Lamezia, la storia di Volodymyr e Arseniy: i ragazzi in fuga dall'Ucraina e oggi studenti dell'Einaudi

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Lamezia Terme - "Sono qua da pochi giorni e sono ancora disorientati. Arrivano, come si può comprendere, da una situazione drammatica e hanno bisogno prima di tutto di ritrovare serenità e amore". Victoria Dovhalenko è una ragazza ucraina a Lamezia da oltre dieci anni, fa la mediatrice culturale e si occupa anche di ristorazione. È lei ci guida alla conoscenza di Volodymyr e Arseniy Kozak, 16 e 14 anni, alunni presso l'Istituto professionale "Einaudi" diretto da Rosanna Costantino che ci accoglie sottolineando "il valore sociale che in questo momento riveste ogni iniziativa d'accoglienza di questi ragazzi che fuggono dal conflitto. Sono arrivati adesso con la didattica naturalmente avanzata, ora è importante apprendere le prime nozioni di italiano e poi verrà il resto". A farci da guida anche il professor Roberto Panzarella volto noto in città e conosciuto nel mondo dello sport.

A Lamezia, sono tanti i ragazzi ucraini nelle scuole. Qui, come sono stati accolti questi due fratelli?  

"I ragazzi - ci dice Victoria, che insegna loro italiano - hanno avuto una buona accoglienza dai compagni di classe, dai professori, soprattutto la massima comprensione da parte di tutti. Loro sono ancora un po' chiusi, introversi verso questa nuova esperienza. Si trascinano ancora tanta paura, ansia, tristezza e insicurezza. Mi auguro che col mio aiuto queste paure pian piano svaniscano. Oggi siamo riusciti ad avere una conversazione, ad avere un certo interesse verso la lingua italiana, riuscire a scrivere, riuscire comunque a farli partecipare a qualsiasi attività che facciamo a scuola. Si aprono piano piano, fanno domande, al contrario del primo giorno che non facevano niente. Il fatto che iniziano a parlare è già un passo gigante".

Da dove arrivano e cosa hanno raccontato della loro esperienza?

"Loro arrivano da Lutsk nella parte ovest dell'Ucraina. Il più grande, Volodymyr frequentava un collegio e il piccolo, Arseniy andava a quella che in Italia è paragonabile alla Terza media. Studiavano, facevano la loro vita normalissima. Poi, le sirene e l'allarme tutti i giorni. E così hanno deciso di abbandonare quello stato di paura e venire qui. La mamma aveva una conoscente, un'amica che li ha accolti a casa sua molto calorosamente e quindi sono arrivati qua".

Cosa fa il loro papà?

"Non è in guerra. Anche se gli uomini come è noto non possono lasciare il Paese. Il loro papà è impiegato in un'impresa di pulizia ed è rimasto lì".

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Il fatto che siano fratelli li aiuta?

"Si, tantissimo. Si supportano a vicenda, hanno due anni di differenza, sono quasi coetanei. Per loro questo è un vantaggio. Essere qui in compagnia li aiuta molto".

Dopo la scuola come trascorrono il pomeriggio?

"Lo trascorrono a casa. Fanno quello che fa ogni adolescente. Certo, non è facile stare sui libri. Sono in contatto con qualche amico in Ucraina, utilizzano videogiochi. Adesso che pian piano andiamo avanti, gli farò fare un po' di compiti a casa così qualcosina la faranno".

Invece lei, Victoria, come è arrivata a fare la mediatrice culturale?

"Guardi, questo non è nemmeno il mio primo mestiere. Mi occupo di ristorazione. Questa è la mia primissima esperienza come mediatrice. Ho accettato di stare accanto a questi ragazzi per una questione personale, umana. Perché comunque sono tantissimi anni che faccio volontariato, abbiamo fatto anche la raccolta di beni, ed ero una dei soci. Questo certo non è volontariato ma a livello umano è come se lo fosse, soprattutto dopo che ho vissuto io sulla mia pelle quando sono arrivata qui. Anche se in circostanze diverse perché sono venuta qui volontariamente. Ma all'inizio la situazione mia a scuola era la stessa, identica. Ho fatto tre anni di Ragioneria e tre anni qui in questo Istituto alberghiero".

Qual è l'auspicio per il futuro prossimo?

"Sinceramente i pensieri sono veramente tanti e vanno alle persone che vivono lì e a quello che lì subiscono. La mia famiglia, la loro famiglie, tutte le nostre famiglie sono in ansia. È un dramma. Noi facciamo quello che possiamo, cerchiamo di aiutare. Se possiamo dare una mano la diamo in tutto. La comunità ucraina è veramente grande, ci sono tante persone ucraine qua che aiutano e i lametini, e in generale tutti i calabresi, ci hanno accolto bene. Hanno dato e stanno dando una risposta impressionante tra raccolta beni, donazioni e partecipazione. E di questo siamo davvero grati".

A. C.

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