Ordigno inesploso trovato in pieno centro a Reggio

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Reggio Calabria - Un ordigno incendiario inesploso è stato trovato stamani su corso Garibaldi, la strada principale di Reggio Calabria, ad alcune decine di metri dal Museo archeologico che ospita i bronzi di Riace. La bomba, realizzata con un estintore pieno di liquido infiammabile e collocata nella notte davanti all'entrata di una rosticceria che dovrebbe aprire a giorni, è stata innescata ma ha fatto solo una fiammata senza esplodere.

A scoprirla sono stati gli agenti di una volante in tarda mattinata, mentre Corso Garibaldi era pieno di gente per festeggiare il carnevale. Vedendo l'estintore nessuno dei passanti si era insospettito. I poliziotti hanno immediatamente chiuso il tratto di strada e fatto intervenire gli artificieri che hanno provveduto a rendere inoffensivo ed a rimuovere in sicurezza l'ordigno. Gli investigatori ritengono che all'origine del fallito attentato ci possa essere il racket delle estorsioni.

Bova: sgomento e molta preoccupazione

"Indietro non si torna e se c'è qualche rigurgito eversivo nel Paese, che magari parte proprio dalla Calabria, siamo noi esponenti della classe politica regionale fra i primi ad avere il dovere di opporci fermamente. E non a chiacchiere, bensì con fatti concreti, perché non ci è permesso di restare indifferenti di fronte a un possibile ritorno di fenomeni quali la strategia della tensione". È con queste parole che il presidente della commissione contro la 'ndrangheta del Consiglio regionale, Arturo Bova, ha stigmatizzato la vicenda dell'ordigno rudimentale, ma molto potente, rinvenuto ieri mattina su Corso Garibaldi a Reggio. "Lo scenario - ha aggiunto - a cui stiamo assistendo dipinge una realtà tutta da approfondire ma, purtroppo, a tinte fosche. L'episodio di Reggio mi lascia sgomento e molto preoccupato per ciò che potrebbe celare. Ecco perché auspico che le autorità inquirenti riescano a fare piena luce al più presto sull'accaduto. Questo tuttavia non significa che noi potremo stare con le mani in mano ad attendere determinate risultanze. Qualunque sia la matrice del fallito attentato, infatti, bisogna tenere ben presente che chiunque lo abbia pianificato non si è fatto scrupoli, volendo colpire chissà chi o chissà cosa, nel rischiare un'autentica mattanza. Salvo che, addirittura, non cercasse un esito così terrificante. Un'eventualità a cui però neppure voglio pensare, anche perché ci porterebbe in direzione di qualcosa di ancora più spaventoso rispetto alla stessa protervia delle cosche che non agiscono di certo con tali modalità da cui anzi rifuggono in nome degli affari da condurre "in silenzio". Sotto traccia. E poi quanti hanno competenza in materia sanno bene che la strategia stragista non è un fenomeno derubricabile solo come mafia, necessitando di coperture e connivenze da ricercarsi in tutt'altri ambiti".

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