Lamezia, riconsacrata dopo i lavori di ristrutturazione la Chiesa del Rosario

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Lamezia Terme - Riapre al culto la parrocchia del Rosario dopo la conclusione dei lavori per la sua ristrutturazione muraria iniziati nel 2020 in occasione del 50° anniversario della Parrocchia. “Opere di rifacimento che sono state necessarie per adeguare e rendere la nostra parrocchia più bella e sicura”, aveva spiegato il parroco Don Isidoro Di Cello. La sua attesa riapertura al culto dei fedeli, preceduta dai momenti di preparazione svoltisi rispettivamente il 27 con l’adorazione eucaristica e il 28 aprile con le preghiere eseguite assieme alle reliquie, ex corpore, dei beati Carlo Acutis (un capello), Don Francesco Mottola (frammenti ossei) e suor Elena Aiello (frammenti ossei), poi poste durante la riconsacrazione sotto l’altare. Il rito di riconsacrazione, che ha riguardato sia l’interno e sia l’esterno della chiesa, è stato eseguito da Monsignor Schillaci, (nominato nei giorni scorsi Vescovo di Nicosia (Enna) ma che rimarrà ad amministrare la diocesi lametina sino all’arrivo del nuovo Vescovo, con il titolo di: ‘Mons. Giuseppe Schillaci Vescovo, amministratore apostolico della diocesi di Lamezia Terme’).

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Il momento della riconsacrazione ha, dunque, ‘nuovamente inaugurato’ l’intero edificio. Un rito reso necessario in seguito ai suoi lavori di ristrutturazione interni ed esterni, concretizzando anche nuovi arredi sacri per la chiesa (ambone, altare, tabernacolo…). Così, il suggestivo momento liturgico ha preso il via seguendo le sue diverse tappe. Si è iniziato con la consegna dell’edificio da parte dei presbiteri, concelebranti, ministri e maestranze varie all’amministratore apostolico della diocesi che, entrato nell’edificio, si è recato, dopo che la nuova chiesa è stata incensata, dapprima in processione al Battistero per poi provvedere ad aspergere con l’acqua benedetta, in ricordo del Battesimo, l’assemblea e le pareti dell’edificio. Mons. Schillaci, dall’ambone, da lui stesso benedetto, ha formulato con il lezionario in mano: «Risuoni sempre in questo luogo la parola di Dio; riveli e proclami il ministero pasquale di Cristo e operi nella Chiesa la nostra salvezza».

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Si sono poi susseguiti altri momenti con la lettura dei Salmi e di preghiera proseguiti poi nella messa che ha seguito il suo regolare cursus con altre letture, canti e l’acclamazione del Vangelo e l’omelia di Mons. Schillaci: “Questo significativo momento è una grande gioia per me, perché mi ha fatto pensare che la vita riserva sempre delle sorprese, infatti, dopo che Mons. Domenico Picchinenna ha consacrato la prima volta questa chiesa il 28 settembre 1968, ha anche ordinato me sacerdote. Ma ora - ha proseguito - tocca a me riconsacrarla”. Il messaggio di Schillaci si allarga anche ai giovani, futuri rappresentanti della società, che meritano di essere ascoltati: “Perché portano freschezza alle nostre comunità, ma, l’ascolto, aggiunge, deve coinvolgere tutti anche chi è più lontano, perché è così che vuole il Signore. Dunque - conclude - seguiamo il Signore è lui che ci chiede di farlo, con amore, speranza e fiducia”. Sì è poi proceduto al canto delle litanie dei Santi, cui sono stati aggiunti i tre beati (il giovane Carlo Acutis, Don Francesco Mottola e Suor Elena Aiello), le cui reliquie, portate da un ministro, sono state collocate sotto l’altare, preparato al momento: ‘Mensa e roccia viva nonché sepolcro dei martiri’, accompagnate dal canto della preghiera di dedicazione.

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Altri fondamentali riti hanno continuato la funzione della dedicazione, stanti nell’unzione con l’olio crismale, portato da un ministro, dell’altare e delle pareti, l’incensazione con il turibolo (l’incensiere) di altare, fedeli, pareti, e, da parte dei ministri, anche dello stesso Mons. Schillaci, con i ministranti che hanno asperso con delle pezzuole la superficie vuota dell’altare per prepararla, come per celebrare messa, ponendovi una tovaglia candida, fiori, candelieri e quant’altro. Mentre Mons. Schillaci con la candela, quale cero Pasquale, consegnatagli dal diacono e portato da un Accolito già predisposto nei riti iniziali presso il fonte battesimale, ha continuato la cerimonia che ha visto l’illuminazione a festa dell’altare e della chiesa. Infine, la liturgia è proseguita con il riponimento del Santissimo Sacramento, dopo la sua esposizione, nel tabernacolo. Don Isidoro ha espresso le sue felicitazioni per questa giornata di ‘festa’ non mancando di esprimere gratitudine a Mons. Schillaci, ringraziandolo per la riconsacrazione, augurandogli: “Le migliori felicitazioni per la missione che andrà ad intraprende a Nicosia”. Altri ringraziamenti li ha espressi all’affetto dei fedeli, di operatori e maestranze varie che hanno permesso la realizzazione di questi lavori, “nonostante le difficoltà riscontrate in questo particolare periodo e nonostante siano ancora necessari altri lavori di adeguamento come nell’oratorio”. Un plauso finale dei fedeli ha concluso la cerimonia di riconsacrazione.

Francesco Ielà

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