Lamezia ricorda Gianni Lucchino a dieci anni dalla scomparsa

ricordo-lucchin-lamezia1-foto-2019.jpg

Lamezia Terme - Occhi lucidi, interventi accorati segnati da un impegno condiviso e spirito di comunità nell’incontro cittadino per ricordare, a 10 anni dalla prematura scomparsa, Gianni Lucchino, figura storica della sinistra lametina, assessore durante l’amministrazione Speranza, da sempre in prima linea nelle battaglie politiche che hanno segnato la vita della città di Lamezia. Ma anche e soprattutto grande “uomo d’ascolto”, come lo ha definito il parroco di San Domenico nell’omelia della celebrazione in suffragio che ha preceduto l’evento, e come riportato da Daniela Grandinetti, “che ha trasformato l’ascolto in impegno, e l’ha fatto per la comunità in cui viveva. Sono tutti valori che forse abbiamo perso - aggiunge - e che sarebbe giusto ritrovare.” A questo sembrano tendere le tante e importanti testimonianze di amici e compagni di strada, capaci di trasformare la propria memoria individuale in autentica memoria collettiva. Ad introdurle la voce di Salvatore D’Elia che legge un’intervista fatta a Lucchino da Francesco Caligiuri nel 2005, nella quale pure emerge una storia personale che diventa storia di un’intera comunità, dall’unificazione dei tre comuni, alle lotte nate sull’onda lunga del ’68, all’assassinio di Adelchi Argada e allo strapotere della destra, fino all’impegno in consiglio comunale. Poi al microfono si alternano le voci di Mimmo Rizzuti, Tonino Perna, Nicoletta Arcuri, Franco Sesto, Saveria Sesto, Gianni Speranza, Rosa Tavella, Francesco Grandinetti, Italo Reale, Mario Magno, Stefania Scalzo.

incontro-lucchino-lame10119.jpg

Emerge semplicemente la figura di un uomo concreto e positivo capace di trasporre il pensiero e gli ideali più nobili in azione. Speranza ne ricorda la “grande capacità di governo dietro la quale c’era un disegno, una visione ideale”, la Sesto ricorda il suo ruolo virtuoso come responsabile dell’ente Fiera, un impegno preso in modo speciale di cui purtroppo non resta nulla se non la memoria. La Tavella e Reale si concentrano sul piano degli affetti e dei rapporti umani nati e cresciuti facendo politica, con un pizzico di rimpianto, vista la loro carenza negli ambienti del presente. Magno rimpiange la sua capacità di mediazione che sarebbe attualmente preziosa, Perna semplicemente ne ricorda il sorriso sottolineando come il semplice fatto di parlarne fra amici sia “una forma di risurrezione”. Intanto arrivano fra gli altri i saluti a distanza del Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Bianchi e del già Rettore Unical La Torre, che si uniscono con naturalezza alle altre voci, in un clima caloroso, quasi fraterno, col sottofondo della chitarra di Luigi Morello e una performance finale di Dario Natale che legge una lirica di Renzo Barsacchi intitolata “Non ti vedo”, strappando a tutti l’ultimo commosso applauso: una magia che solo una figura importante come Gianni Lucchino, anche nell’assenza, poteva ricreare.

Giulia De Sensi

© RIPRODUZIONE RISERVATA