Lamezia Terme - Il rapporto tra la riforma Cartabia e il contrasto alla violenza di genere al centro dell’evento formativo promosso nei giorni scorsi dal Comitato Pari Opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, presieduto dall’avvocato Mariannina Scaramuzzino, in collaborazione con la sezione lametina dell’Osservatorio nazionale per il diritto di famiglia. Durante i lavori, i relatori hanno approfondito le maggiori possibilità di contrasto immediato e diretto agli abusi o alla violenza, quando gli stessi sono allegati al procedimento di separazione, divorzio, affidamento del minore o cessazione della convivenza, introdotte nel nostro ordinamento dall'art. 473 bis.15 e succ. nonche' 473 bis.41 e succ. c.p.c.
Dopo i saluti del presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme Giuseppe Pandolfo, che ha espresso apprezzamento per l’iniziativa e incoraggiato a proseguire il percorso di attenzione alle problematiche da parte del CPO, a coordinare l’iniziativa è stata Elena Morano Cinque, consigliera di parità della Provincia di Catanzaro e Consigliera di Fiducia dell’Amministrazione Penitenziaria della Calabria, che ha sottolineato come “le norme contro la violenza di genere in Italia ci sono e negli anni l’evoluzione legislativa ha fatto progressi enormi. Ma la norma non basta, l’effetto deterrente dell’inasprimento delle pene non è una certezza. Occorre agire sulle misure cautelari, sulla tutela anticipata che rappresenta l’anello debole: quando una donna denuncia deve essere immediatamente tutelata”.
Entrando negli aspetti più tecnici del correttivo Cartabia, il presidente del Tribunale di Lamezia Terme Giovanni Garofalo si è soffermato sui provvedimenti indifferibili e urgenti, ribadendo l’esigenza di “misure cautelari che assicurino una tutela reale alle donne.Tutti gli indicatori ci confermano che l’inasprimento delle pene non ha avuto fino ad oggi un effetto deterrente”.
Tonia Stumpo, consigliera di parità regionale, si è soffermata sul concetto di “vittimizzazione secondaria”, sottolineando come “ spesso le donne tornano indietro rispetto alle denunce perché non sono economicamente indipendenti. Occorre tutelare e garantire un percorso familiare e sostenere la formazione sulle politiche di genere nelle aule di tribunale, negli ospedali, in tutti i luoghi dove si stabiliscono relazioni sociali”. Per il rappresentante del Comitato Pari Opportunità dell’ Ordine degli Avvocati di Catanzaro Ettore Giovanni Fioresta, che ha portato i saluti della presidente Rosalba Viscomi, “negli ultimi anni il legislatore ha spesso disciplinato sull’onda dell’entusiasmo. Occorre agire sul fronte della prevenzione e inserire le leggi di contrasto alla violenza di genere in un contesto armonico”.
A chiudere il ciclo di interventi, nella doppia veste di presidente del CPO del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme e vicepresidente della sezione lametina dell’Osservatorio nazionale per il diritto di famiglia, l’avvocato Mariannina Scaramuzzino che ha rimarcato come “le donne vittime di violenza vengono colpite in ciò che hanno di più caro, che è la privazione dell’affetto dei propri figli. Si tratta di una violenza a doppio taglio, che colpisce le donne. I minori che vedono e assistono ad atti che vengono fuori dalla conflittualità genitoriale sono i futuri uomini maltrattanti e le future donne maltrattate”. Entrando nel merito di alcuni aspetti della riforma Cartabia, in particolare sul vulnus rappresentato dalla non reclamabilità dei provvedimenti non indifferibili e urgenti, Scaramuzzino ha concluso rimarcando come “le leggi di contrasto alla violenza di genere ci sono e, anche su alcuni aspetti permangono delle lacune, si sono fatti importanti passi avanti. Il vero nodo sta nel fatto che le leggi sono applicate dagli uomini e non sempre sono applicate per come sono state concepite”.
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