Flagellanti di Nocera Terinese: oscurantista è il divieto non il rito

Scritto da  Pubblicato in Francesco Bevilacqua

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francesco-bevilacqua-foto-blog-nuova_80da1_19973_ea258_59f1c_e96f0_cec4f_df014_db513_eb6b5_f8fb1_2c83a_da5cd_ac61d-1_c49d8_8a9fc_0ddc4_dbb45_3e055.jpgA Nocera Terinese, in Calabria, la commissione prefettizia che amministra il comune ha emesso l'ordinanza n. 8/2023 (che si può leggere sull'albo pretorio on line dell'ente) con la quale vieta l'antico rito dei vattienti (flagellanti) durante l'appena iniziata Settimana Santa. Si tratta di un rito (il rito è la ripetizione di un mito e il mito è, a sua volta, un racconto fondativo di una comunità) durante il quale degli uomini attraversano il paese battendosi le cosce ed i polpacci in segno penitenziale con dischi di sughero, nei quali sono confitte piccole scaglie di vetro. Per inciso lo stesso rito si pratica anche a Verbicaro, sempre in Calabria e riti simili sono presenti in varie parti del mondo. Non esiste alcun pericolo per chi si batte poiché le ferite sono superficiali. Non tutto il "rosso" che si vede anche nelle foto dei flagellanti è sangue, perché la colorazione del liquido che scorre dalle gambe fin sulle strade è in gran parte determinata dal vino rosso che viene ripetutamente gettato sulle ferite anche come disinfettante (alcolico). Sarebbe troppo lungo spiegare qui il rito e le sue ragioni storiche, antropologiche e religiose: consiglio fra tutti il libro di Franco Ferlaino "Vattienti" edito da Qualecultura-Jaka Book. Una sintesi del tema è contenuta alle pagg. 67/68 del mio "Il parco del Reventino" edito da Rubbettino.

La Commissione si è premurata di chiedere all'ASP di Catanzaro un parere e ne ha dedotto che lo spargimento di sangue sarebbe incompatibile con l'igiene pubblica. Mi permetto solo di osservare come nessun problema di igiene pubblica si sia mai prodotto in relazione a questa pratica che, per altro, dura poche ore, dopo di che l’ordine viene immediatamente ristabilito: un po’ come accade in tanti altri relitti di comportamenti ritualizzati che producono l’irruzione temporanea dell’irrazionale nella normale razionalità della vita (ricordiamo, ad esempio, le feste dionisiache dell’antichità). Esattamente come non creano problemi per l’igiene che non siano normalmente sopportabili altre manifestazioni come fiere, sagre, feste pubbliche, incidenti e ferimenti per strada. Ho come la sensazione che imperversi nelle nostre società una sorta di ossessione igienico-sanitaria, una sorta di paura delle "impurità", un delirio "asettico" che ci vorrebbe trasformare tutti in macchine perfettamente disinfettate ed impossibilitate a trasmettere contagio.

A questo punto mi domando perché l'ASP e la Commissione non vietino anche gli abbracci fra le persone, il parlarsi a distanza ravvicinata, le riunioni pubbliche, e perfino i baci fra gli innamorati: umori, aliti, salive possono essere un problema per l'igiene pubblica esattamente quanto il sangue di una ferita. Credo, invece, di intravedere in questi gesti di piccoli, algidi funzionari uno zelo neoilluminista, una mania neopositivista che pretenderebbero di epurare le nostre società da ogni residuo di quelli che loro ritengono essere resti di "oscurantismo" e di "irrazionalità". Salvo poi scoprire che i veri pericoli per l'igiene e la sanità pubbliche stanno proprio - inevitabilmente (?) - nelle discariche a cielo aperto che nessuno si preoccupa di bonificare o negli ospedali dove operano quegli stessi medici che giudicano pericoloso il sangue dei penitenti di Nocera Terinese. E che, viceversa, l’irrazionale che questi funzionari tanto aborriscono sopravvive nelle loro amministrazioni e spesso perfino nella loro psiche, al cui inconscio Freud, Jung, Lacan e molti altri dedicarono tanti studi scientifici.

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