Terminato ciclo di Talk Musei (e) Pubblici finanziato dalla Regione, in collegamento utenti da tutta Italia

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Catanzaro - Si è concluso sabato il ciclo di Talk Musei (e) Pubblici a cura dell’associazione Di.Co. Servizi Museali, organizzato nell’ambito del progetto Di.CO. Educazione, finanziato dalla Regione Calabria grazie all’Avviso Pubblico per la selezione e il finanziamento di interventi per la valorizzazione del Sistema dei Beni Culturali e per la qualificazione e il potenziamento dell’attuale offerta culturale presente in Calabria. I Talk webinar, coordinati dalla Storica dell’arte Federica Longo, ai quali hanno partecipato utenti in collegamento da tutta Italia, hanno voluto stimolare una riflessione corale sugli approcci educativi, le metodologie e gli strumenti pratici utili a rendere più democratico l’accesso al patrimonio culturale.

"Il museo è per tutti quando è accogliete e capace di favorire l’accesso ai suoi contenuti sia in termini fisici che culturali.” Ha spiegato Marco Peri durante il webinar che si è svolto lo scorso 9 giugno, spronando gli utenti a “riflettere su quali siano le barriere fisiche e culturali alle quali non siamo abituati a pensare nell’immediato, finché non ci troviamo in prima persona nelle condizioni di essere discriminati. Gli impedimenti all’accessibilità sono tanti, pensate ad esempio a quei musei che collocano le opere esposte in delle teche molto alte - ha fatto notare - automaticamente i bambini sono impossibilitati ad avervi accesso”. “Un museo, dunque, è inclusivo e accessibile quando non trascura le esigenze e la sensibilità di nessuno, quando riesce ad accogliere i più piccoli, le famiglie (ad esempio predisponendo delle aree a loro dedicate), considera le esigenze delle persone più anziane, rispetta le diversità ed è privo di qualsiasi barriera fisica, sensoriale, culturale ed economica. Il termine chiave è da identificare nella parola “empatia”, atteggiamento che permetterebbe allo staff del museo di potersi rapportare correttamente con il pubblico, qualunque esso sia. Per far sì che questo accada, è necessario - ha spiegato Peri - “che i musei del futuro possano investire sempre di più per ampliare il settore educativo e dotarsi di personale qualificato che permetterebbe di comprendere quali strumenti mettere in atto per avvicinare gli utenti avvalendosi di un approccio corretto.” Il compito dell’educazione museale è ricercare, progettare, comunicare e realizzare attività - importante il ruolo dei laboratori come ambienti di apprendimento - che migliorino i processi cognitivi esperienziali ed emozionali di tutti gli utenti, promuovendo rispetto per le diversità e le differenze, senza nessuna discriminazione.

La strada per crescere e rendere il museo contemporaneo un luogo “empatico, amichevole, premuroso, responsabile” è ancora lunga. Per creare i presupposti affinché questo avvenga è necessario compiere un passo alla volta, mantenere quotidianamente e in modo costante viva l’attenzione su questa tematica”.

Giorno 12 è stata la volta del Talk con Roberta Pedrini, coordinatrice dei progetti educativi e dei servizi al pubblico di Museion Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano, Barbara Rizzo, di 34° Fuso, associazione di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e paesaggistico, delle arti e della creatività e Eleonora Tardia, Storica dell’arte e Presidente in carica di Labalquadrato - Educazione Museale e Didattica dell'Arte. Un filo diretto che, in occasione del webinar, ha messo in contatto per la prima volta tre realtà diverse, culturalmente e geograficamente, le quali hanno avuto modo di confrontarsi sulle pratiche attuate per stimolare il coinvolgimento di pubblici diversi tra loro e sulle strategie adottate per mantenere saldo il rapporto con esso, soprattutto in questo particolare momento storico che impone di mantenere le distanze fisiche.

