E se ritorna...sono contento o triste

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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In molti avrebbero voluto mantenere le distanze dagli altri anche dopo. Quando all'inizio cambiò la nostra vita come accade nei film di fantascienza, in modo drastico, ci siamo sentiti persi e sopraffatti. Poi è iniziato il momento dell'adeguamento. Abbiamo capito la solitudine come effetto devastante sulla nostra psiche e forse solo allora abbiamo compreso chi è solo. Ma oggi c’è chi la cerca quell’oasi di silenzio e di solitudine. Abbiamo apprezzato o conosciuto il nostro istruttore di fitness on line. E c’è chi non l'ha più mollato. Sia per comodità che per risparmio che per i modi. C’è chi in “lockdown” ha perso il sonno e chi ha vissuto il giorno come se fosse la notte. E chi in seconda istanza fine pandemia ha preferito rimanere a casa a leggere tonnellate di giornali e libri anziché ritornare a incontrare gli amici per andare a fare l'apericena. Ha capito che in questo modo si diventa più colti e felici e si ascoltano meno cazzate. Chi ha abbandonato i social o è uscito dalle app per riprendere le amicizie vis a vis.

Un altro gruppo di persone si è detto terrorizzato da una nuova ondata. A dispetto di chi cerca nelle notizie per anelare l'arrivo di un nuovo visus proveniente da scimmie scimpanzé o qualche altro esemplare che li faccia ritornare al chiuso. Questi soggetti ormai non sopportano più la gente. Ma solo sé stessi. Ora la normalità piace a molti ma altri rimangono legati alle costrizioni pandemiche. I nostalgici del lockdown riconoscevano che fosse uno  stress rispettare gli orari delle aperture delle attività commerciali e possedere il green pass. Ma lo preferivano a questo stato di cose. Vuol dire che circola molta gente insoddisfatta e che in quel periodo gli era diminuita l'asticella della sofferenza. E ora con la nostra quotidianità per loro è venuto meno il tempo per pensare e sé stessi o per dedicarsi a riti riflessivi e nuovi. Dalle preghiere all'attività fisica alla lettura di libri alla conoscenza con approfondimenti giornalistici. Un calcolo veloce ci saremo fatti sulle spese e sui prodotti inutili che facevamo e che ci saranno sembrati vitali. Invece erano superficiali e sono tornate a pesare sulle nostre finanze. Non si esalta quel periodo perché molte persone hanno perso la vita e altre hanno riportato cicatrici indelebili. E’ solo una riflessione su quel modus vivendi. Forse per qualcuno stavamo meglio e magari non si ritrova più in queste dinamiche. A molti dopo la pandemia i pensieri sono andati in default. Un mistero annebbiato sarà sembrato il futuro. O ne sono usciti impauriti pensando che la vita diventasse tutta una chiusura.

Ora che la nostra esistenza è meno frenetica i nostalgici e non solo avranno imparato a trovare una ragione per essere grati alla vita. In effetti per molti è risultato piacevole non avere sempre gente intorno o dover organizzare riunioni sociali. E il risultato a questo depauperare la nostra agenda sociale ha giovato alla carica di energie positive e ha svuotato quelle negative. La riflessione finale a questo pezzo è che in molti preferivano il lockdown perché hanno capito quali erano le loro esigenze e priorità. Altri invece che la loro esistenza non potrebbe mai essere diversa da quella che vivevano. E insieme concordano sulla necessità che il silenzio notturno assordante che abbiamo dovuto vivere, era assolutamente necessario per poter rigenerare il sistema nervoso. E poi la musica ai balconi era veramente deprimente, visto che poi siamo ritornati e essere come prima (presuntuosi e permalosi) e nel peggiore dei casi, peggio di prima. Anzi, tutti lo dicono degli altri! Aggiungo intolleranti?

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