L’insegnamento di Papa Francesco e la Filosofia della Complessità

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Bibliografia ricchissima quella di “Fratelli tutti”, l’enciclica sociale di Papa Francesco dell’ottobre scorso: 288 note rimandano a riflessioni, articoli, messaggi; richiami alle precedenti encicliche, esortazioni dello stesso Bergoglio e di Pontefici precedenti; non mancano citazioni di filosofi, studiosi, letterati; tutti collegati a varie problematiche del mondo contemporaneo. E alcuni passaggi riecheggiano la Filosofia della Complessità: “Il tutto è più delle parti, ed è anche più della loro semplice somma (…) Il tutto è superiore alla parte” (pp. 21, 37, 51 dell’edizione online). Nelle note 60, 126, 205 Papa Francesco fa riferimento all’esortazione gioiosa di Evangelii Gaudium del 2013. Ne parla il vaticanista Sandro Magister su www.chiesa.espressonline del maggio 2016. L’esortazione “è la trascrizione di un capitolo dell’incompiuta tesi di dottorato [in Filosofia] progettata da Bergoglio” alla Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen di Francoforte in Germania, sul teologo Romano Guardini, presbitero, docente di Katholische Weltanschaung (visione del mondo cattolica) presso l’Università di Berlino; fu privato della cattedra durante il nazismo; di nuovo accademico nel secondo dopo-guerra presso l’Ateneo di Tubinga. Bergoglio fa propri i quattro criteri sociali del docente italo-tedesco: il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la realtà è più importante dell’idea; il tutto è superiore alla parte.

Per l’analisi dei criteri Magister rimanda alle riflessioni di padre Giovanni Scalese, in passato insegnante di filosofia e rettore del collegio La Querce di Firenze; barnabita, dell’ordine dei chierici di San Paolo che si stabilirono dopo il 1545 nella Chiesa di San Barnaba a Milano; nel 2014 capo della missione “sui iuris” in Afghanistan, unico avamposto della Chiesa cattolica in quel Paese. “Il tutto è superiore alle parti” si trova in Evangelii Gaudium e in Laudato si’. Ecco il virgolettato di padre Scalese con qualche critica nei confronti del pensiero di Bergoglio: “Viene qui apprezzato tale tentativo di tenere insieme i due poli [il tutto e la parte] che sono in tensione tra loro. [Tale principio] parla apertamente di superiorità del tutto rispetto alle parti. E questo è in contrasto con la dottrina sociale della Chiesa, la quale dichiara, sì, la persona un essere costitutivamente sociale, ma allo stesso tempo ne riafferma il primato e l’irriducibilità all’organismo sociale”. Ancora: “Si tenga presente che anche da un punto di vista ermeneutico [interpretazione dei testi e dell’esistenza], il rapporto tra il tutto e le parti non viene descritto in termini di superiorità ma di circolarità. Il cosiddetto circolo ermeneutico: il tutto va interpretato alla luce delle parti; le parti alla luce del tutto”.

Mentre leggevo, mi è venuto in mente La metafora del circolo nel pensiero del Novecento, il seminario del 2001 tenutosi nella Scuola Francesco Fiorentino di Lamezia Terme; relatori i docenti: Giuseppe Gembillo, Giuliana Gregorio, Maria Rita Abramo, Giuseppe Giordano, Annamaria Anselmo. Nella seconda giornata del corso, Giuliana Gregorio, professore associato di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina, ha relazionato su Il circolo ermeneutico di Heidegger e Gadamer, sottolineando l’importanza della figura del circolo nel Novecento come struttura filosofica fondamentale, pubblicato un anno dopo ne La metafora del circolo, raccolta di saggi in omaggio a Edgar Morin, filosofo della Complessità. In un altro saggio, in un altro libro, un’antologia di scritti di Giuseppe Gembillo, già professore ordinario di Filosofia della Complessità nell’Ateneo peloritano, ricorre la frase in questione. Il volume è uscito in libreria l’anno scorso con il titolo Temi e figure della complessità per iniziativa del gruppo storico di docenti che ha percorso insieme al filosofo messinese l’itinerario storico-teoretico: Annamaria Anselmo, Giuseppe Giordano, Giuliana Gregorio. Sono articoli della rivista Complessità raccolti nel testo citato. A pagina 253: “[Per Morin] il tutto è più della somma delle parti. Ovvero, ciò che viene fuori quando delle parti entrano a formare un Tutto è qualcosa che non esisteva nelle singole parti prese per sé, ma che emerge a seguito della interrelazione tra di esse…”. Edito nel 2011 nella rivista semestrale Complessità interamente dedicata a Edgar Morin; il saggio si trova a pagina 48 con il titolo Il Metodo 1. La natura della natura.

Nello stesso numero: “Elogio di Edgar Morin” di Mauro Ceruti, docente di Filosofia della Scienza alla Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) di Milano che ha pubblicato nel settembre scorso Sulla stessa barca con prefazione del filosofo e sociologo francese della Complessità. La presentazione e il contenuto del libro riguardano Laudato si’, ma, a mio modesto parere, andrebbero bene anche per Fratelli tutti. Credo che bastino queste poche citazioni a dimostrazione di una certa rassomiglianza del pensiero di Papa Francesco con la Filosofia della Complessità.

Chi più di Morin per la chiusa del pezzo? Significative le sue parole per Papa Bergoglio: “Francesco rigenera l’invocazione di San Francesco, riconoscendo la fratellanza degli esseri umani con ogni creatura. E questo sentimento di fratellanza converge, in certo senso, con ciò che la scienza è riuscita a raccontarci (…) Francesco è profondo e lucido nel suo pensiero (…) Critica (…) quel modo di pensare oggi dominante che sottomette ogni discorso e ogni azione alla logica tecno-economica del profitto (…)  Il messaggio di Francesco invita ad un cambiamento, a una nuova civiltà, e lo trovo molto toccante”.

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