Consiglio dell'ordine e Ocf parte civile nel processo su omicidio Pagliuso: "Dobbiamo tutti sentirci avvocati di Lamezia"

avvocati-lamezia-1319.jpgLa consegna del premio “Carlo Mauro” all'avvocato Francesco Estini.

Lamezia Terme - “La vicenda di Francesco Pagliuso è emblematica del ruolo dell’avvocato, ma anche del tempo in cui viviamo. È una questione che deve essere sempre tenuta presente. Pagliuso è stato ucciso perché in qualche modo si voleva incidere sulla sua libera scelta di esercitare il ruolo di avvocato”. Nell’incontro “Avvocati in pericolo, dalla Turchia al mondo intero”, nella biblioteca del Tribunale cittadino, Giovanni Malinconico, coordinatore nazionale dell’Organismo congressuale forense (Ocf), spiega così le motivazioni che hanno spinto l’Ocf a costituirsi parte civile, insieme all’Ordine degli avvocati lametini, nel processo sull’omicidio di Pagliuso, freddato il 9 agosto del 2016 nel giardino della sua abitazione in via Marconi.

“L’avvocato - aggiunge Malinconico - è garanzia di funzionamento di qualsiasi sistema democratico. E dopo gli omicidi negli anni Settanta degli avvocati Fulvio Croce e Giorgio Ambrosoli, due eroi moderni, nel nostro tempo assistiamo di nuovo a un forte attacco all’avvocatura, fulcro della dialettica tra potere e libertà. Ma l’autonomia e l’indipendenza dell’avvocatura non possono esistere se il nostro ruolo non è sostenibile”.

Ad accogliere il coordinatore Malinconico, il segretario nazionale Vincenzo Ciraolo e i consiglieri nazionali Giovanni Stefanì, Armando Rossi, Cinzia Preti e Rosanna Rovere, è Antonello Bevilacqua, presidente dell’Ordine degli avvocati di Lamezia e anche lui consigliere nazionale Ocf. Che dice: “Prendiamo spunto da vicende internazionali, per arrivare a quelle locali. Tra i 38 avvocati uccisi, a Lamezia purtroppo ne abbiamo avuti due: Ciriaco e Pagliuso. Oggi suggelliamo la vicinanza dell’Ocf, che anche il 23 sarà parte civile nel processo sull’omicidio Pagliuso”.

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Quella dell’avvocato è diventata dunque una professione sempre più difficile da esercitare. Come dimostrano anche gli interventi del segretario Ciraolo e dei consiglieri Stefanì, Rossi, Preti e Rovere. “Oggi siamo tutti a rischio. E se percepiamo che c’è qualche collega che ha un problema, dobbiamo stargli vicino” afferma Ciraolo. Stefanì, dopo il ricordo di Pagliuso, è categorico: “Oggi dobbiamo tutti sentirci avvocati di Lamezia Terme. L’avvocato è in pericolo ogni giorno, ma dobbiamo aprire al dialogo coi destinatari della nostra attività”. Per Rovere, “si finisce per identificare l’avvocato con il cliente”. E qui la consigliera richiama alla memoria il caso del legale Francesca Trombino, uccisa a martellate nel 1998 dal marito di una sua cliente. Rossi, invece, solleva il nodo del “compenso adeguato, che va garantito per avere un’avvocatura forte e autonoma. Noi continueremo a portare avanti questa battaglia”. Preti, invece, sottolinea la necessità di “lavorare molto per compattarci, perché solo con l’unità potremo riacquistare il ruolo che avevamo una volta”. Chiude il convegno la consegna del premio “Carlo Mauro” a Francesco Estini, che ha conseguito il voto più alto all’esame di avvocato.

Giuseppe Maviglia

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