paolo II, in vista della fusione fra Mater Domini e Pugliese-Ciaccio, nell’incontro indetto dal Comitato Salviamo la Sanità del Lametino, da Cittadinanzattiva e dal Comitato Malati Cronici. All’incontro, tenutosi nei locali del Comune alla presenza del Commissario straordinario Alecci, hanno aderito formalmente  tutti i sindaci del comprensorio ad eccezione di quello di Conflenti - tuttavia fisicamente presenti solo un numero ristretto, fra cui il sindaco di Platania Michele Rizzo e inizialmente il sindaco di San Mango d’Aquino Leopoldo Chieffallo.

Cuore dell’incontro l’intervento del consigliere regionale Tonino Scalzo, foriero di novità rispetto ad una situazione ormai a tutti nota, che vede il rischio sempre più tangibile del verificarsi di una situazione in cui, come ricordato sia da Panedigrano che da Lentidoro, “si avrà un’area centrale della Calabria con cittadini di serie A e di serie B”, cioè con un servizio sanitario di livello diverso, causa il progressivo e inesorabile smantellamento del presidio lametino che non potrà sopravvivere di fronte alla creazione ad alcuni chilometri di distanza di una realtà da 800 posti letto e con 64 diversi servizi, grazie alla quale Catanzaro dovrebbe assorbire da sola “il 90% dei posti letto previsti a livello regionale”.

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Prova a dare una risposta proprio Scalzo, il quale avrebbe proposto in consiglio regionale l’inclusione del Giovanni Paolo II nel processo di fusione fra Mater Domini e Pugliese-Ciaccio, non solo rispetto alla possibile creazione del cosiddetto “Trauma Center”, ma in quanto già da più di dieci anni sede di un Polo Universitario afferente all’Università Magna Graecia di Catanzaro, in rapporto alla quale si sta discutendo e avviando un processo di integrazione con le preesistenti realtà ospedaliere catanzaresi, che dovrebbe quindi di regola includere anche Lamezia. Questa posizione di Scalzo, da lui definita “difficilmente contestabile”, avrebbe incontrato l’opinione favorevole del Rettore e una qualche apertura da parte dei colleghi.

“Non è accettabile che si ricorra a protocolli d’intesa fra i singoli Dipartimenti e i reparti per regolare il processo d’integrazione: occorre una Legge regionale che certifichi esattamente cosa si fa. Fatta la Legge si lavorerà ad un testo che farà il suo iter, ma un testo che non avrà questo tipo d’impostazione – dichiara Scalzo riferendosi al ruolo di Lamezia – non solo non lo firmo, ma neppure lo voto in consiglio.” Per riuscire nel suo intento Scalzo conta di avere l’appoggio di alcuni colleghi - forse Ciconte ed Esposito - ma l’esito della sua presa di posizione, che pure si attende foriera di risultati, è ancora da verificarsi.

Giulia De Sensi

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