Professore Jorio: “Lamezia ha perso una chance per uscire anticipatamente dal piano di riequilibrio”

comune-jorio-lamezia.jpg

Lamezia Terme – La città non naviga in buone acque. Lo scioglimento del consiglio comunale ha inevitabilmente rotto ancor di più gli equilibri dell’Ente portando i commissari prefettizi a barcamenarsi tra le tante problematiche che da tempo attanagliano Lamezia e che però, soprattutto nell’ultimo periodo, sono diventate veri e propri macigni. La scia di dimissioni, già ben radicata durante l’amministrazione Mascaro, ha contagiato anche la nuova era commissariale, con recenti nomine nei cda delle partecipate già saltate per rifiuto degli incarichi da parte dei designati.

È Il caso della LameziaEuropa, dell’Ente Fiera, e soprattutto della delicata situazione che sta attraversando la Multiservizi, con l’indagine aperta sulla fornitura del servizio idrico e i debiti di oltre 8 milioni di euro nei confronti della Sorical. Il Comune, che si trova ad affrontare difficoltà su difficoltà, deve soprattutto farsi i conti in tasca, essendo stato lasciato in fase di piano di riequilibrio.

Abbiamo contattato Ettore Jorio, docente all’Unical. Il professor Jorio aveva seguito da vicino il Comune di Lamezia durante l’amministrazione Speranza, quando si trattò di vincere il ricorso e scongiurare il dissesto dell’Ente davanti le sezioni riunite della Corte dei Conti di Roma, e, successivamente con i ricorsi al Consiglio di Stato. L’occasione fu quella di proporre un pre-dissesto, o meglio un piano di riequilibrio finanziario decennale.

Jorio, qualche mese prima dello scioglimento del Comune, era stato inoltre invitato a dare un parere sui conti dell’Ente anche dal sindaco Mascaro. È a sua firma, poi, un articolo dello scorso mese di ottobre su Il Sole 24 ore che citava il caso Lamezia nell’occasione data ai Comuni per i piani di rientro abbreviati.

Professor Jorio, allo stato attuale ha contezza della situazione di Bilancio dell’Ente?

“Le mie esperienze con il Comune di Lamezia sono state essenzialmente due. Una durante l’amministrazione Speranza, quando si trattò di impugnare il dichiarato dissesto sanzionatorio dinnanzi alla Corte dei Conti sul pervenuto dissesto ed ivi vincere il ricorso, la seconda invece, più recente e meramente conoscitiva, è legata all’amministrazione Mascaro. Qualche mese prima dello scioglimento, fui chiamato dall’ex primo cittadino a visionare i conti dell’Ente. Con la Fondazione Trasparenza abbiamo avuto modo di constatare che, sia le azioni portate avanti dal sindaco Speranza, che quelle proseguite poi da Mascaro, avevano migliorato la situazione a seguito di alcuni interventi assunti, tanto che Mascaro aveva pensato di far riferimento al settimo comma bis 243 quater del Tuel, perché pensava si potesse uscire dal pre-dissesto ancor prima dello scadere dei dieci anni, ipotesi con la quale anche io concordavo, perché le condizioni erano favorevoli. Da gennaio si sarebbe poi potuta sfruttare anche l’occasione della Legge di bilancio, comma 849, che prevedeva proprio questo. Una chance persa per Lamezia e per tutti gli altri Comuni nella sua stessa situazione”.

Tutto questo perché è sopravvenuto lo scioglimento del consiglio comunale ?

“Lo scioglimento, al di là delle condizioni di precarietà nella gestione amministrativa, ha fatto perdere un’opportunità al Comune proprio perché entro il 16 di gennaio avrebbe potuto sfruttare quanto introdotto dalla legge di bilancio 2018, in vigore dal 1 gennaio, ossia poter rimodulare il piano di riequilibrio in un periodo inferiore al decennio, e quindi, qualora ve ne fossero state le condizioni, uscire dalla fase di pre-dissesto. Il Comune entro il 16 gennaio avrebbe dovuto quindi trasmettere una specifica delibera alla Corte dei Conti e al Ministero dell’Interno. Ora bisogna solo sperare, visti i tempi ristrettissimi dati ai Comuni per deliberare, che il legislatore riapra i termini dando un’ulteriore opportunità a chi ne abbia necessità. Un importante ruolo lo hanno in questo caso anche i Commissari prefettizi, che in presenza di proroga del termine, avrebbero tutte le competenze per far sì che si possa usufruire della anzidetta agevolazione”.

Vista la delicata situazione in cui si trova, cosa succederebbe se il Comune commissariato dichiarasse dissesto? 

“Il dissesto non è una scelta ma un obbligo di legge che non si può dichiarare discriminatamente per mera convenienza. Si tratta, infatti, di uno strumento che il legislatore ha inserito per rimediare a quei casi particolari ove è completamentee minacciato l’esercizio delle funzioni fondamentali del Comune. In un siffatto caso, Sindaco o commissari che siano, hanno il dovere di farlo rispettare, pena pesanti responsabilità. Non ho contezza della situazione della Multiservizi, in che modo il bilancio della partecipata possa incidere sui conti dell’Ente, in quanto non ho avuto modo di esaminarlo e quindi non so fino a che punto tale debito possa creare uno sconvolgimento tale nei numeri. Ciò che è certo, è che il problema di Lamezia, così come quello di tanti altri comuni calabresi, è quello di non riscuotere le imposte e le tariffe. Gli accertamenti fiscali non sono fatti così come si dovrebbe e si accumulano crediti che poi nel corso del tempo divengono inesigibili. In generale però, ho trovato la burocrazia di Lamezia abbastanza attrezzata negli strumenti per uscire dalla crisi, e ho constatato, allora, l'inesistenza delle  condizioni per dichiarare dissesto dell'Ente”. 

Alessandra Renda

© RIPRODUZIONE RISERVATA