Santo Totò, abbasso la tristezza!

Scritto da  Pubblicato in Maria Arcieri

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Totò sapeva che meglio era accompagnato e maggiormente la sua genialità sarebbe emersa. La descrive Isotta, come una sorta di opera di arte collettiva. Nella recensione su Lettura del Corriere della Sera, la penna sofisticata impregnata di cultura allo stato puro di Carlo Vulpio, definisce il libro, un vero e proprio atto di amore verso il comico. Scritto con cuore e ragione. Il principe della comicità era un solista gregoriano, erede di Aristofane e Plauto, sodale di Boccaccio e Molière. Ha recitato con i numeri uno del periodo neorealistico. Da Fabrizi a Croccolo da Taranto a Stoppa. Ma la sua metà perfetta era Peppino de Filippo, per adattamento reciproco a velocità supersonica. Così, viene descritto. Totò era l’erede di Aristofane. Per Mario Soldati "la molla più potente della risata di Totò, è nel suo assoluto non conformismo. Tra Totò e Eduardo de Filippo, vi era una vera e propria contrapposizione teoretica per le diverse rappresentazioni di Napoli. Il protagonista del libro aveva una natura radicalmente antiborghese e al contempo arcaica e dadaista. Mentre Eduardo de Filippo era il piccolo borghese cantore dei buoni sentimenti e dei valori della coesione sociale, conservatore dal punto di vista politico ideologico. Il libro nella prima parte dipinge il principe De Curtis in un ardito ritratto, completo e sintetico.  Nella seconda parte con un timbro originale racconta in una scheda ogni film. E sono 90. Il libro " San Totò" è edito da Marsilio.

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