Ospedale Lamezia, Panedigrano: "Organizzazione in caso di emergenza continuerà a cadere nel vuoto"

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Lamezia Terme - “L’allarme lanciato dall’amico geologo lametino Pileggi sul rapporto sisma-sanità in Calabria, sulla sicurezza dei luoghi di ricovero e cura, sulle condizioni delle vie di comunicazioni e sulla organizzazione in caso di emergenza continuerà a cadere nel vuoto”. Ad affermarlo, Nicolino Panedigrano che prosegue: “E’ evidente che in una regione ad alto rischio sismico come la nostra questi argomenti dovrebbero essere alla base di ogni programmazione sanitaria. Invece chi programma, cioè i commissari Scura e Urbani, non ne tengono alcun conto. Hanno finora ampiamente dimostrato di non valutare la viabilità, l’orografia della regione e i tempi di percorribilità per fare la programmazione ordinaria, figurarsi se si sono mai posti il problema di “scenari e rischi geologici come terremoti, frane e alluvioni” così come avrebbero ben dovuto fare.

Al Commissario Scura – prosegue Panedigrano - non è mai importato nulla che l’Ospedale di Lamezia Terme sia stato a suo tempo scelto come un caso di scuola in uno studio del Ministero della Salute e del Dipartimento Ministeriale della Protezione Civile; uno studio svolto a favore delle amministrazioni regionali con l’obiettivo di migliorare la sicurezza sismica negli ospedali e le funzioni ospedaliere strategiche in situazioni di emergenza. Alla sua elaborazione è stato impegnato, dal novembre 2003 al luglio 2005, un team di specialisti medici ed ingegneri che ha concluso i lavori depositando al Ministero della Salute un elaborato in tre volumi ed una relazione di sintesi, nei quali vengono descritte le singole strutture, i criteri generali per la sicurezza sismica degli Ospedali, gli aspetti metodologici per la valutazione degli Ospedali esistenti, esempi di simulazione di interventi a seguito di terremoti con epicentro a Reggio Calabria, Lamezia Terme, Locri, Cosenza.

Lo studio per quanto riguarda l’Ospedale di Lamezia ha preso in esame la struttura per verificare se siano necessari interventi per inserirla nel progetto di pianificazione dell’emergenza. Dagli esiti della ricerca, presentata il 30 marzo 2006, si evince che il nostro Ospedale potrebbe svolgere un ruolo importantissimo in caso di grandi disastri perché fornito di una struttura sostanzialmente adeguata, di un ottimo sistema di collegamenti, di una essenziale vicinanza alle vie di comunicazione, di grandi spazi esterni. Ma chi ne ha mai voluto tener conto?" Si chiede ancora Panedigrano.

Proprio in questi giorni ed in un sistema trasfusionale regionale ormai caotico il Commissario ad acta sta mettendo in atto la sua decisione di accentrare la lavorazione delle unità di sangue nei servizi trasfusionali di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Perversa operazione che tradotta in pratica significa che nei servizi trasfusionali di Castrovillari, Rossano, Paola, Crotone, Lamezia Terme, Vibo Valentia, Locri e Polistena per eseguire trasfusioni si dovrà fare affidamento alla scorta assegnata ad ognuno di essi. I trasfusionisti ritengono che tale modalità non risponda a criteri di sicurezza perché non viene precisata come e da chi sarà stabilita la quantità e la qualità della scorta e, soprattutto, come si farà a fronteggiare le emergenze. Cioè non viene precisato se, esaurita la scorta per un qualunque motivo, bisognerà rivolgersi nuovamente al centro di riferimento, sottomettendo la terapia trasfusionale ai tempi di percorrenza che a loro volta dipendono dalle distanze e dalle vie di comunicazione.

Vien da pensare che nessuno abbia svolto il semplice compito di cercare i tempi di percorrenza con un semplice clik sul web, accorgendosi che da Castrovillari a Cosenza il tempo di percorrenza è di 1 ora e 26 minuti, da Rossano a Cosenza di 1 ora e 59 minuti, da Crotone a Catanzaro di 1 ora e 10 minuti, da Locri a Reggio Calabria di 1 ora e 28 minuti, da Polistena a Reggio Calabria di 1 ora e 10 minuti e con meno di un’ora vi sono da Lamezia Terme verso  Catanzaro 35 minuti e da Paola verso Cosenza 40 minuti. Questi tempi presuppongono che un automezzo sia sempre disponibile e che non vi siano intoppi stradali di qualunque genere. Ma nel caso di emergenze strutturali sulle vie di comunicazione i tempi non sono comunque preventivabili. Sono questi tempi compatibili con una “emergenza sangue” ordinaria? E, ancor peggio - conclude - lo sarebbero in caso di sisma?".

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