L’arte “diventa un pretesto - ha spiegato Roberta Pedrini condividendo le pratiche esperienziali messe in atto dal Museion, - una scintilla attorno alla quale costruire lo stimolo per scaturire qualcos’altro” in coloro che partecipano non più passivamente, ma attivamente e fisicamente agli eventi. L’esperienza laboratoriale la fa da padrona e permette di scoprire le potenzialità che un corpo ha all’interno di uno spazio e di far mutare prospettiva e punto di vista e far interagire gli utenti con lo spazio espositivo. Il Museion di Bolzano già geograficamente collocato in un’area di confine, con un bacino di utenza territoriale bilingue, è stato progettato architettonicamente come spazio aperto, dotato di vetrate che annullano il confine tra spazi interni ed esterni. Il pubblico viene accolto da questa struttura concava che permette di fluttuare in alcune sale prive di delimitazioni visive. Barbara Rizzo di 34° Fuso, ha raccontato come la cultura può essere uno strumento di crescita e sviluppo del territorio in grado di favorire la coesione sociale. La sua è una associazione di promozione sociale, nata nel 2013, composta da sole donne, esperte in economia, cultura e comunicazione che sviluppa vere e proprie strategie di marketing della cultura. Partendo da uno studio dell’OMS del 2019, sui benefici dell’arte sulla salute e sul benessere pubblico, 34° Fuso ha ideato progetti, come Swapmuseum, Mua - Musei accoglienti, Attraverso Il Castello, Viva - Vedovi in volontariato attivo, commisurati ai territori nei quali sono stati poi sviluppati, definendo strategie e analisi dei contesti. I Musei e i luoghi della cultura sono vissuti come luoghi di attivismo culturale. Luoghi prima inaccessibili, come il castello di Carlo V a Lecce, vengono riabilitati anche grazie al potenziamento di un partenariato pubblico privato che tiene sempre in considerazione la sostenibilità economica e sociale e l’impatto che la fruizione di un bene pubblico ha sul territorio.

Attivo su tutto il territorio trapanese, Labalquadrato progetta attività che possono essere adattate a diversi contesti museali e non. Eleonora Tardia, presidente in carica dell’associazione, ha spiegato come durante una visita convenzionale al museo non è semplice parlare di tutte le opere presenti mantenendo sempre alta la soglia dell’attenzione, soprattutto se si prende in considerazione il pubblico dei più piccoli. Labalquadrato perciò, organizza visite tematiche partecipate e attraverso un tema specifico riesce a proporre l’approfondimento di un numero minimo di opere d’arte stimolando la partecipazione attiva. Altri metodi conoscitivi sono rappresentati dai percorsi tattili, giochi ed enigmistica commisurati appositamente per i percorsi espositivi. Per gli utenti in età adolescenziale fortemente attratti dall’uso dello smartphone è stato proposto, anziché il divieto, l’utilizzo del telefonino come mezzo attraverso cui proporre un differente e personale racconto della fruizione artistica. Labalquadrato ha ideato anche dei contenuti veicolabili online, video e laboratori scaricabili direttamente dal sito per mantenere saldo, anche a distanza, il rapporto con il proprio pubblico.

“Oggi, Il museo è il pubblico, o meglio i diversi pubblici. - ha commentato in conclusione l’organizzatrice dei talk  Federica Longo - Oggi musei e luoghi espositivi hanno una responsabilità sociale ben precisa, in quanto spazi pubblici, e attraverso il ruolo sempre più incisivo della dimensione educativa e formativa ribadiamo  perciò il diritto di accesso di tutti ai luoghi della cultura in attuazione anche dell’art. 30 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ratificata con Legge n. 18 del 2009. Ci auspichiamo che ogni operatore culturale, artista, amministratore pubblico e chiunque sostenga e finanzi, a vario titolo, il settore culturale, cominci ad ascoltare attivamente il pubblico portatore d’identità e differenze, attese, bisogni, curiosità, abilità varie e diverse”.

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