Via libera da Consiglio dei Ministri su riforma della Protezione Civile

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Roma -  Rafforzamento dell'intero sistema e della catena di comando in caso di calamità, rifinanziamento del fondo regionale di protezione civile bloccato dal 2009, introduzione della 'mobilitazione generale' per intervenire prima dell'emergenza, misure urgenti per ristorare i cittadini che hanno perso tutto, prima che venga quantificato il danno, allungamento della durata dello stato d'emergenza, nessun contributo per gli edifici abusivi danneggiati o distrutti in seguito a calamità: il Consiglio dei ministri approva il decreto di attuazione della riforma della Protezione Civile, che è ora pronta per affrontare l'iter parlamentare.

“Si tratta di una riforma rilevante, un punto di equilibrio nel pendolo tra gigantismo e minimalismo, in modo da dare una base solida ad un'eccellenza italiana” ha sottolineato il premier Paolo Gentiloni sintetizzando quale fosse la vera partita in gioco: trovare la giusta via di mezzo tra la protezione civile dell'era Bertolaso, onnipresente e utilizzata dalla politica anche per eventi che nulla avevano a che fare con le emergenze, e quella del biennio 2010-2012 in cui con una serie di modifiche alle normative il Dipartimento è stato svuotato di risorse e competenze. Non è un caso, dunque, che il comunicato di palazzo Chigi indichi proprio nel “rafforzamento complessivo dell'azione della protezione civile” il primo obiettivo della legge. "Dopo 27 anni - dice il capo del Dipartimento, Angelo Borrelli - si è messo mano ad un testo unico in materia di protezione civile con l'obiettivo di sciogliere una serie di nodi, compresi quelli dell'organizzazione e degli assetti territoriali".

Diverse le novità introdotte. Con il concetto di 'mobilitazione generale', innanzitutto, si ottengono due vantaggi: la possibilità di operare, senza la dichiarazione dello stato d'emergenza, sia in previsione dell'evento - supportando le autorità locali - sia nell'immediatezza del fatto, riducendo così l'impatto dei fenomeni. Non sarà inoltre più necessario avere la stima dei danni per dichiarare lo stato d'emergenza: viene stabilito un primo stanziamento e successivamente si farà la conta dei danni. E proprio lo stato d'emergenza viene allungato da un anno (6 mesi più altri sei) a due (12+12).

“Abbiamo adeguato la norma all'evidenza dei fatti - dicono al Dipartimento - ma il principio che l'emergenza deve avere una durata e un termine è un principio sacrosanto che viene ribadito nella legge”. Ci sono poi una serie di misure che riguardano direttamente i cittadini. Si introduce ad esempio la possibilità di fissare delle 'misure economiche urgenti' finalizzate ad alleviare il disagio a persone e attività produttive, in attesa che vengano quantificati i danni reali. Ma, dice ancora Borrelli, "per la prima volta si parla anche di doveri dei cittadini i quali, in presenza di situazioni, a rischio, devono sapere come comportarsi". La sostanza è chiara: ogni cittadino ha il diritto di essere informato sui rischi del territorio in cui vive e sulle pianificazioni messe in atto dalle autorità. Ma ha anche il dovere di essere consapevole dei rischi, di adottare misure di autoprotezione e, soprattutto, di rispettare le indicazioni del sistema di protezione civile. "Non sono previste sanzioni - concludono al Dipartimento - ma confidiamo che questo inneschi una crescita di una vera cultura di protezione civile".

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