Lamezia, Violante a Unioncamere: "Attenzione a dare nostri dati a chi non sappiamo che utilizzo può farne"

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Lamezia Terme – “Il cittadino spesso non si rende conto: la merce non è quella che compriamo; la merce siamo noi. Quindi, stiamo attenti a dare i nostri dati a chi non sappiamo che utilizzo può farne”. Luciano Violante, ex presidente della Camera e oggi presidente della Fondazione “Leonardo – Civiltà delle Macchine”, invita a non abbassare mai la guardia davanti al peso sempre più crescente e sofisticato della tecnologia digitale nella nostra vita, nell’ultima lezione dell’anno della Scuola di formazione per il bene comune (nella sede di Unioncamere Calabria a Sant’Eufemia) dal titolo “Intelligenza artificiale e diritti dell’uomo”.

“La cosa singolare – aggiunge Violante - è che se fosse lo Stato a chiedere i nostri dati, noi non li daremmo. Siccome è un privato che ce li chiede, noi li diamo tranquillamente. Ma stiamo attenti, perché questo vuol dire consegnare noi stessi nelle mani di grandi poteri privati. La tecnologia digitale è uno strumento. E, come tutti gli strumenti, può essere utilizzata bene o male. Quindi, la tecnologia digitale va usata in modo funzionale ai valori umani, alle libertà civili, alla democrazia e ai diritti umani fondamentali”. Violante richiama poi la delicata situazione cinese: “Siccome il digitale può essere una colossale potenza, pensiamo a quello che succede in Cina, dove lo Stato ha obbligato i cittadini al riconoscimento facciale se vogliono usare la Rete, quindi lo Stato sa tutto dei cittadini: con chi parlano, cosa dicono, cosa comprano, cosa vendono, che film vedono e che libri leggono. E così via. Ecco, questo è assolutamente da evitare”. Secondo l’ex presidente della Camera, quindi, “non è soltanto un problema di regole, ma di comportamenti: vanno insegnati i comportamenti adeguati a non essere schiavi del digitale, ma ad essere padroni: cioè usare quello come uno strumento, non come un padrone. Spesso, nella storia, i cittadini hanno rinunciato alle proprie libertà per un'illusione di sicurezza. Si può fare un giusto bilanciamento tra l'una e l'altra. Non rinunciare ai diritti fondamentali perché questo vuol dire mettere le proprie libertà nelle mani di un altro. E questo va evitato”.

Ma come si intreccia tutto questo con la politica? Violante sostiene che “il digitale spesso viene usato per turbare l'opinione pubblica attraverso le fake news. “Le Monde” di ieri – spiega - portava notizie sull’inquinamento, contro Macron, della campagna elettorale che lo ha portato a vincere. Poi, l’inquinamento della campagna elettorale sulla Brexit e quello sull’elezione di Trump. Quindi, questo è un primo aspetto e la politica deve fare in modo di avvertire i cittadini su quali sono i rischi. Deve dare al cittadino gli strumenti per riconoscere la falsa notizia rispetto a quella vera”. E il ruolo dell’Unione europea? Per Violante, “noi abbiamo oggi tre grandi Stati: Cina, Stati Uniti e Russia, che sono capaci di dettare le regole. L’Unione europea, da questo punto di vista, è essenziale per avere regole, principi e abitudini che bilancino l’eccesso di statalismo della Russia e della Cina e l'eccesso di mercato che c’è negli Stati Uniti”.

A dare un ulteriore e prezioso contributo all’incontro, è l’ingegnere Giovanni Laboccetta, esperto di Business intelligence e data warehousing, e docente Unical, che parla delle opportunità e delle insidie dell’Intelligenza artificiale: “Le tecnologie dell’Intelligenza artificiale hanno fatto dei progressi incredibili, per cui si pone anche il problema del controllo di queste tecnologie, ecco perché l'intervento di oggi è nel tema dell'etica dell'utilizzo dell'Intelligenza artificiale”. L’esperto fornisce dei numeri che fanno riflettere: “Sono previsti nei prossimi anni circa 12 miliardi di euro di investimenti in questa tecnologia in tutto il mondo, mentre in Italia, fino al 2022, i milioni previsti sono circa 290. Io sono un tecnico. Tutto questo per noi è ovviamente un'opportunità da cogliere, fermo restando che i tecnici si devono porre anche il problema di come limitare i confini di questa tecnologia”.

Ma non è finita qui. Laboccetta accende i riflettori su un aspetto dai risvolti inquietanti: “Pensate che ci sono degli algoritmi e dei programmi, che sono utilizzabili dai ragazzini, che possono in qualche modo generare delle fake news veramente drammatiche per la nostra società. Il cinema li sta usando nella parte buona, riproducendo dei visi, delle espressioni di persone che non ci sono più. Però, queste tecnologie possono essere anche utilizzate per mettere in cattiva luce anche un personaggio politico, del cinema, ma anche un cittadino comune. E questo, ovviamente, pone dei problemi molto seri”. Infine, un passaggio sulle trappole tese alla nostra privacy: “Noi non ci rendiamo conto, ma tutto quello che facciamo viene registrato, tutti i nostri movimenti sono memorizzati da qualche parte. Non ci rendiamo conto che quando installiamo queste App, diamo i consensi senza neanche leggere i contratti; per cui diamo i nostri dati in mano a delle persone, a delle società che in questo momento pilotano il marketing, la pubblicità, ma possono anche farne un uso molto diverso”.

Giuseppe Maviglia

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