Tar Toscana annulla interdittiva antimafia a ditta che gestisce punto ristorazione in cittadella regionale

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Roma - Il Tar della Toscana ha annullato l'interdittiva antimafia che era stata inflitta alla società Ristorart Toscana srl di Prato, che aveva preso in appalto la mensa di un centro di accoglienza per migranti a Isola Capo Rizzuto (Crotone) dando parte del lavoro in subappalto a un'altra ditta poi indagata dalla Dda di Catanzaro per un'inchiesta su infiltrazioni della 'ndrangheta nell'economia legale. Ora il Tar della Toscana, con sentenza del 5 marzo, ha cancellato l'interdittiva della prefettura di Prato e condannato la stessa prefettura al pagamento delle spese di giudizio. La prefettura, sulla scorta di informazioni arrivate dalla Calabria, infatti aveva emesso un provvedimento amministrativo interdittivo nei confronti di Ristorart - che in appalto anche il punto ristorazione della Cittadella regionale, Pecco - tale da pregiudicare la partecipazione ad appalti dell'azienda.

"La sentenza del Tar Toscana (n.401/2019) fa proprie le argomentazioni dei nostri legali Saverio Sticchi Damiani e Mauro Giovannelli", scrive la Ristorart in una nota, su "un'assurda vicenda che ci ha visti etichettati con disinvoltura come prestanome dei clan Arena e Nicoscia. La notizia dell'annullamento dell'interdittiva non giunge inaspettata né per noi interessati né per la quasi totalità dell'opinione pubblica", "ma resta, comunque, molto gradita anche, se a prevalere oggi, non è solo il successo giudiziario, bensì l'amarezza per i posti di lavoro persi in questi otto mesi e per quelli non avviati dopo la sospensione di nuove iniziative imprenditoriali che erano in partenza. Ad ognuno le più opportune riflessioni".

"A ciò - conclude la nota - aggiungiamo il travaglio umano e familiare perché non esiste offesa peggiore per uomini onesti di essere accostati ingiustamente ad ambienti mafiosi; accusa per la quale non ci si può dare pace. Abbiamo sempre creduto e continuiamo a credere nelle Istituzioni ma auspichiamo, come cittadini di uno Stato di diritto, che quanto accaduto a noi non si ripeta più ad altri, colpevoli solo di essere nati e di aver fatto impresa, anche, in Calabria".

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