Lamezia, la storia di don Panizza segnalata dalla Cei: “I cittadini sostengano chi si impegna in battaglie difficili per la legalità”

Don Giacomo Panizza_2.jpg

Roma - "Tra i 34mila preti diocesani segnaliamo in Calabria Don Giacomo Panizza, fondatore della comunità “Progetto Sud” a Lamezia Terme, il prete che ha sfidato la ‘ndrangheta, al servizio degli esclusi e costruttore di solidarietà". E' quanto affermano dalla Conferenza Episcopale italiana per la campagna Cei, "Insieme ai sacerdoti", per sensibilizzare sulle Offerte deducibili. Tanti i sacerdoti in prima linea come don Giacomo Panizza, il prete che ha sfidato la 'ndrangheta. "Ricucire il tessuto sociale di un territorio, ostaggio delle mafie e dell’illegalità, creando opportunità per gli ultimi. È la missione che da oltre quarant’anni porta avanti in Calabria la ‘Comunità Progetto Sud’, fondata nel 1976 da don Giacomo Panizza. Nata dall’intuizione del sacerdote che, dopo aver discusso una tesi su “Handicap e Catechesi” presso la comunità di Capodarco, decise di ispirarsi a quel modello in Calabria aprendo luoghi dove le persone con disabilità potessero diventare protagoniste, puntando per loro ad autonomia economica ed un ruolo sociale senza limitarsi alla sola assistenza. Negli anni ‘80 sul territorio gli operatori intercettavano ancora minori disabili mai andati a scuola: così la comunità promosse in Calabria la prima legge regionale per superare l’emarginazione di questi cittadini (n. 28/84)".

"Con un passato in fabbrica da metalmeccanico Don Giacomo, figlio di operai, 72 anni di cui 43 spesi in Calabria, è stato insignito lo scorso mese del prestigioso Premio Internazionale Nassiriya per la Pace 2019 quale “riconoscimento e attestato di stima per l’impegno profuso in questi anni a favore della legalità e della pace”. “Appena arrivato qui – racconta don Giacomoalla rivista Sovvenire, il trimestrale Cei di informazione sul sostegno economico alla Chiesa– il vescovo di Lamezia mi concesse subito un’ala del seminario minore dove avviammo la prima comunità. Anni dopo il commissario prefettizio del Comune, dopo aver offerto a famiglie e ad altre realtà l’utilizzo di stabili confiscati alla ‘ndrangheta, avendo ottenuto da tutti un rifiuto, propose alla Comunità Progetto Sud di avviare a Lamezia l’uso dei beni confiscati. Accettammo la coraggiosa proposta con il sogno di regalare alla città meno paura. Nel tempo abbiamo affrontato momenti difficili (anche con attentati alla stessa casa alloggio, ndr),ma possiamo dire di aver vinto noi la sfida della legalità”.

Comunità progetto Sud 2.jpg

"Questa decisione costò molto a Don Giacomo che è nel mirino delle cosche dal 2002 quando decise di spezzare il cerchio della paura gestendo un bene confiscato. Subì ripetuti attentati e da allora vive sotto protezione. Grazie al suo impegno sono nate le cooperative per la formazione, il trasporto e il recupero scolastico dei disabili. E ancora, un centro riabilitazione (in convenzione con la Asl), i gruppi di persone con disabilità e loro familiari, l’inserimento lavorativo per persone appartenenti alle cosiddette “fasce deboli”, l’auto-organizzazione all’insegna del “si può fare”. 

“Da sacerdote in questi anni ho costruito insieme a persone in carrozzella, famiglie in difficoltà, disarmati e sfiduciati, “perché attraverso di loro fossero manifestate le grandi opere di Dio - spiega don Panizza - Ho scommesso su questa pagina del Vangelo di Giovanni, in cui Gesù spiega così il destino del cieco nato. L’esperienza del fare insieme ha dato molti frutti. C’è una grande fiducia nella Chiesa, il prete può fare sempre la differenza. Tanti cittadini ci affiancano nonostante le intimidazioni perché sanno di costruire così un’Italia diversa anche per se stessi. La dignità di ognuno viene dal Vangelo. Impegnarsi per la giustizia in terre di mafia non è facile, ma io avrei più paura a stare zitto e a sottomettermi ai prepotenti. Io non sarei più io”.

"La Comunità Progetto Sud - proseguono dalla Cei - oggi è composta da una rete di servizi, volti al rafforzamento sociale del territorio e sviluppati anche in collaborazione con la Caritas diocesana. Una galassia di interventi che si estende anche ad altri cittadini vulnerabili come persone affette da dipendenze e minori soli in difficoltà. Per loro la casa “Luna Rossa” è un porto sicuro mentre la casa famiglia Dopo di noi, attivadal 2009 all’interno di una palazzina confiscata al clan dei Torcasio, apre le porte a sei persone con disabilità gravi, le cui famiglie non riescono più a sopportare l’intero carico assistenziale".

Don Giacomo Panizza.jpg

Tra le numerose attività, promosse in oltre quarant’anni da Don Giacomo, figurano anche volontariato in carcere e comunità di recupero dalle tossicodipendenze, case-accoglienza per le gestanti sole e ludoteca nei quartieri a rischio, patti territoriali per l’occupazione giovanile, bottega del commercio equo e azienda agricola bio a sostegno anche di malati di Hiv. E inoltre lo sportello informativo sulla disabilità, le sedi regionali delle associazioni Fish (per il superamento dell’handicap, Dpi(Disabled People International), la sede regionale del Forum del Terzo Settoree Banca Etica.Sono tanti i progetti svolti in collaborazione con la Caritas e altre realtà territoriali di volontariato.

Oggi la palazzina di via dei Bizantini, sede della Comunità Progetto Sud, oltre ad essere diventata simbolo e fulcro di innumerevoli iniziative sociali è anche crocevia di qualità della vita e diritti. “Nelle diverse manifestazioni che organizziamo – evidenzia don Giacomo –questa casa è diventata tappa obbligatoria. Siamo oltretutto nel quartiere Capizzaglie, rinomato per un pane particolarmente buono: così ogni volta che un corteo si ferma, simbolicamente offriamo il pane a tutti, come gesto di solidarietà e fraternità. Quello “spezzare il pane” insieme ai più deboli, che anche qui a Lamezia mescola terra e cielo”. Una sfida costruita con coraggio, fede e dedizione. E la sua missione quotidiana resa possibile grazie ai fondi per il sostentamento dei preti diocesani". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA