Anche Longobucco avrà la sua brutta ed inutile "panchina gigante"

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_5177a_37863_9c179_3f6c2_f8d7a_24db1_bba7a_dbf5d_6eed1_80845_92e3f_117f2_9ee48_a31fa_e8d49_ef4d1_02179_52764_f6832_5e287_f5211_44955_3c15b_741e3_ea864_14c1b_75cfe.jpgÈ la moda del momento ed è tutta una gara ad adeguarvisi. Guai a contestarla: sarai tacciato di disfattismo. In tutt'Italia dilaga il vezzo di piazzare su punti particolarmente panoramici delle nostre montagne delle grandi (molto più del normale) panchine dai colori sgargianti. Nascono associazioni, si formano comitati, le amministrazioni comunali gongolano... credendo si aver escogitato l'ennesimo aggeggio che servirà ad attrarre turisti e sul quale quegli stessi potranno poggiare i loro stanchi ed ormai piatti deretani. Per contemplare il paesaggio non ci stancherà più con inutili e sudorifere passeggiate. Basterà una piccola arrampicata per raggiungere i due metri di altezza della seduta, le inutili gambe penzolanti nel vuoto, per poi addentare un bel panino con la nduja e tracannare una birra gelata. A pancia piena il paesaggio si gode di più. Non sfugge a questa moda la Calabria.

I primi - che io sappia - a dimostrare che anche la nostra regione c'è, sono i soci di una associazione di Longobucco, splendido paese abbarbicato su un versante della valle del Trionto, lato orientale del Parco Nazionale della Sila. E l'amministrazione comunale neo insediata risponde con entusiasmo. Pare che la panchina sia già pronta, conservata gelosamente in un magazzino del paese, e il 17 agosto sarà piazzata sotto Pietra Gnizzito, una bellissima rupe posta sulla pendice opposta a quella del paese, al di là del Trionto, sullo scosceso versante del Monte Paleparto, massima elevazione della Sila Greca. Ora, non vorrei fare il guastafeste ed il moralista, ma che bisogno c'era di schizzare d'azzurro e rosso (questi i colori della panchina) uno dei punti più belli della Sila, già luogo leggendario, popolato di fiabe e racconti, già sede di un ovile, già sul percorso di un'antica mulattiera che da Longobucco saliva a Monte Paleparto?

E com'è che ci si accorge del panorama di Longobucco solo quando c'è da piazzare l'ennesimo manufatto umano, senza preoccuparsi, invece, di restaurare e adeguatamente segnalare, per la popolazione residente e per i turisti i vecchi sentieri che dal paese salgono verso luoghi meravigliosi di cui i locali, salvo pochi, hanno perso la memoria da anni oppure senza che venga in mente a nessuno di ricostruire uno di quei mirabili esempi di architettura pastorale che erano i "pagliari" ossia gli antichi rifigi conici di pietre, legni e arbusti i cui ruderi sono ancora visibili nelle montagne attorno al paese? Amici di Longobucco, date retta, ci sono un'infinità di cose che potreste fare per i vostri magnifici paesaggi, a patto di capire, come esortava Henry David Thoreau, che le gambe non servono solo per sostenere il nostro sedere.

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