Statti (Agrinsieme): “Limitare uso glifosato in attesa giudizio Organizzazione Mondiale Sanità”

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Lamezia Terme - Il Coordinatore regionale Agrinsieme, Alberto Statti, scrive in una nota alcune sue precisazioni in merito alla questione dell’uso del glifosato in agricoltura: “Il glifosato - scrive - è un diserbante attualmente utilizzato in 140 Paesi nel mondo, Europa compresa, ed a favorirne la rapida diffusione - nello stesso periodo in cui si scoprivano le conseguenze legate all’uso dei pesticidi - la ridotta tossicità del diserbante e la scarsa capacità di penetrare nel suolo”.

“Per dovere di cronaca - afferma - c’è da registrare anche il fatto che, circa trent’anni addietro, l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente - dopo aver effettuato una serie di test - etichettò il glifosato come possibile «cancerogeno umano» ma solo a distanza di qualche anno certificò che «il glifosato non ha dimostrato potenzialità cancerogene in almeno due studi su animali, condotti in modo adeguato su specie diverse, o sia in studi animali sia epidemiologici». Del resto - aggiunge - anche l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), l’organo di consulenza scientifica della Commissione Europea in materia di rischi associati alla catena alimentare, ha dichiarato in merito «è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo»".

“E arriviamo al dunque - continua - e, cioè, del perché oggi ci sia tanto interesse attorno a questo diserbante: la Commissione Europea, entro giugno, si dovrà pronunciare sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per altri quindici anni! A differenza di altre organizzazioni di categoria, Confagricoltura - afferma - ritiene dunque di dover usare la dovuta cautela prima di rischiare di «nuocere gravemente» alla salute dei produttori e dell’ambiente”. “Sarebbe il caso, - conclude - infatti, di limitarne l’uso in attesa che si pronunci l’Organizzazione Mondiale della Sanità anche se - sempre per dovere di cronaca - c’è da registrare il parere  dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro « il limite è lo stesso che condividono tutti gli studi epidemiologici, manca un nesso assolutamente sicuro di causa-effetto»”.

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