Lamezia, ricordati all’alba Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano a 25 anni dall’uccisione

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Lamezia Terme - Questa mattina la città di Lamezia si è svegliata all’alba per commemorare i due netturbini uccisi, per mano mafiosa, nel tragico 24 maggio del 1991 a Sambiase, in località Miraglia dove compaiono i loro nomi, a fianco il monumento della via crucis, Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. Due nomi che da ben 25 anni sono rimasti indelebili nella memoria collettiva, e in modo particolare in quella dei loro familiari e dei loro figli. Una storia dolorosa che come ricorda Stefania Tramonte “Ce la portiamo dentro ogni giorno, nonostante sia passato molto tempo, e con il dolore la rabbia e l’indifferenza. Speriamo che domani non ci si dimentichi di nuovo di loro”.

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Una Manifestazione, quella fissata per questa mattina alle 5.00, da Libera Catanzaro, insieme ad altri gruppi, associazioni, realtà lametine, che ha acquisito un valore altamente simbolico e morale. I due netturbini uccisi, sui quali si spera vengano riaperte le indagini, furono raggiunti da 12 colpi di pistola (Francesco Tramonte) e 7 colpi di pistola (Pasquale Cristiano) alle 5.00 del mattino circa, mentre cercavano di compiere il loro onesto lavoro, di rendere ‘pulito’ un angolo del paese, di compiere il loro dovere di padri, che con sacrificio permetteva loro di sfamare le famiglie. In quel periodo la politica era tendenzialmente fragile, o potente? Restano domande alle quali, per forza di cose, è difficile ricevere risposte. Ma come spesso i familiari di uomini ammazzati innocentemente fanno notare, i politici hanno con indifferenza cercato di ‘coprire’ qualcosa. I due amici infatti, in quel periodo concorrevano al bando di gara per la nettezza urbana.

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“Ebbene, questa mattina 22 persone vogliono lasciare la loro voce – dice Nicola Fiorita – per fare memoria, per fare giustizia, una voce che giochi sulla conoscenza”. A leggere o dare una piccola riflessione sono stati in ordine: Rocco Mangiardi (Libera), Mario De Grazia (Avvocato), Vittorio Mete (Docente universitario), Donatella Monteverdi (Portavoce coordinamento provinciale Libera) Luisa Latella (Prefetto di Catanzaro), Maura Ranieri (Docente Universitario), Don Vittorio Dattilo (Sacerdote) Pasqualino Rettura (Giornalista),  Paolo Mascaro (Sindaco di Lamezia Terme), Don Ennio Stamile (Portavoce Libera Calabria) Dario Natale (Attore, regista, Scenari Visibili), Alfredo Borrelli (Libera Memoria), Gianni Speranza, Gennaro Pileggi, Don Giacomo Panizza (Sacerdote, Progetto Sud), Antonio Viscomi (Vicepresidente della giunta regionale), Luigi Cantafora (Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme), Mimmo Nasone ( Segreteria Naziona Libera), Antonello Rispoli (Slow Food Lamezia), Gaetano Mazzuca (Giornalista) Don Aldo ( Parroco di Bella), Maria Scaramuzzino (Giornalista), Antonio Saffioti (Fish Calabria) Nancy Cassalia (Libera), Francesco Pileggi (Attore, regista). “Fare memoria non è solo ricordare ma anche testimoniare contro i soprusi” – dice in apertura Rocco Mangiardi, che non si pente e, anzi, si dice felice della sua vita dopo l’atto della denuncia contro il pizzo. “Oggi ricordiamo anche Gianluca Congiusta, nell’anniversario della sua scomparsa” – dice ancora Mangiardi.  Una mattina all’alba, dove dopo tanto rumore, furono il silenzio  e le finestre chiuse a fare da contorno. “Fra poco arriveranno i carabinieri, non dite niente, nessuno sa niente”. Come non pensare alla forte attualità del poeta Franco Costabile? “Che non accada mai più un fatto così crudele – dice a gran voce Paolo Mascaro – Lamezia oggi cambia pagina, guarda al futuro in maniera diversa, ma è necessario dare una continuità collettiva se vogliamo dare un’immagine chiara, di luce, ai giovani”. “A volte anche coloro che amministrano la cosa pubblica macchiano di sangue anche senza l’utilizza di alcuna arma” – conclude il Sindaco della città per lanciare messaggi di responsabilità politica.   

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I temi toccati, in un clima partecipato tra istituzioni politiche, religiose, e gruppi culturali, sono stati: memoria, giustizia, rispetto, uguaglianza, libertà, pace, cambiamento. Tutti quanti i presenti hanno incentrato le loro brevi testimonianze su un fatto che ancora a distanza di 25 anni non ha visto dichiararsi giustizia, una giustizia che come ricorda in seguito Gianni Speranza, “Deve essere soprattutto sociale”.  Memoria e profezia, in quella che – secondo Don Ennio Stamile – sembra quasi un’atmosfera di pellegrinaggio, un santuario particolare dove i due amici riconducevano la ‘quotidianità’ del lavoro. “Vocatio virtuosa – dice ancora Don Ennio Stamile – dobbiamo avere la capacità di saperci indignare”. E tra i tanti interventi con sfondo religioso e di fede, anche il Vescovo Luigi Cantafora esprime parole forti circa la necessità di un cambiamento di coscienze: “La memoria diventi un impegno a cambiare uno stile di vita sociale”.

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Don Giacomo Panizza esplicita l’interessamento, subito dopo la morte dei due netturbini, di Emma Leone (Progetto Sud), nella scelta dell’arte come metodo alternativo e di sensibilizzazione su un argomento che toccava tutti, lei in particolare a seguito di un analogo episodio, che senza clamore mediatico, riguardava l’uccisione del fratello. “Da lì lo spettacolo teatrale con Dario Natale” – dice Don Giacomo, che conclude parlando di ‘pace’ e leggendo una preghiera di S. Francesco D’Assisi risalente a mille anni fa. Una primissima mattinata, intensa, che tra il buio del cielo, la luna piena e il sorgere lento del sole, nell’angolo della Miraglia, a Sambiase, ha lasciato un brivido per ciascuno dei presenti, un fatto umano di straziante dolore, come si evince dagli occhi dei familiari presenti, che non ha cessato e non cesserà mai di esistere. Un’azione sentimentale forte ed incisiva quella dimostrata questa mattina dai lametini e non presenti, che si auspica non resti solo un insieme di parole ma si faccia, lontana da retoriche, esperienza concreta ed in continua evoluzione.     

Valeria D’Agostino

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