Lamezia: un anno fa l’omicidio dell’avvocato Pagliuso, la sorella: “Speriamo in un’imminente svolta”

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Lamezia Terme – Era il 9 agosto di un anno fa quando l’avvocato Francesco Pagliuso, giovane e affermato penalista, veniva assassinato sotto casa sua, su via Marconi a Lamezia Terme. Un omicidio inaspettato, che ha lasciato attonita una città intera. Erano le 22:30 del 9 agosto: tre i colpi mortali, alla testa e al collo. Il killer lo ha aspettato nel cortile di casa, tagliandosi un varco nella recinzione, ha atteso che l’avvocato parcheggiasse e, quando ancora era seduto nella sua auto, gli ha sparato. Un revolver la pistola usata per l’assassinio, nessun bossolo sul luogo del delitto. Da allora la macchina investigativa non si è mai fermata. In questi dodici mesi nulla è trapelato: gli inquirenti vogliono il massimo riserbo per portare avanti al meglio le indagini. Non si conoscono ancora movente e volto di chi ha voluto porre fine alla sua vita, tante le ipotesi che si sono susseguite, anche quella dell’agguato di stampo mafioso. Un anno dopo la sorella Antonella, avvocato come il fratello più giovane, a cui era molto legata, ci ha spiegato che “nulla è cambiato, se non che lui manca da un anno”.

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In questi mesi ha portato avanti lo studio, quello studio in cui tutto è rimasto come quel 9 agosto di un anno fa, quando Francesco Pagliuso ha lasciato per l’ultima volta via Galvani, a pochi passi da piazza della Repubblica, sede del tribunale lametino e che lo aveva visto protagonista in diversi processi in qualità di difensore. “È un momento in cui il silenzio è d’obbligo ancora di più, lasciamo lavorare gli inquirenti. Sono certa che gli investigatori stiano lavorando con piglio, serietà, e spirito di sacrificio, posso dire che è così e ne ho la certezza, non si stanno risparmiando. Ma non posso dire aihmè a che punto siano arrivati e se siano arrivati ad una svolta, perché gli organi inquirenti rispettano il massimo riserbo, ed è giusto così. Speriamo, però, che facciano anche in fretta”. Facciano in fretta. È su questo che preme la sorella, affinché si arrivi presto ad una verità e sia fatta giustizia. Nessuna ipotesi può essere preponderante sulle altre, anche se tante ne sono state fatte tante negli ultimi mesi. Poco meno di due mesi fa un altro omicidio è accaduto nel catanzarese, quello di Gregorio Mezzatesta, fratello di Domenico, lo stesso che, insieme al figlio Giovanni, era stato difeso dall’avvocato Pagliuso nel processo per il duplice omicidio di Decollatura. Questa era stata considerata l’ultima vittoria giudiziaria del penalista lametino. Gli inquirenti non si sbottonano e si aspetta che si arrivi alla soluzione del delitto: “Mi auguro che stiano arrivando ad una svolta ma, purtroppo, questa certezza non la posso avere. Si possono fare mille ipotesi che rimangono aria fritta, rispetto al nulla di cui siamo a conoscenza. Tutto è possibile, perché non sappiamo ancora chi ha ammazzato mio fratello. Non possiamo affrontare questo discorso” ha commentato Antonella Pagliuso che ha aggiunto “Non ho una sola idea ma ne posso avere tante, non tantissime. Anche perché mio fratello era trasparente e lineare. E le assicuro che sono andata alla ricerca di qualcosa che non conoscessi di lui, ma non ho trovato nulla che non sapessi”.

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In questi mesi, lei ha preso in mano lo studio avviato dal fratello, ha fatto sue le cause e le ha portate avanti. Evidentemente non è stato facile: “Avrei voluto dire tante cose in questi mesi, ma parlerò una volta sola e parlerò per tutti. Domani, intanto, sarà un anno e un giorno senza di lui” ha commentato l’avvocato. Risuonano ancora le sue parole “L’hanno voluto silenziare”. “Ma non ci sono riusciti” aggiunge ora a dodici mesi dall’omicidio: insieme agli altri familiari e a don Adamo Castagnaro, parroco di Conflenti, è stato anche costituito un comitato che porta il nome dell’avvocato Pagliuso. Un comitato per non spegnere la speranza “ma soprattutto – ha ribadito la sorella – per rammentare che su questo non passasse l’indifferenza, non solo per Francesco, ma soprattutto affinché i nostri figli possano crescere e vivere liberi qui e non facendo finta che le cose non siano accadute”. E indifferenza, secondo la sorella, ce n’è stata in questo periodo anche se, la fiaccolata organizzata dal Comitato a nove mesi dal delitto, ha visto la partecipazione di molte persone. Non solo familiari e amici ma anche tanti lametini: “La cittadinanza ha risposto e ha risposto bene per essere la criticata Lamezia”.

E, anche se come ha affermato la sorella, quelli passati sono stati “dodici mesi di maschera e corazza per andare avanti”, ciò che le preme maggiormente e ciò che è importante per la memoria di suo fratello è “che sia fatta giustizia in un Tribunale e che chi ha voluto la sua morte venga processato nelle maniere canoniche e giuste in un’aula di Tribunale, quell’aula che si spera sia piena di toghe pulite e sono estremamente convinta che così sarà”. 

E per ricordare l'avvocato Franceco Pagliuso, questa sera, alle 19, nella Chiesa del Rosario di Lamezia Terme, si terrà una Messa in suo suffragio.

Claudia Strangis

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Corona-fiori-pagliuso_2.jpgUna corona di fiori posta davanti alla casa luogo dell'omicidio

Corona-fiori-pagliuso_1.jpgUna corona di fiori posta davanti alla casa luogo dell'omicidio

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