Lamezia, la proposta del geologo Riga: "Sms e sirene per avvisare i cittadini in caso di allerta meteo rossa"

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Lamezia Terme - “Quel giorno stavo seguendo la perturbazione tramite il satellite ed era impressionante, già dal pomeriggio si capiva che qualcosa stava cambiando e che di sicuro non poteva trattarsi più di un’allerta gialla”. Il geologo Giulio Riga commenta quel tragico pomeriggio del 4 ottobre, quando la furia del maltempo ha strappato tre giovani vite a San Pietro Lametino, quelle di mamma Stefania e dei piccoli Christian e Nicolò. L’hinterland lametino è stato letteralmente piegato da un quantitativo di pioggia inimmaginabile. Alla disgrazia si sono aggiunti danni e disagi tali da portare la Regione a chiedere nell’immediato lo stato d’emergenza. Si fa la conta dei danni, come sempre dopo che accadono i fatti, e si ispezionano fiumi e torrenti, si inizia a fare pulizia, quella che deve essere fatta annualmente, non solo dopo la tragedia. La situazione più critica è stata registrata, nei giorni dell’alluvione, proprio al torrente Cantagalli, il cui alveo è sempre stato ostruito da una fitta vegetazione e da un accumulo di materiali di ogni tipo. I ragazzi della cooperativa Malgrado Tutto stanno in questi giorni effettuando pulizie su tutti i bacini idrici dislocati nel territorio comunale per mitigare il più possibile il rischio esondazione, soprattutto in previsione dell’inverno, dal Canne al Piazza. “È necessaria una forte campagna di prevenzione sul territorio” ha affermato il geologo Riga a il Lametino.it. “Dopo aver pulito i corsi d’acqua dalle piante che diminuiscono il volume della portata in previsione dell’inverno, sarebbe inoltre il caso di verificare, con un’indagine puntuale, tutti i ponti nei pressi dei torrenti, quelli che ogni giorno vengono attraversati anche dai pullman delle scuole che partono dalle frazioni montane dove insistono frane, come ad esempio da San Mazzeo a Lamezia oppure nei territori di Acquadauzano o Acquafredda”. 

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Secondo il geologo Riga, la prevenzione andrebbe programmata annualmente con delle vere e proprie campagne, senza lasciare nulla al caso. “Qualche anno fa – ricorda – a monte della ferrovia, avevo individuato una zona dove l’acqua del Cantagalli aveva eroso l’argine portando alla luce un tubo della fogna che se si fosse rotto si sarebbe riversato in mare. Dopo la segnalazione fu riparato, ma i controlli devono essere effettuati costantemente, non solo a valle ma anche a monte per la fitta vegetazione”. Per il geologo Riga, sarebbe il caso di mettere mano urgentemente al sistema di allertamento meteo nazionale. Ritornando al nubifragio del 4 ottobre infatti aggiunge: “Come è stato detto e ridetto, è un sistema che va modificato. Già da quel pomeriggio – ha affermato ancora – si capiva che non sarebbe stata un’allerta gialla ma arancione o rossa, che la situazione stava evolvendo, che i venti andavano verso nord. E’ in quei momenti che diventa necessario avvertire la popolazione, soprattutto quelle delle frazioni. Potrebbe essere utile un sistema di sirene che partano dal Comune, proprio come quelle previste in caso di Tsunami – fa presente il geologo – o tramite delle app che inviano nell’immediato sms d’allerta agli abitanti, affinché non si allontanino dalle loro abitazioni. Prevedere delle sirene non ha costi eccessivi, fermo restando che si dovrebbe innanzitutto puntare su piani d’emergenza da attuare e sulle campagne di prevenzione. Il piano della protezione civile deve essere divulgato alla popolazione, ma in realtà non sanno nemmeno dove si trovano i punti di raccolta”.  

ponte-delle-grazie-curinga-maltempo-51018_cdff8.jpgCrollo Ponte delle Grazie a Curinga

Se infatti sul sito del Comune e nelle diverse zone della città è stato predisposto il piano di protezione civile, gli abitanti non sanno ancora come comportarsi praticamente in caso di calamità naturali. Il geologo Riga fa anche l’esempio dei terremoti che ultimamente stanno insistendo su tutta la Regione. “Il punto è che andrebbero fatte periodicamente delle esercitazioni divulgando il piano, soprattutto nel territorio del lametino che a causa del patrimonio edilizio e delle tante case abusive presenti il rischio resta alto. Quando accadono tragedie come queste – evidenzia infine – tutti, soprattutto i politici, affermano che sono cose che non dovranno accadere più, ma poi si tende a dimenticare tutto. È accaduto con il Raganello e si spera non accadrà dopo i fatti di San Pietro Lametino. Bisogna sin da subito rimboccarsi le maniche”.

Alessandra Renda

Bivio-Palazzo_-allagato_5-ottobre2018_3_1ed06.jpgBivio Palazzo allagato

 

 

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