Lamezia, incontro sul "rischio idrogeologico del territorio calabrese"

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Lamezia Terme – “Le leggi degli uomini possono essere aggirate ma non quelle della natura”. È così che ha documentato, nel suo intervento, il Geologo e ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche Carlo Tansi, (già direttore della Protezione civile regionale). Lo ha fatto nel convegno ‘Il rischio idrogeologico del territorio calabrese’, organizzato dal Rotary club Lamezia nel museo diocesano, incentrato sull’attuale tema del rischio idrogeologico nelle diverse aree della Calabria. Tansi ha illustrato la cronistoria geologica della Calabria chiarendone quindi le origini. Si è trattato di un lungo percorso, “iniziato quando la Calabria era attaccata alla Liguria, poi alla Corsica e alla Sardegna, seguitamente sommersa dal mare per poi formarsi definitivamente sollevandosi con altri movimenti freatici, dalle acque sviluppando così tutte le sue città e i suoi territori che conosciamo oggi”. “E sono stati tutti questi movimenti e fratture - ha chiarito - a generare l’elevata sismicità della Calabria”. “Il contatto terra-mare e altre zone - ha proseguito - lo si evince da alcuni fossili marini trovati sul monte Mancuso, nonché il ritrovamento in Calabria, Sardegna e Liguria di altri frammenti di pietrisco del tutto uguali”.

Nel proseguire l’intervento Tansi ha ammonito che, “Il 100 per cento dei comuni italiani sono a rischio idrogeologico”. “Le cause - ha rimarcato con forza - sono da riscontrarsi nel progressivo abbandono delle campagne e delle montagne, ormai semideserte; perché, l’abbandono dei territori genera le frane, allo stesso modo accade con i fiumi cui, la mancata pulizia degli alvei genera le inondazioni, senza contare del negativo fenomeno dell’abusivismo”. “Pulire i fiumi eliminandone il materiale in eccesso - ha aggiunto - è il continuo grido di allarme, ‘spesso inascoltato anche dalle Istituzioni’, che lancio”. L’incontro è stato moderato da Domenico Galati (presidente Rotary club cittadino) che ha evidenziato come, “la situazione della nostra regione è molto seria e sono vivide in noi le immagini di passate tragedie, come la frana di Cavallerizzo, e non ultima quella del 4 ottobre 2018 a San Pietro Lametino dove persero la vita una donna e i  suoi due suoi bambini”. “Pertanto dobbiamo adoperarci ed evolverci alla cultura della prevenzione”. Dello stesso avviso sono stati gli interventi del Geologo Antonio Santoro, dell’ingegnere Gerlando Cuffaro e dell’architetto Giuseppe Macrì. L’evento è stato invece introdotto da Pietro Moraca (commissione ambiente Rotary) che ha elogiato il lavoro degli “eroi” della protezione civile nelle situazioni di rischio idrogeologico. “Non serve mettere le ‘pezze’ a un danno - ha puntualizzato - ma è necessario un monitoraggio continuo del territorio”. Le conclusioni sono state affidate all’intervento dell’ingegnere Salvatore Rotundo inerenti il tema ‘dell'ammodernamento e dell’informatizzazione del sistema della Protezione Civile della Regione Calabria’, “piani di progettazione che devono essere portati avanti e non devono rimanere nei cassetti”.

Francesco Ielà

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