Lamezia: Mangiardi, Bentivoglio e Napoli raccontano agli studenti le loro storie di coraggio

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Lamezia Terme - “Il nostro dito puntato nelle aule dei tribunali contro i malavitosi è più potente delle loro pistole”. E Rocco Mangiardi, commerciante lametino nel settore autoforniture, tempo fa l’ha fatto, diventando così “una persona libera. E non c’è niente di più bello”. Mangiardi parla a cuore aperto agli studenti dell’Istituto “Saverio Gatti” nell’incontro “Storie”, organizzato dall'associazione “Risveglio Ideale” in collaborazione con l'associazione “Lamezia Muse”, ultima tappa di un percorso itinerante in diverse scuole del circondario lametino e non solo, per far conoscere ai ragazzi storie di vita vera dalla bocca degli stessi protagonisti, che con grande forza hanno detto no. Come Mangiardi, appunto. Che comunque non è il solo. Accanto a lui, a raccontarsi nel dibattito introdotto dai saluti della dirigente scolastica Margherita Primavera e moderato da Valentina Tedesco di “Lamezia Muse”, ci sono infatti il commerciante reggino di articoli prima infanzia e sanitari Tiberio Bentivoglio e l’ex parlamentare Angela Napoli, presidente di “Risveglio Ideale”. Tre vite sotto scorta. Tre esempi di coraggio, “abituati a fare i nomi in pubblico e a camminare a testa alta”.

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“Nel 2006 sono venute da me delle persone – esordisce Mangiardi – dicendomi che per il bene della mia famiglia e della mia attività avrei dovuto dare un pensierino allo “zio” Pasquale. Si trattava del boss Pasquale Giampà, poi pentito. Mi hanno quantificato il pensierino: 1.200 euro al mese. Ma per dare loro questa cifra, avrei dovuto licenziare un padre di famiglia. E con i miei soldi non si uccide la gente, ma si pagano gli onesti lavoratori. Ho deciso quindi di denunciare, perché è il silenzio che moltiplica la loro forza. Ho avuto molta paura. È umano. Però, è ovvio che se avessi pagato, avrei perso la mia attività. Ho messo su un piatto della bilancia la paura; sull’altro, la mia vita, gli affetti, la dignità e la fede. E questo piatto è risultato più pesante”.

Altrettanto terribili i momenti vissuti da Bentivoglio, bersaglio anche di un tentato omicidio, con tre, dei sei proiettili esplosi, andati a segno nella schiena. Quando il commerciante reggino nei primi anni Novanta decide di ingrandire la sua attività arrivano i guai. Bentivoglio riceve “la visita di un affiliato alla cosca Libri”. Ma il commerciante è fermo: “Ho detto no. La denuncia è un atto di democrazia, che rende liberi. Perdere la dignità è la cosa più brutta. Sono stato punito più volte. Diversi eventi dolosi hanno distrutto più volte il mio negozio, ma ho resistito, per ripartire”. Poi, il capitolo processi, durante i quali Bentivoglio è stato destinatario di varie minacce, dalla busta con i proiettili al gatto ucciso e lasciato davanti all’ingresso del negozio. Ma Bentivoglio, come Mangiardi, non si arrende.

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Angela Napoli è entrata nel mirino per le sue battaglie contro le cosche. C’era un piano della criminalità per eliminarla: a Roma, un’auto imbottita di esplosivo doveva farla saltare in aria.  Ma la prontezza di un agente che abitava nel suo stesso palazzo, che notava quella macchina estranea, impedendo così all’ex parlamentare di rientrare a casa, ha salvato la vita di Napoli e quella della scorta. “Bisogna conoscere queste storie per non imboccare il sentiero sbagliato. Mantenete i piedi per terra. Non piegatevi mai. Camminate sempre sulla strada della legalità” dice Napoli ai ragazzi. Alla fine dell’incontro, è stato piantato un albero nel giardino della scuola con i carabinieri del gruppo forestale, per realizzare così il progetto per l'ambiente “Il mondo visto da un albero”. 

Giuseppe Maviglia 

 

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