Lamezia Terme - Si è tenuta sabato 1 Dicembre, presso il Caffè Letterario del Chiostro di San Domenico, la presentazione del libro "Sergio Marchionne - storia del manager che ha salvato la Fiat e conquistato la Chrysler" organizzata dall’associazione Settecolori in collaborazione con la Rubettino Editore. Ed è stato proprio l’autore, Luca Ponzi, caporedattore del TG3 Calabria, coadiuvato dall’avvocato Fabrizio Falvo, a condurre alla scoperta di questo libro e quindi della figura del Manager italo-canadese Sergio Marchionne, venuto a mancare il 25 Luglio di questo anno all’età di 66 anni. Il libro intende ripercorrere la lunga storia che ha legato, per ben 14 anni, Marchionne e la Fiat. Dall’arrivo nel cda del Lingotto nel 2003, all’acquisizione del 20% di Chrysler durante l’amministrazione Obama, fino alla creazione, nel 2014, di Fiat Chrysler Automobiles (FCA), un’operazione che ha lanciato la figura di Sergio Marchionne nell’Olimpo dell’automobilismo mondiale. Una storia fulgida non priva però di qualche tinta fosca. Il non facile rapporto tra il Manager ed i sindacati, o meglio la Fiom, ad esempio, rappresenta sicuramente l’aspetto più controverso della brillante carriera manageriale di Marchionne.
Un rapporto che, a seguito delle numerose delocalizzazioni e della conseguente chiusura di numerosi impianti italiani, primo tra tutti lo stabilimento siciliano di Termini Imerese, ha subito un forte incrinazione che, probabilmente, mai è stata risanata. Ed è proprio questo che ha tenuto a precisare Luca Ponzi “ Il libro non è assolutamente il processo di beatificazione di Marchionne, anzi. Io sono convinto che ogni medaglia abbia sempre due facce; c’è il Marchionne che appunto, secondo me, ha salvato la Fiat e ha conquistato la Chrysler, ma c’è anche il Marchionne che si è scontrato duramente con la Fiom, che ha sbattuto la porta in faccia a Confindustria, che era fermamente contrario all’auto elettrica, facendo marcia indietro solo all’ultimo.”
“Non vi aspettate di leggere una biografia di Marchionne. – ha affermato l’avvocato Falvo – L’oggetto del libro è forse più vasto della semplice attenzione sul personaggio. E’ anche la storia di un’avventura, un racconto di ciò che è successo nella Fiat dopo l’arrivo di Marchionne. Attraverso la sua figura si ricostruisce tutta una vicenda economica, e non solo economica, che ha riguardato questo gruppo economico industriale ed anche questo paese.”
Ad emergere è stata la caratura internazionale del Manager di FCA, il suo essere un manager “globalizzato”, non nazionalistico. Ed è stato proprio questo suo essere internazionale, cittadino del mondo, secondo l’autore, a favorire, ad esempio, l’accordo per l’acquisizione di Chrysler. “La conquista di Chrysler – ha ricordato Ponzi - è stata un’altra grande operazione favorita da una serie di fattori; innanzitutto l’elezione di Obama, un democratico che aveva trovato, dal punto di vista industriale, un paese in ginocchio. La crisi che ha colpito Detroit, di fatti, è stata una crisi durissima con case vuote, disoccupati, poveri. La Chrysler era sull’orlo del fallimento. L’accordo con Marchionne rappresentava quindi l’unico modo per riuscire a salvarsi, per riemergere. Il contatto tra Obama e Marchionne è stato assolutamente favorito dal fatto che Marchionne fosse un manager internazionale e soprattutto che parlasse in inglese.
La sua testa era quella di un manager globale. Lo stabilimento di Termini Imerese, assolutamente governativo che perdeva un sacco di soldi, è stato chiuso da Marchionne. Un manager italiano, che trattava con il governo, invece non avrebbe mai fatto una cosa del genere.” Ad essere ricordata è stata anche la laurea in Filosofia conseguita da Marchionne. Un percorso di studi che ha assolutamente influenzato la sua carriera manageriale. “Lui - ha infine concluso l’autore - era un teorico del pensiero laterale, cioè della possibilità di individuare una soluzione al problema, che non sia quella che tutti vediamo, ma ve n’è anche un’altra. Molto spesso amava fare richiami agli studi filosofici. Sicuramente, nelle cose che ci ha lasciato, c’è una visione che va al di là del capitalismo.”
Alessia Raso
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