Catanzaro – Sono in tutto 54 le persone per le quali la procura antimafia di Catanzaro ha chiuso le indagini nell’ambito dell’operazione “Svevia” realizzata dalla Dda guidata da Nicola Gratteri lo scorso febbraio e che ipotizza una ampia associazione dedita allo spaccio di droga a Lamezia, Reggio e Catanzaro e al traffico di armi. Ora, a distanza di alcuni mesi dall’apertura del fascicolo, si chiudono le indagini per 54 persone e si entra nella fase processuale: gli avvocati delle persone coinvolte avranno 20 giorni di tempo per esporre ai magistrati la propria versione dei fatti, attivando tutti gli strumenti di difesa.
Secondo quello che è il quadro accusatorio, sarebbe stata svelata un'organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di droga radicata nel quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme al cui vertice c'era un discendente della famiglia di 'ndrangheta dei Giampà e con canali di approvvigionamento, sia nel Reggino, a San Luca e Rosarno, sia a Roma grazie alla collaborazione con i Casamonica. Un gruppo che disponeva anche di armi comuni e da guerra, compreso un bazooka con due proiettili. Quarantasei, all’epoca, le persone arrestate - 40 in carcere e 6 ai domiciliari - in esecuzione di un'ordinanza del gip che prevede anche tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzate al traffico di droga, detenzione e commercio di sostanze stupefacente, in materia di armi, anche da guerra, e tentata estorsione. Il provvedimento ha riguardato anche alcuni appartenenti alla comunità rom che vive nel capo di contrada Scordovillo. Nel corso dell'indagine - cui ha collaborato anche la Procura di Lamezia Terme guidata da Salvatore Curcio - sono state anche sequestrate 650 munizioni di vario calibro.
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