Lamezia, volantinaggio Cgil davanti ospedale cittadino: “Senza nuove energie, migrazione sanitaria aumenterà”

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Lamezia Terme - “Vogliamo in Calabria una sanità pubblica forte, di qualità e per tutti”. È il messaggio veicolato dai volantini distribuiti questa mattina dallo Spi-Cgil Area vasta Catanzaro, Crotone e Vibo davanti all’ingresso dell’ospedale “Giovanni Paolo II”. Ed è proprio per raggiungere questo obiettivo che il sindacato rivendica “lo sblocco del turnover; il recepimento da parte della Regione del nuovo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa 2019/2021; il diritto dei cittadini di ricevere le cure sanitarie nel territorio in cui vivono; più prevenzione e un nuovo equilibrio tra ospedali e servizi socio-sanitari nel territorio per dare risposte alla crescente domanda di cure e assistenza verso le cronicità e la non autosufficienza; il potenziamento dell’assistenza continua sul territorio con una maggiore integrazione tra medici convenzionati e servizi pubblici attraverso anche la realizzazione delle Case della salute, e l’attivazione di un programma di interventi straordinari per superare le condizioni di degrado in cui versano molte strutture sanitarie pubbliche e per garantire le norme di sicurezza”.

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Gianni Dattilo, segretario generale Spi-Cgil Area vasta Catanzaro, Crotone e Vibo, e Antonio Cimino, segretario confederale, parlano chiaro: “La sanità è un diritto dei cittadini e l’ospedale è un presidio assolutamente necessario, ma non serve un ospedale vuoto. Va invece riempito di contenuti e di competenze. Il rischio vero è che senza lo sblocco del turnover, l’ospedale è solo un edificio, e se il cittadino è costretto a spostarsi anche di qualche chilometro per poter godere dei servizi necessari, significa che l’ospedale di per sé non costituisce garanzia di efficienza di erogazione dei servizi”. Quindi, i due sindacalisti commentano il tanto discusso decreto Calabria: “Contiene alcune cose positive e altre meno. Sostanzialmente, la possibilità di superare l’attuale management che ha creato notevoli disservizi, nonché debiti non indifferenti, è uno dei passaggi positivi, ma se non dovesse esserci, così come si sta paventando, lo sblocco del turnover, il decreto Calabria rischia di essere un serbatoio vuoto, perché senza l’innesto di nuove energie, e quindi di nuove competenze, ci si ritroverà ad avere una migrazione sanitaria che non diminuisce, anzi, è destinata a crescere. Per ridurre il debito, la prima cosa da fare è mantenere qui le risorse sanitarie per la Calabria. E spenderle per i calabresi. Non dimentichiamo che 320 milioni l’anno, in un triennio diventano quasi un miliardo. Con questa cifra, si riesce a dare un’impronta innovativa alla sanità calabrese”. E sull’integrazione dell’ospedale lametino nell’Azienda unica, Dattilo e Cimino sono categorici: “Non bisogna inseguire le chimere, ma concentrarsi sulle cose fattibili. Non si fanno le nozze con i fichi secchi”. 

Giuseppe Maviglia

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